Capitolo 3: "Non sparire"

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Era avvenuto tutto troppo in fretta e l'alcol che aveva in corpo non permise ad Haymitch di mettere subito a fuoco le cose. Un attimo prima stava seduto al tavolo della sua abitazione a bere quel poco di rum che gli era rimasto in attesa dell'arrivo della sua morte sotto forma di bottiglie di whiskey e un attimo dopo si trovava davanti alla porta, incapace di muoversi, a fissare un'elegante donna dallo strano accento capitolino ma dall'aspetto totalmente apposto ai canoni di quella città. Prima che potesse aprir bocca la donna lo spostò con un lieve tocco che lo avrebbe scaraventato a terra, se solo non ci fosse stato un mobiletto a sorreggerlo, non tanto per la potenza utilizzata, in questo caso minima, ma per lo stato di ubriachezza tale da non permettergli di mantenere una posizione eretta per più di dieci secondi.
-E' più di un anno che non ci vediamo e non mi saluti nemmeno? Non è così che ci si comporta con una signora, Haymitch Abernathy. –
Lo riprese lei dopo averlo spostato per facilitare la sua entrata nell'abitazione. Nonostante il tono utilizzato fosse di rimprovero e, anche, decisamente acuto, Haymitch non si mosse di un millimetro e continuò a fissare la donna con un'espressione interrogativa sul volto. A quel punto ella si bloccò e rimase qualche secondo in silenzio poi, con una risatina quasi isterica si voltò e tornò vicino all'uomo che, intanto era riuscito ad assumere una posizione più adeguata e di apparente equilibrio.
-Non hai la più pallida idea di chi io sia, non è vero? Potevo immaginare che questo mio cambiamento ti avrebbe sconvolto ma, non credevo che sarebbe stato tale da non farmi, addirittura, riconoscere, soprattutto da te, mio caro Haymitch.-
Incredibile era la leggiadria con la quale la donna si muoveva su quelli che dovevano essere, almeno, quindici centimetri di tacchi a spillo, ma lei camminava con un'eleganza e una facilità tale da far sembrare che si muovesse su delle soffici nuvole. Gli si fece sempre più vicina fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo viso per poi riprendere il discorso con un tono simile ad un sussurro decisamente più piacevole e, a tratti, sensuale.
-Non sei stato proprio tu, un tempo, nel lontano distretto 13, a dire che mi preferivi senza trucco?-
Immediatamente la bocca di Haymitch si spalancò e sul suo viso si disegnò un'espressione incredula. Lo stupore era tale da non permettergli di parlare. Rimase immobile a fissare la donna ancora in piedi di fronte a lui. Non poteva credere ai suoi occhi.
-E-Effie?-
Fu tutto ciò che riuscì a dire. Nonostante avesse pronunciato solo una parola, si poteva distinguere nel suo tono un misto di agitazione e incredulità. Non riusciva a credere che quella donna elegante, con un filo di trucco e con una voce così aggraziata fosse proprio Effie Trinket, la stessa Effie Trinket che risiedeva a Capitol City e indossava abiti stravaganti accompagnati da enormi e inguardabili parrucche, ogni giorno di un colore diverso.
-Ci sei arrivato finalmente! L'ho sempre detto che tutto quell'alcol, a lungo andare, ti avrebbe rovinato... E chiudi la bocca tesoro, altrimenti entrano le mosche. –
Eccola, questa era la vera Effie Trinket! Quella che aveva sempre pronta una battuta dispregiativa nei confronti di Haymitch, quella che lo definiva un ubriacone, che lo detestava e con il quale litigava in continuazione. Nelle sue parole, però, c'era qualcosa di nuovo. Non sembrava quasi che lo volesse insultare, pareva, invece, che ci fosse un pizzico di preoccupazione nel suo tono di voce, come se le importasse davvero della salute di Haymitch, come se tenesse a lui.
Terminata la frase gli chiuse la bocca con un rapido movimento: le sue esili dita sfiorarono il mento di lui mentre gli occhi continuavano ad essere fissi gli uni negli altri. Fu così che due oceani si incontrarono, l'azzurro vivo cosparso di sfumature blu intenso dei loro occhi li fece sussultare, persero la cognizione del tempo e rimasero qualche secondo a contemplarsi a vicenda, fino a quando, ancora una volta, fu Effie a rompere il silenzio.
-E' strano come, in tutti questi anni, io non mi sia accorta dello splendido colore dei tuoi occhi.-
Accortasi poi dell'eccessiva sdolcinatezza di quella frase si corresse immediatamente, fu quasi impercettibile l'esitazione e riuscì a mascherare così bene l'imbarazzo che, quasi, non si accorse nemmeno lei della gaffe che aveva appena commesso rivolgendogli parole così dolci.
-Sì, insomma, sono identici ai miei, è inevitabile che siano meravigliosi.-
Haymitch non riuscì a capire se si trattava di uncomplimento o di un'esaltazione di se stessa ma, dato che stava parlando diEffie Trinket fu più propenso alla seconda opzione anche se, qualcosa lo spinsea credere il contrario, in fondo era molto cambiata dall'ultima volta in cui sierano visti. A proposito di questo, l'addio tra i due fu piuttosto romantico,così tanto da far ancora venire i conati di vomito ad Haymitch ogni volta chelo ricordava. Sì, perché lui ancora ci pensava ed ora che Effie era lì, davanti a lui, quei ricordi diventavano sempre più nitidi fino a fargli credere che non fosse passato già un anno dal loro ultimo incontro. Era come se fossero ancora a Capitol City, a ribellione finita, pronti a dirsi addio: Haymitch stava per tornare al distretto 12 con Peeta e Katniss ma, prima, si avvicinò ad Effie le diede un bacio sulla guancia per poi, non riuscire a trattenersi e baciarla sulle labbra. Nessuno dei due rimase stupito da quel gesto, entrambi aspettavano il momento giusto ma non avevano mai trovato il coraggio di farlo. Quella sembrava l'occasione adatta: stavano per separarsi, forse per sempre e non potevano lasciarsi prima di aver rivelato i sentimenti che provavano l'uno nei confronti dell'altra, così suggellarono un patto d'amore con il tempo mediante un bacio che, per semplice che fosse, nessuno dei due avrebbe mai dimenticato. E così fu. A distanza di un anno, infatti, sembrava tutto come quel giorno, mancava solo più il bacio. Haymitch si protese verso le labbra di Effie e lei sembrò non opporre resistenza, entrambi aspettavano quel momento da tempo e non se lo sarebbero lasciato scappare. Proprio quando i loro visi furono a pochi centimentri di distanza qualcuno bussò alla porta e i due si dovettero ricomporre. Erano Peeta e Katniss che venivano a dare il "Bentornato" ad Effie. A quanto pare tutti sapevano del suo ritorno a parte Haymitch.

Spazio autrice
Eccoci giunti alla fine del terzo capito! Che ne pensate?
Devo capire se vale la pena continuare o lasciar perdere... Perciò mi serve il vostro aiuto! Lasciate un commento, anche negativo, basta che si tratti di una critica costruttiva. Detto ciò, spero vi piaccia e... QUANTO SONO BELLI HAYMITCH E EFFIE NELLA FOTO?!?!
Ok... Mi placo ;) Commentate please e grazie mille se lo farete :*

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