CAPITOLO 3

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So di essere terribilmente in ritardo, così inizio a correre.
Entro in classe. Sono già tutti seduti. E quei 'tutti' iniziano a fissarmi. Odio stare al centro dell'attenzione.
-Buongiorno. Primo giorno in ritardo? Non importa è soltanto l'inizio. Vada a sedersi signorina.....?-
La guardo. Cosa vuole? Ah già il nome.
-May. Aexia May.-
May è il cognome di mia madre. Da quando mio padre è morto non me la sento di usare il suo.
Vado a sedermi nell'unico posto libero, accanto ad una ragazza. Sembra simpatica. Ha gli occhi marroni, i capelli castani legati in una coda di cavallo e porta gli occhiali. Dice di chiamarsi Cristina. Non abbiamo avuto molta conversazione per il resto della mattinata, tranne qualche 'ti piace questa materia?' oppure 'a me questo professore sta simpatico.'
La campanella dell'ultima ora suona e mi afretto a raggiungere la fermata dell'autobus. Non voglio rischiare di perderlo di nuovo. Nella fretta urto molte persone, ma nessuna sembra darmi particolari attenzioni.
Passo vicino al bagno dei ragazzi. In quel momeno la porta si spalanca e io me la becco sul naso e cado a terra.
Ahia.
Fa male. Mi gira la testa. Alzo lo sguardo per capire chi è stato così stupido da aprire la porta tutta in una volta quando in corridoio è pieno di gente. Ma l'unica cosa che riesco a fare e paralizzarmi alla vista di due occhi dal colore dell'oceano. Non riesco a muovermi. Non riesco a parlare. Sono paralizzata, e non riesco a far altro che fissare quegli occhi semplicemente stupendi.

PERFETTAMENTE IMPERFETTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora