CAPITOLO 3: solo lavoro..

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-Chi sei tu? chi ti manda?!-

le domande che l'uomo pose a quella strana ombra incappucciata non ebbero mai risposta, poiché la sua gola venne tagliata l'istante dopo. Alcuni schizzi di sangue macchiarono il vestito, lo sconosciuto si tolse quindi il cappuccio per mostrare un sorriso maligno, un sorriso che nessuno dovrebbe mai incontrare; aveva eseguito il compito per cui era stata pagata non contava nient'altro.

"ASSASSINIO NELLA CITTÀ DI LOKFA TUTTO DESCRITTO NEL GIORNALE DEL VIANDANTE..

Sta mattina in un vicolo nel quartiere di Dowod è stato trovato il cadavere di un uomo, il corpo è stato identificato come Odd Dorei un ricco e potente mercante del quartiere commerciale, in contemporanea in un edificio non distante sono stati scoperti altri 11 Cadeveri che sono stati tutti riconosciuti come membri di un gruppo di mercenari. La polizia afferma che sono a caccia dell'Assassino con tutti i mezzi necessari, nel fra tempo l'intera Lokfa piange per aver perso un uomo tanto influente e buono come Odd Dorei: grazie a lui il quartiere commerciale è rifiorito dando Nuove possibilità a Centinaia di persone e dando nuova ricchezza alla Città. Chiunque sia stato a fare questa Strage ha portato un Ombra di terrore su tutti Noi... ora possiamo solo chiederci, Chi sarà il prossimo?"

il giornale venne lanciato con forza sul pavimento polveroso della centrale di Polizia, mentre gli occhi del Commissario Voos Dorei si riempirono nuovamente di rabbia e di lacrime.

-non ci saranno altre vittime!-

Era l'unica cosa a cui poteva pensare; il padre era morto ora mai da una settimana e lentamente le persone si stavano dimenticando di ciò che aveva fatto per la città, la vita stava tornando alla normalità ma non per Voos, lui sentiva ancora il dolore riempirli il cuore; ogni sera quando tornava a casa sentiva sua madre che piangeva lacrime amare, a lui non era permesso dimenticare. Si asciugò gli occhi con la manica della giacca e si alzò per andare verso la scrivania del suo collega, prese dal tavolo un foglio con su scritto tutti i dettagli del caso e riprese a leggerli, cercando un indizio o qualsiasi altra cosa che li avesse permesso di trovare il colpevole, ma le parole non davano risposte almeno non bastava leggerle per trovare quello che si cercava, il foglio venne posto nuovamente sul tavolo mentre l'uomo alzò lo sguardo; la centrale era ora mai deserta, tutti erano tornati a casa già da un po' e Voos venne abbracciato da un senso di solitudine, nessuno a parte lui si interessava più del caso di suo padre. Gli tornò in mente quando ancora la città pareva un vecchio porto abbandonato, suo padre però in soli 7 anni riuscì a cambiare le sorti di tutti loro e venne acclamato come un Eroe; ma ora mai nessuno aveva più la voglia e il tempo di preoccuparsi per un'uomo morto.

uscii dalla centrale chiudendo la porta principale a chiave e si incamminò verso casa sua. Un vento gelido accarezzava le strade quella sera, non era raro che facesse freddo in fondo la città era rinomata per gli inverni rigidi e per il fiorente porto commerciale, ma quel soffio aveva qualcosa di inquietante; nella testa dell'uomo ancora si stagliavano i ricordi di quel mattino in cui ritrovarono il cadavere, tutto era così sfocato ma allo stesso tempo così chiaro nella sua mente. Arrivò finalmente davanti alla porta di casa: un edifico a due piani di costruzione recente. Girò quindi la chiave della serratura in ottone lucido e attraversò la soglia, appena entrato sentii qualcosa che non andava, uno strano brivido percorse la sua schiena; qualcosa non andava.

Le luci erano accese tutto sembrava tranquillo, ma era abituato a sentire il suono di sua madre in lacrime appena tornato a casa; un pianto che non avrebbe smesso se non tra mesi. lentamente salì le scale per andare a controllare la stanza in cui ella risiedeva, a ogni passo i gradini in legno cigolavano emettendo un suono sinistro; arrivato finalmente alla camera la porta venne aperta e il suo cuore si fermò per quello che vide.

Sua madre era distesa sul letto con il corpo orribilmente ferito, era chiaramente troppo tardi per salvarla, ma nonostante ciò Voos corse ad abbracciarla, le lacrime rigavano il suo viso mentre le sue grida echeggiavano per l'edificio; era ora mai rimasto solo al mondo.

-Povera Donna avresti dovuto sentirla Gridare, era così dolce...-

una voce femminile pose fine alle grida straziante dell'uomo, quando si girò notò un'ombra seduta sulla finestra aperta, la luce della luna piena lentamente illuminò il viso dell'assassino... Un Goblin.

in queste terre sono molte le razze esistenti: Umani, Goblin e molte altre razze vivevano tra di loro come se niente fosse. Ma quel ombra aveva qualcosa di diverso e assolutamente inquietante, il suo sorriso sembrava destinato a non spegnersi mai quasi come la sua tagliente bellezza; possedeva due cicatrici, uno sull'occhio destro che ora mai cieco probabilmente ultimo segno di un passato lontano, l'altro invece su quello sinistro che però manteneva ancora ancora l'abilità di scrutare il mondo intorno a lei, ogni sua occhiata sembrava poter vedere fin dentro le anime delle sue vittime.

Voos provò a dire qualcosa ma un nodo in gola fermava ogni suo pensiero o parola; non sapeva come reagire e balbettò parole quasi incomprensibili, stava sperimentando la paura, ci vollero degli istanti ma riuscì a racimolare quel poco di coraggio che gli era rimasto in corpo.

-Chi sei?-

il silenzio che seguì la domanda era quasi innaturale ma era solo la quiete prima della tempesta, in un istante gli artigli dell'essere trapassarono la spalla dell'uomo, le carni vennero dilaniate e lui cadde a terra sanguinante.

-Mi hanno pagato per fare fuori anche te, tua madre è stata un passa tempo mentre ti aspettavo-

detto questo passò la sua mano armata di artigli sul viso dell'uomo: Delle leggere ferite si formarono tanto erano taglienti quelle lame nate sotto forma di unghie.

-sarà un piacere divertirmi con te, cominciamo dalla tua gamba sinistra-

il sorriso già diabolico si trasformò in una risata che avrebbe reso folle chiunque l'avesse sentita per troppo tempo. Gli artigli cominciarono a scavare nelle carni e poi nelle ossa di Voos, il Tarso venne staccato completamente dalla Tibia e dal Perone mentre le grida dell'uomo intrattenevano il suo Martire, il rosso era l'unico colore che tingeva la stanza. Lentamente le lame cominciarono a risalire la Tibia tagliandola quasi a metà, le ossa di Voos erano come neve caduta al sole difronte a quelle armi letali.

-BASTA, ti prego basta!-

-supplicarmi di più, la tua voce mi sta scaldando il cuore sai-

-ti prego basta...-

la tortura durò per soli quindici minuti che però agli occhi di Voos parevano interminabili; la sua Vita lentamente veniva reclamata dalla Morte, un ennesima anima stava per attraversare il varco, ma l'ora dell'Uomo non era ancora giunta. Il Goblin si fermò e si alzò: aveva sentito qualcosa fuori posto.

-Cris è questo il mio nome, verrò un giorno per finire quello che ho iniziato-

furono le ultime parole che Voos sentì prima di svenire, mentre i suoi occhi si chiudevano lentamente l'ombra scomparve dalla finestra.

...

i giorni passarono e Voos faceva ancora incubi su quella notte in cui incontrò il diavolo in terra, erano passati ora mai due mesi ma riviveva ogni istante quel dolore. Era ancora ricoverato per le sue ferite e aveva perso la gamba sinistra ma oltre a quella aveva smarrito la voglia di vivere.

l'ospedale era deserto a quell'ora tarda e le poche infermiere presenti erano indaffarate a occuparsi dell'intero edificio, l'ala in cui Voos riposava era particolarmente silenziosa essendo lui uno dei pochi ricoverati in quel reparto.

-una notte stupenda vero?-

una voce che era impressa come una cicatrice nella mente dell'uomo echeggiò, dopo tutto quel tempo finalmente poteva morire.

-ti stavo aspettando-

si voltò verso quel sorriso che perforava la sua anima...

-Cris...-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 05, 2016 ⏰

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