don't you cry no more.

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"Affrettati, il cibo in mensa sta finendo. Ti stai perdendo la pizza oggi!"

"Prendi un trancio anche per me, fra un minuto sono da te."

"Muoviti imbecille."

"Sta zitto , puttana. Riattacca."

Dall'altro capo del telefono sentii una successione di 'tu',segno che Ashton avesse riattaccato, finalmente.

Salii le scale a due a due e corsi dritto verso la mia aula, era bello quando non avevi nessuno tra i piedi.

Non rischiavi di essere spintonato, inciampare, cadere e morire.

La pausa pranzo era il momento perfetto per infilare le poesie nello zaino di Jo. Lei, come tutti del resto, scendeva in mensa.

Nessuno giorvagava per i corridoi, i piani erano deserti.

Mi calmai un po', dopo essere entrato nella classe. Avevo il fiatone, quindi mi appoggiai per un momento al banco di Jo.

Quando mi ripresi, le aprii lentamente lo zaino e le infilai il foglio di carta accuratamente piegato dentro di esso.

Sentii la porta dell'aula chiudersi.

Quando richiusi lo zaino e mi girai, mi bloccai istantaneamente e mi mancò l'aria.

"E-e-hm" Cominciai a balbettare, facendo un sorriso nervoso. E cominciai a sudare freddo.

"Luke." La ragazza pronunciò il mio nome sorpresa e mi guardò, mentre io stavo letteralmente collassando.

"June." Ricambiai il suo sguardo, mi sentii fottuto.

Mi si avvicinò piano, togliendomi il fiato ancora di più.

Mi scrutò da cima a fondo, sorridendo.

"Quindi eri tu." Continuò ad avvicinarsi, fin quando non fummo l'uno di fronte all'altro.

"Avrei dovuto immaginarlo. Tu che stai sempre attento alle lezioni di letteratura, tu e il tuo sguardo.
Si, ho sempre notato il modo in cui mi guardi. E devo dire che mai mi sono sentita a disagio quando gli altri mi guardano.
Ma tu, tu sei diverso."

Aggrottai la fronte, ancora imbarazzato e incredulo.

"Rileggo sempre le tue poesie, dalla prima all'ultima. In una sta scritto che vorresti scriverne sulla mia pelle, con le tue labbra."

Fece due secondi di pausa.

"E allora cosa stai aspettando, Luke?"

Non ebbi il tempo neanche di riflettere sull'ultima frase che venni spinto al muro.

Osservai come la sua mano tirò la mia camicia fino a spingermi contro di lei e le sue labbra scontrarono con prepotenza le mie.

Fu un'azione improvvisa che causò stati di confusione e mille sentimenti tutti in una volta.

Dopo aver realizzato quello che stava succedendo presi il controllo della situazione.

Continuammo a baciarci, e non ci andammo piano. La cinsi per i fianchi e li accarezzai dolcemente.

La guidai verso il banco più vicino, la presi per i glutei e la feci sedere su di esso.

Ci staccammo un momento, entrambi col fiato corto. Ci guardammo con occhi desiderosi e la voglia di fare mille cose.

Appoggiò una mano fredda sulla mia guancia, accarezzando l'accenno di barba.

Con l'altra si diresse verso il mio petto, si fermò sul primo bottone, e poi cominciò a sbottonarmi la camicia, lentamente.

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