Capitolo 4 - Lacrime

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Erano solo le dieci e mezza del mattino ma casa McCall ospitava già la maggior parte dei membri del branco. Scott e Liam erano intenti ad escogitare qualche discorso particolare da dire durante la riunione, nello stesso momento, Lydia, ancora incerta sul reale significato di quell'incontro, esponeva a Kira e Malia le sue perplessità sulla serietà dei discorsi che avrebbero ascoltato. Sembrava per tutti una giornata felice, non tanto diversa dalle altre. Ma per Stiles, in disparte seduto sulla poltrona del salotto, non si prospettava affatto una giornata tranquilla, né tantomeno felice. Prese per l'ennesima volta il telefono dalla tasca dei suoi jeans controllando accuratamente gli ultimi messaggi ricevuti. Era già da più di mezz'ora che sperava in un messaggio da parte di Derek, ma niente. Notando il suo sconforto, il migliore amico si avvicinò a lui poggiandogli una mano nella spalla come a rassicurarlo, ma, al contrario, facendolo invece sobbalzare per la sorpresa.
«Non verrà amico, mi dispiace.»
Aveva ragione. Derek non si sarebbe fatto vivo per l'intera mattinata.
Dopo numerose ore di discorsi, giochi e momenti di puro svago, la riunione finì e pian piano il salotto si svuotó. Stiles fu il primo ad andare via imboccando molto velocemente il vialetto fino alla sua amata Jeep. Scott lo fermò.
«Stiles ti aspetti troppo da lui.»
«Lo so amico, sono uno stupido.»
«No, riesci semplicemente a vedere tutto il buono che c'é in lui.»
Era vero, e proprio per questo doveva avere spiegazioni; perché Derek non si era fatto vivo? Perché non l'aveva neanche informato della sua assenza? Perché si era rivelato il solito stronzo menefreghista?
Percorse velocemente la strada fino al loft del licantropo, facendo irruzione nell'appartamento senza alcun preavviso.
«Potevi almeno...»
Sì zittí immediatamente quando vide quello che stava succedendo. Breaden, avvinghiata letteralmente a Derek in un bacio che di romantico aveva ben poco. In quel momento i due si staccarono, arrossendo entrambi per l'imbarazzo.
«Oh, Breaden sei tornata... ehm... scusate... penso non sia il momento adatto per stare qua.»
Non si diede neanche il tempo di elaborare la situazione; chiuse con velocità la porta d'ingresso per poi catapultarsi in fretta e furia all'interno della sua Jeep. Improvvisamente una strana sensazione si impadroní del suo corpo, come un forte dolore allo stomaco che gli suggeriva un qualsiasi metodo di sfogo; rabbia, repressione, frustrazione, delusione e tristezza erano gli unici sentimenti che in quel momento riecheggiavano nel suo cervello, provocando una sorta di nausea. Doveva andarsene al più presto da quel posto, doveva tornare a casa e rilassarsi, semplicemente rilassarsi.
«E dai, che ti prende Stiles? Non è mica una novità. Rilassati.»
Ma dirselo non sarebbe bastato; non sarebbe bastato niente per quello che provava.
«Che ti prende?»
Derek si presentò al finestrino con un'espressione alquanto strana, un misto tra confusa e felice, un'espressione che a Stiles suscitava solo un immenso fastidio.
«Niente, ero venuto a vedere perché stamattina non ti sei presentato a casa di Scott, ma ho compreso benissimo l'importanza che dai alle cose.»
«Non è come credi Stiles! Io stavo venendo alla riunione quando Breaden si è presentata all'improvviso alla mia porta dicendo di aver trovato la soluzione a quello che cercavo. E dopo avermi detto tutto io ho capito chi ha causato tutto questo.»
«Certo, e il bacio faceva parte di questo! Potrò essere anche stressante, logorroico e tutto quello che vuoi, ma non sono un cretino Derek.»
«Ma ho...»
«Sai che me ne frega di qualunque cosa tu abbia scoperto? Niente. Ora che sai tutte queste cose puoi continuare la tua ricerca da solo. Io non voglio avere più niente a che fare con te.»
«Sei geloso vero?»
«Cosa?»
Derek aveva colpito nel segno. Quello che attanagliava il cuore di Stiles era proprio gelosia. Il ragazzo rimase qualche istante in silenzio per poi riprendere a parlare.
«Perché lo fai?»
«Cosa intendi?»
«Sai benissimo come mi sento. Perché nonostante tutto hai quel sorriso soffocante stampato in faccia?»
«E così il mio sorriso ti uccide?»
Accentuó maggiormente il suo sorriso tenendo il contatto con gli occhi di Stiles che, preso alla sprovvista, arrossì.
«Non intendevo proprio quello...»
«Oh, era proprio quello che intendevi Stiles, sai, fiuto da licantropo.»
Sì toccò il naso come a dimostrargli la veridicità delle sue parole.
«Ti ho mai detto che sei uno stronzo?»
«Fin troppo spesso, penso. Ma credo che un po' tu abbia ragione.»
«Lo so benissimo che ho ragione! Se sai come sto perché non mi prendi a botte e la finiamo qua?»
«E perché dovrei farlo?»
«Non so, è una delle cose che ti riesce meglio.»
«E le altre quali sono?»
Derek si stava divertendo un mondo in quel momento, gli piaceva vedere come Stiles arrossiva ad ogni provocazione, come il cuore accelerava e il suo odore diventava dolce e aspro al contempo, colmo di imbarazzo e di un'immensa voglia di prenderlo a pugni in faccia.
«Ah, basta travisare le mie parole! È inutile stare a parlare con te!»
Mise in moto l'auto e partì fermandosi qualche metro più avanti, lasciando Derek spiazzato e divertito dalla sua reazione, conscio di quello che era appena successo.
«Maledetta frizione!»
Stiles cercò un qualsiasi pretesto per distrarsi dalla conversazione avuta poco prima, ma parlare con se stesso non sarebbe bastato per placare quella fastidiosa sensazione, per cui mise nuovamente in moto l'auto e inizió a guidare senza nessuna meta precisa.
Dopo qualche decina di minuti si ritrovó a passare per l'unico posto a Beacon Hills, oltre casa sua, che gli avrebbe permesso di rilassarsi: il bosco. Quel posto era stato spesso teatro degli inconvenienti più terrificanti degli ultimi mesi, ma al contempo creava una pace che nient'altro avrebbe potuto donargli. Parcheggió al margine della strada per poi dirigersi nel solito luogo che, anche nella sua infanzia turbolenta e colma di avvenimenti, l'aveva aiutato a resistere al meglio alle crisi di panico; una sporgenza sul vuoto che permetteva la vista della maggior parte della contea di Beacon Hills. Si sedette ai piedi del solito abete che gli offriva, da anni, l'ombra delle sue fronde, lasciandosi cullare soltanto dal rumore del vento tra le foglie e dal tocco leggero del tepore pomeridiano, non dando spazio al resto dei pensieri di pervadere la sua mente. Cosa stava succedendo? Possibile che gli desse così tanto fastidio la presenza di Breaden? No, sapeva benissimo che non si trattava solo della presenza di quella donna, era ben altro ciò che lo affliggeva. Il problema principale era Derek. Il problema era che lui era troppo stronzo per capire i suoi sentimenti, era troppo cinico per mostrarsi comprensivo nei suoi confronti.
«Ah, ma che me ne frega! Al diavolo Derek!»
Sì schiaffeggió cercando di togliersi ogni immagine di quello che aveva visto dalla testa. Ma più le immagini sparivano, più Stiles prendeva coscienza di quello che stava accadendo ai suoi sentimenti, iniziava finalmente a capire il perché di quello che sentiva quando era con Derek, il perché gli importasse tanto di lui e perché aveva sofferto così tanto per la sua inspiegabile assenza. Così si lasciò trasportare dai ricordi; quando l'aveva visto per la prima volta nel bosco, quando l'aveva salvato nella piscina della scuola in seguito all'attacco del Kanima, quando Derek l'aveva salvato da un Isaac fuori controllo, quando, dopo la sua trasformazione in teenager, l'aveva ospitato a casa sua, fino a quando, dopo le vicende con Kate Argent, si erano detti addio con un semplice sguardo. Una goccia sulla sua guancia destra lo fece sobbalzare riportandolo alla realtà. Ma non stava piangendo, non avrebbe pianto per colpa di quello stupido licantropo. La pioggia inizió a cadere sul terreno. Mai come allora Stiles pensó che, in qualche modo, il cielo lo capiva; forse era l'unico a farlo sul serio.
«Che cosa stupida.»
Sì alzò, deciso a tornarsene finalmente a casa.
Improvvisamente qualcosa alle sue spalle lo fece allarmare. Si voltò, ma in un istante si trovò a terra, schiacciato dall'enorme forza di una strana creatura. Beh, non capitavano stranezze già da troppo tempo a Beacon Hills, il destino si stava sicuramente annoiando.
Mettendo a fuoco il volto dell'aggressore, il ragazzo riconobbe i classici tratti di un licantropo, ma il suo volto era ben più animale che umano, gli occhi mostravano solo sete di sangue e voglia di uccidere.
Subito Stiles cercó, invano, di divincolarsi dalla morsa della creatura, provando ad afferrare qualsiasi cosa trovasse accanto a lui; ma sassi e pezzi di legno si rivelarono totalmente inutili, scatenando maggiormente l'ira dell'aggressore. I suoi vestiti erano fradici e sporchi di fango e questo non lo aiutava di certo a scappare, proprio come gli enormi artigli che gli si erano conficcati nella spalla destra.
All'improvviso un feroce ringhio sferzó l'aria, distraendo il licantropo dalla sua vittima per un misero istante.
«Lascialo stare, ora!»
Stiles la riconobbe, era la voce di Derek che, come spesso accadeva, era venuto a salvarlo. Approfittando della distrazione della creatura, cercó di farsi largo tra gli artigli che gli avevano lacerato la carne delle spalle, ma inaspettatamente la bestia lo morse alla base del collo, strappandogli letteralmente la carne e lasciandolo inerme sul terreno bagnato; poi, inspiegabilmente, fuggí. Spiazzato, Stiles cercó di rialzarsi, senza riuscirci. Si guardò attorno notando il lago di sangue che lo circondava; in quel momento si rese conto che la sua vita era ormai giunta al termine.
Derek gli si avvicinò velocemente, cercando di fermare il sangue che sgorgava dalla ferita con le mani, ma inutilmente.
«Non morire Stiles, non puoi farlo!»
«S-sono felice d-di sapere che tieni a me a-almeno un po'.»
Sorrise.
«Stupido, tengo a te molto più di quanto tu possa pensare... non tenessi a te pensi che ti avrei salvato il culo così tante volte?»
«Beh, probabilmente s-si. Sei troppo buono p-per lasciar m-morire le persone D-derek. Ma questa volta d-devi rassegnarti.»
«Ti prego non puoi...»
«Non lasciarmi...»
«Non ho intenzione di farlo.»
«D-derek io...»
«Shh, non parlare, stai sprecando energie.»
«Ti amo, Derek.»
Finalmente l'aveva fatto, gliel'aveva detto. Ed era vero, lo amava più di quanto non avesse mai amato Lydia o Malia. Più di quanto non avesse mai amato nessuno.
«Stiles io...»
Il ragazzo lo zittí con una mano, toccandogli il viso e sporcandolo leggermente con il suo sangue.
«Non d-devi dire niente Derek.»
«Sì invece...»
«C-cosa potresti mai rispondere ad un mio t-ti amo?»
«Anche io.»
Stiles rimase impietrito, si sarebbe aspettato di tutto, ma non quello. Come avrebbe potuto, Derek Hale, amare uno stupido ragazzino irritante e logorroico?
«M-ma... Breaden...»
«È finita con lei, quel bacio era solo per... lasciamo stare.»
Non aveva tempo per spiegargli che quel bacio era stata la prova, la prova per capire che per lei non provava niente, che il suo cuore non apparteneva a lei ma unicamente a Stiles.
«Derek non d-devi farlo... non solo p-perché sto morendo...»
«Credi che io lo stia facendo solo per quello? Lo sto facendo perché ti amo Stiles. Sei tu quello che ho perso quando sono andato via e sono stato uno stupido a non accorgermene subito. Il colore dei miei occhi é causa tua e adesso non puoi andartene via senza rimediare a quello che hai fatto. Devi vivere capito?! Non puoi lasciarmi!»
Poi accadde, le loro labbra si unirono in un umido bacio pieno di sentimenti non confessati, di parole non dette, di tristezza e liberazione. Appena si staccarono Derek notò che Stiles sorrideva, ma una lacrima rigava il suo volto ormai troppo pallido. Così esaló l'ultimo respiro.
In quel momento il cuore di Derek si spezzò, lasciando spazio solo alle lacrime e al dolore; uno straziante ringhio di sofferenza echeggió nell'aria.
«Stiles... non puoi... non puoi farmi questo...»
Adagió piano il corpo del ragazzo tra le sue braccia, stringendolo dolcemente a se come a cullarlo.
«Non posso stare senza di te, stupido.»
Derek passò qualche minuto ad accarezzare il volto di Stiles. L'aveva perso e ormai era troppo tardi per fargli sapere quanto infinitamente lo amasse, era troppo tardi per i baci, per le carezze e per i dolci momenti insieme. Quel ragazzo se ne era andato, portando con sé un pezzo del cuore di Derek.
«Neanche io posso stare senza di te Sourwolf.»
Il cuore del licantropo sobbalzó mettendo insieme i pezzi che aveva lasciato andare via.
«Stiles!»

L'unica cosa per cui vale la pena morire. ~ SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora