Escape

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Non importa quanto tempo fosse passato. Se fossero passate ore, giorni, mesi o anni.
In un modo o nell'altro mi ritrovavo di nuovo qui, a fare i conti col passato.
A farmi andare bene tutto, o quasi.
Come si fa ad avere una vita felice e spensierata, se per prima cosa, tu non vai bene a te stessa?
Sembra folle, un assurdità tremenda.
Ma nonostante ciò io ero lì, stesso pullman di qualche anno fa, stesse strade, stesso tempo monotono. Come se volesse rappresentare il mio stato d'animo in quel momento. I sedili freddi su cui ero appoggiata forse erano cambiati un po, rovinati dal tempo.
Ero li, con lo sguardo perso in mezzo al nulla. In mezzo a una città senza vita, ma viva allo stesso tempo. Nulla era cambiato, però tutto era diverso.
La pioggia batteva sui gelidi finestrini.
Strinsi di più il mio telefono fra le mani, cambiando più volte canzoni.
Fissavo intensamente l'autista, forse stanco del suo lavoro, stringere il volante fra le mani con grande frustrazione.
"Può fermarsi qui?" Richiami l'attenzione del vecchio che, intanto, continuava a picchettare sulla gamba.
"Oh, certamente" mi alzai con cautela, facendo attenzione a non dimenticare niente. Non che avessi molto da portarmi, ma quel poco che possedevo mi serviva. Una valigia e una borsa, niente più.
Ringraziai l'uomo ricevendo da parte sua un'occhiata prima di scendere e fare pochi passi per sistemarmi sul marciapiede.
Era tutto così familiare intorno a me, ma volevo scappare. Volevo scappare dal passato,nonostante era impossibile io volevo farlo.
Mi venne un nodo in gola non appena notai la casa. La mia vecchia casa.
Non era cambiato niente, il giardino davanti forse non era curato. Rimasi immobile, con le gambe incollate a terra. Dovevo entrare, ma non volevo farlo. Mi strinsi nella mia felpa, grande tre taglie in più prima di estrarre un mazzo di chiavi. Ci volle un po, prima di capire qual era quella giusta. Feci pochi passi, poi mi fermai. Quella casa mi portava troppi ricordi, ricordi che io avrei voluto cancellare per sempre.
Toccai la maniglia con coraggio e dopo aver girato la chiave nella serratura misi un piede dentro.
Un odore di fresco mi avvolse completamente.
Le parenti bianche, diventante grige. I mobili rotti, ma la mia stanza era rimasta li. Con la porta chiusa. Senza farmi troppi pensieri entrai, notando come tutto fosse in ordine, proprio come io l'avevo lasciata.
Poi il mio sguardo di posó sulla cornice posta accuratamente sul muro, eravamo noi. Io e loro, dolore. Tanto dolore, rabbia e frustrazione in quel momento presero il controllo su di me.
Presi il quadro con dentro la foto e lo buttai a terra vedendolo andare in mille pezzi.
"Fottiti." Sbottai prima di buttarmi sul letto e tirarmi i capelli. Era straziante rivivere i ricordi. Dio se lo era.
Ma lo era ancora di più vedere scorrere la mia vita così, senza una valida motivazione per restare.

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