«Neanche io posso stare senza di te Sourwolf.»
Il cuore del licantropo sobbalzó mettendo insieme i pezzi che aveva lasciato andare via.
«Stiles!»
Sì, era vivo, il suo amato Stiles era vivo.
«Sei vivo!»
«Certo che sono vivo, quel bacio era terribile, non potevo di certo andarmene dopo quella performance deludente.»
Sorrisero entrambi. In quel momento Stiles aprì gli occhi, specchiandosi per un momento in una pozzanghera al suo fianco. Rabbrividii per un istante alla vista di quella luce bluastra e vitrea.
«Derek...»
Abbassó lo sguardo per poi chiudere gli occhi.
«Stiles, che c'è che non va?»
«I miei occhi sono... diversi.»
«È tutto ok, guardami.»
Stiles aprí gli occhi, rivelando ciò che tanto segretamente celava. I suoi occhi erano cambiati, diventando identici a quelli di Derek. Il più grande lo guardò attentamente, sorridendo e mettendogli una mano sul viso, accarezzandolo dolcemente.
«Cosa? Perché mi stai guardando in quel modo?»
Stiles non capiva, quegli occhi erano il segno del loro amore, il segno che l'uno aveva bisogno dell'altro per vivere, la dimostrazione che quello che provavano era dettato dal destino.
«Hai ragione, sono diversi. Ma sempre bellissimi, come il resto del tuo corpo.»
«Beh, allora che ne dici di rimediare al bacio che mi hai dato prima?»
Derek si morse le labbra, avvicinandosi lentamente al viso del ragazzo. Per la prima volta Stiles vide nel volto dell'altro un sorriso che avrebbe potuto veramente ucciderlo.
«Aspetta...»
«Cosa c'è ora?»
«Se provi a fare di nuovo quel sorriso potrei non rispondere delle mie azioni.»
Così si baciarono dolcemente, assaporando l'uno le labbra dell'altro e suggellando così la promessa del loro amore.---
Stiles venne svegliato da un flebile raggio di sole che penetrava dalla finestra accanto al letto.
«Era solo un sogno..»
Certo, Derek che gli confidava di essere innamorato di lui, che lo baciava; era stato solo un sogno, un dolce sogno. Si controllò il punto in cui era stato morso, notando che non vi era traccia di alcuna ferita. Aveva da tempo messo da parte l'idea di volersi trasformare, ma quel sogno così reale aveva fatto rinascere un briciolo di desiderio.
«Che stupido...»
Sì scostò le coperte di dosso; doveva prepararsi per l'ennesima noiosa giornata di scuola. Improvvisamente si accorse di un dettaglio: non si trovava affatto nella sua stanza.
«Ma che..?»
Sì guardò attorno riconoscendo il loft che conosceva bene.
«Finalmente ti sei svegliato.»
Derek entrò nella stanza con solo dei pantaloni addosso, sedendosi nel margine del letto. Era stupendo, come al solito, ma vederlo sorridente e soprattutto senza maglietta, fece provare una strana sensazione al ragazzo, che cercò maldestramente di coprirsi di nuovo.
«Che ci faccio qui? E soprattutto perché sono in mutande nel tuo letto?»
Stiles provò a ricordare i fatti della sera prima, ma farlo gli causava solo un gran mal di testa, ricordava soltanto il sogno che aveva appena fatto, nient'altro.
«Tranquillo ho dormito nel divano. Dopo ieri sera non potevo di certo portarti a casa tua.»
In un momento Stiles realizzò che quello che ricordava non era stato affatto un sogno.
«Allora, vuoi dire che è successo davvero?»
Derek sorrise.
«Cosa intendi?»
«Tutto! Il morso, la mia morte, il bacio. Oh soprattutto il bacio!»
Il licantropo distolse lo sguardo da quello del ragazzo, voltandosi a guardare fuori dalla finestra. Stiles notò un certo imbarazzo nella sua espressione.
«Sì Stiles, è tutto vero.»
«Quindi anche quello che hai detto...»
«Smettila di farmi domande di cui sai già la risposta.»
Stiles si scrollò di dosso le coperte per avvolgerlo in un abbraccio. Derek non era abituato a questo tipo di situazioni, del resto era da tanto che non provava un sentimento così forte per qualcuno, ma si lasciò comunque andare circondando Stiles con entrambe le braccia, stringendolo dolcemente a sé.
«Ho preparato la colazione, ti va?»
«Va bene Sourwolf.»
Stiles si alzò dal letto. Dall'odore che proveniva dalla cucina, Derek aveva sicuramente preparato dei pancake.
«Stiles.»
«Che c'è ora?»
Notò gli occhi di Derek guardare verso di lui in modo decisamente divertito. Seguì la traiettoria dello sguardo per capire cosa non andasse in lui fino a quando...
«Oh cazzo! Oh cazzo! Oh cazzo!»
«Ecco appunto.»
Derek scoppiò a ridere.
«Non ridere! È normale che la mattina succeda!»
«Lo so Stiles, sono un uomo anche io sai?»
Il ragazzo corse velocemente al bagno arraffando in fretta e furia i vestiti poggiati nel comodino accanto al letto. Dopo qualche decina di minuti uscì.
«Devo andare Derek, grazie di tutto.»
Prese un pancake e si diresse verso la porta.
«Aspetta Stiles.»
Derek lo raggiunse afferrandolo per un braccio.
«Ti accompagno io.»
«Non c'è bisogno, hai fatto fin troppo per me e non voglio essere un peso per te che sei sempre così dispon...»
«Stiles la tua auto è rimasta dove l'hai parcheggiata ieri.»
«Ok accetto il passaggio!»
La scuola non distava molto dal loft, ma durante il viaggio ci fu un silenzio che sembrò interminabile. Stiles stava ancora cercando di realizzare tutto ciò che era accaduto, prestando solo in quel momento attenzione al fatto che era stato morso e che ora era anche lui un licantropo, eppure non si sentiva poi così diverso. Derek, invece, rimuginava su una cosa in particolare, voleva provare di nuovo, voleva baciarlo ancora, ma l'idea di farlo, ora, a mente lucida, lo spaventava a morte.
«Siamo arrivati. Grazie Sourwolf.»
Aprí la portiera dell'auto ma l'altro lo trattenne per un braccio, riportandolo a sedere in modo alquanto brusco.
«Te ne vai così?»
«Ti ho già detto grazie, scorbutico di un lupo!»
«Ah, quanto ho ragione a dire che sei un completo idiota.»
Derek si avvicinò a lui mettendo la sua mano destra sul capo dell'altro, accarezzando dolcemente i suoi capelli arruffati e avvicinando i loro volti unendo le loro labbra in un intenso bacio.
«Vengo a prenderti appena finisci.»
Sì diedero un ultimo bacio, poi il più giovane scese dall'auto sgattaiolando di fretta all'interno della scuola.
«Ehi, Scott!»
L'amico si voltò allarmato.
«Stiles, ma che...?»
«Cosa? Che c'è?»
«Il tuo odore... non può essere.»
«È una lunga storia, lasciami spiegare.»
Stiles gli raccontò tutto, o quasi. Raccontò della bestia che l'aveva attaccato e di come Derek l'avesse salvato, evitando di spiegare i particolari. Non se la sentiva di raccontare quello che stava accadendo con Derek, del resto neanche lui aveva qualche certezza su che tipo di rapporto fosse il loro, non poteva aspettarsi di certo che quel lupo scorbutico lo definisse il suo fidanzato.
«Mi dispiace di non essere stato li a proteggerti.»
«Tranquillo, ora non dovrai più farlo, Robin si è evoluto in Batman! Anche se a pensarci bene due Batman non potrebbero esistere... preferirei più un duo come Captain America e Thor...»
Improvvisamente il ragazzo si interruppe, venendo attratto da una strana sensazione, come se qualcosa di pericoloso fosse nelle vicinanze, o meglio, qualcuno con intenzioni per niente amichevoli. Theo si avvicinò a loro. Aveva senso, da quando aveva formato il branco di chimere aveva sempre qualcosa di malvagio in mente.
«Che novità! Non mi aspettavo che anche uno come te potesse sopravvivere al morso! Ora puzzi di lupo anche tu.»
«Almeno adesso posso spezzarti l'osso del collo più facilmente.»
«Oh, ora che puoi guarire più facilmente non mi tratterrò con te Stiles, quindi stai attento.»
Sì scambiarono un'occhiataccia per poi recarsi ognuno nella propria classe.
«Stiles che ti prende?»
Scott era preoccupato, lo sguardo dell'amico non era mai stato così serio nel minacciare qualcuno.
«Niente, è tutto ok...»
No, Stiles si era reso conto di quello che stava succedendo. Qualcosa, quando aveva avvertito quella sensazione di pericolo, l'aveva spinto a comportarsi in quel modo, ad essere duro e minaccioso.
«Non può essere...»
Lo sentiva, percepiva la sua presenza, ma era diverso da come ricordava.
La campanella dell'inizio delle lezioni lo fece distrarre dai suoi pensieri, riportandolo alla realtà. Il foglio del test di economia era davanti a lui.
«Avete due ore!»
Il coach era seduto comodamente nella cattedra, intento a controllare l'orologio sul suo polso, per poi spostare l'attenzione su un ragazzo che aveva sollevato la mano.
«No Greenberg, non puoi fare niente di quello che mi stai per chiedere. Se fosse per me non potresti neanche entrare in quest'aula, ma purtroppo devo sopportare la vista della tua faccia anche qua. E ora iniziate!»
Stiles non aveva mai avuto difficoltà in quel tipo di test, ma quel giorno non riusciva proprio a concentrarsi. Il pensiero che la trasformazione avesse fatto tornare a galla l'oscurità presente dentro di lui lo terrorizzava. Non avrebbe mai potuto accettare di far di nuovo del male ai suoi amici. Il Nogitsune era veramente sparito? Passò le ore scolastiche a farsi domande; doveva farsi aiutare o tenere nascosto il problema? Il suo migliore amico l'avrebbe aiutato sicuramente, ma forse la fiducia nei suoi confronti avrebbe vacillato nuovamente. Non era il caso di dirglielo dopo quello che era successo con Donovan. Deaton aveva sempre la risposta giusta a questo genere di problemi, ma dirlo a lui significava dirlo anche a Scott, opzione da scartare. Magari Derek sarebbe stata la persona più adatta, o forse no. Tra loro stava nascendo qualcosa, non poteva rischiare di perderlo, non di nuovo. Apparentemente nessuna soluzione sembrava quella più giusta.
Uscì dall'aula, congedando gli amici per cercarsi un posto solitario dove attendere l'arrivo di Derek. Nel suo cuore non vedeva l'ora di raccontare a Scott e a tutto il resto del branco quello che stava succedendo tra lui e Derek, ma come avrebbe reagito l'Hale?
Improvvisamente si sentì tirare ad un braccio per poi essere sbattuto con violenza su un armadietto.
«Cosa stai nascondendo Stiles?»
«Non sono affari tuoi Theo.»
«Non mentire. Ti sei fatto mordere di proposito vero?»
«Cosa stai dicendo?»
Theo allentò la presa sulla sua felpa.
«Non lo sai. Non sai chi ti ha morso.»
«No!»
La chimera avvicinò la bocca al suo orecchio, sussurrando lentamente.
«Lo scoprirai presto.»
Di colpo Theo si ritrovò incollato all'altra parete del corridoio con cinque artigli a ferirgli la gola.
«Prova di nuovo a toccarlo e sei morto.»
Stiles riconobbe la voce di Derek che per l'ennesima volta era arrivato al momento giusto. Si avvicinò a lui poggiandogli una mano sul braccio.
«Non serve. Non devi sporcarti le mani per uno come lui.»
L'Hale lasciò la presa, facendo cadere Theo a terra.
«Hai bisogno di me Stiles, te ne accorgerai presto.»
Così se ne andarono.---
Non ci volle molto tempo per arrivare al loft dopo aver recuperato la Jeep. Prima di entrare Stiles si fermò.
«Derek aspetta...»
«Cosa c'è?»
«Beh, volevo sapere... noi due... cioè... quello che voglio dire...»
«Mh?»
«Ecco...»
Derek lo guardò confuso.
«Tu ti fidi di me?»
«Perché non dovrei?»
«No... vedi... volevo solo saperlo...»
«Stiles tutto bene?»
Doveva dirglielo.
«Credo che la trasformazione abbia risvegliato qualcosa dentro di me, qualcosa di oscuro. Non voglio fare di nuovo del male a qualcuno. Ho paura...»
Derek gli prese il viso, portando i loro sguardi a contatto.
«Non farai del male a nessuno Stiles.»
Quella semplice frase sembrò far sparire istantaneamente ogni preoccupazione.
«Mh... ok...»
Stiles distolse lo sguardo, ma il pensiero che l'altro lo stesse rassicurando lo fece sorridere.
«Stiles.»
«Sì?»
«Cos'altro volevi dirmi?»
«Io? Niente!»
«Stiles...»
«Davvero non importa, non è poi così importante alla fine, cioè non voglio dire che per me non sia importante ma magari per te non lo è quindi effettivamente non è importante e...»
Venne interrotto. Derek lo stava baciando, di nuovo.
«Credevo fosse chiaro Stiles.»
«Quindi stiamo insieme, cioè, tipo sul serio?»
«Sì stupido.»
Risero entrambi. Passarono la sera a parlare di quello che era successo durante il periodo di assenza di Derek e di come stavano andando le cose. Stiles lo aggiornò sulle novità paranormali di Beacon Hills, partendo dai Dread Doctors e spiegandogli di Theo e del branco di chimere. Era la prima volta che quei due parlavano in quel modo, senza insulti o minacce.
«Oh cavolo sono già le dieci e mezza! Devo andare Derek. Grazie per la cena, ma se mio padre non mi vede a casa...»
Sì alzò dal divano afferrando il cappotto e le chiavi dell'auto.
«Stiles rimani.»
«Non posso. Cosa dovrei dire a mio padre?»
«Che stai dal tuo ragazzo.»
Stiles sgranò gli occhi, non poteva credere che Derek avesse veramente detto quella parola.
«Non ci crederà mai.»
«Chiamalo, posso dirglielo io.»
«Stai scherzando?»
«Perché dovrei?»---
«...quindi ora sono anche io un licantropo, credo... ed è così che io e Derek stiamo... insieme...»
Per un momento lo sceriffo pensò di chiudere la chiamata.
«Stiles ho accettato di tutto ma non ti aspettare che io creda a tutte le cavolate che mi hai appena detto. Sono anni che usi la scusa dell'omosessualità per nascondermi qualcosa.»
«Papà...»
«No Stiles! Mi aspetto che tu sia a casa entro venti minuti!»
Silenzio.
«Stiles?»
«Signor Stilinski...»
«Derek?!»---
«Se fai soffrire mio figlio ti giuro che vengo a cercarti Derek! Ho dei proiettili allo strozzalupo nel mio ufficio!»
Stiles non poteva crederci, Derek aveva appena concluso una telefonata con suo padre convincendolo delle sue parole.
«Che ti ha detto?»
«Le solite cose.»
«Ok devi insegnarmi come fare a convincerlo così facilmente!»
«Abbiamo tempo. Stanotte stai con me.»
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L'unica cosa per cui vale la pena morire. ~ Sterek
FanfictionGli incubi di Stiles sono sempre più frequenti. E i suoi sensi di colpa per aver fatto soffrire i suoi amici quando era sotto il controllo del Nogitsune, nonostante siano passati mesi e mesi, continuano a torturare la sua anima. Soltanto il ritorno...