Far Away

Margot.

Erano le otto di sera quando Margot poggiò la sua bicicletta rosa al muro di casa. Appena fece un passo all'interno dell'abitazione fu investita dal tanfo di muffa e aria viziata, ma era pur sempre casa per lei. Poggiò la spesa sulla cucina a cui arrivava a fatica data la statura minuta e andò nella sua cameretta."Margot!" l'urlo del padre risuonò per tutta la casa buia e silente, la piccola bambina di otto anni sobbalzò e corse nel salotto. Lo schermo della TV illuminava la stanza in un modo così spettrale e triste da far sembrare tutta la scena ancora più infernale.
Il padre bevve l'ultimo sorso del liquore nella bottiglia che aveva in mano e la scagliò contro il muro, creando una macchia e tante scheggie di vetro. La bambina sobbalzò ancora, fece un passetto indietro e si strinse nelle spalle "prendimi una birra,e pulisci piccola troietta" disse e iniziò a ridere, lei a piangere. Si sentì un singhiozzo "papà la birra è finita" , formulò tra i singhiozzi che seguirono. Cio che successe poi, fu questione di pochi secondi. Il cadere, l'alzarsi, il correre verso la porta invanamente. Il guardare per l'ultima volta il cielo con la spensieratezza degli otto anni. Dall'inferno non si esce mai.

Mi svegliai ansimante, sudata e in lacrime. Merda. Erano tornati.