Capitolo 1. Sono Lacey. Lacey Miller.

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Quando i miei genitori parlano, io a malapena li ascolto. Fai male, mi direbbe qualcuno! Ma perché farei male? Vogliono allontanarmi dal mio mondo per farmi conoscere la realtà per poi soffrire. Io non voglio soffrire. Non è più quello che voglio. Voglio cominciare a vivere. Per vivere non intendo dire vivere la vita di un film oppure quella della solita teenager che sogna il principe azzurro. Io voglio vivere a modo mio. Voglio andare alla ricerca, voglio scoprire nuove cose, vivere nuove esperienze. Ma esperienze che vale la pena di vivere. Esperienze che debbano rimanere tatuate nella parte più profonda del cuore. Non ho neanche 18 anni ed il mio è un desiderio quasi impossibile quello di andare via, di andare in un posto dove vale la pena di vivere, in un posto dove inspireresti un diverso ossigeno, un ossigeno che non vuoi espirare, un posto dove camminare la notte con le cuffie alle orecchie ti calma più di una lezione di yoga che alla fine non conclude nulla, un posto dove poter allargar le braccia e sorridere. Quel posto nel mio cuore ha già un nome. Il suo nome è Londra.

Progetto il mio viaggio da quasi 7 anni. Mi piaceva da subito parlare l'inglese, lo amavo talmente tanto che avevo 7 anni la prima volta che feci il mio primo ragionamento insensato in inglese.

Ero nella mia dolce casa, nel mio piccolo ex paesino in Italia, e camminavo avanti e indietro con un dolce vestitino e guardavo l'erba, alzai lo sguardo verso le due altalene e subito corsi verso casa, aprii il mio zainetto e presi il quaderno di inglese, lo portai fuori e mi stesi sull' erba. Dovevo trasformare le parole da singolari a plurali, una cosa semplice. La settima ed ultima parola era "Dream" aggiunsi una S e poi pensai che quella, avendo solo 7 anni, era una tra le parole che non conoscevo, così corsi dalla mia nonna e le chiesi il significato della parola. Senza esitare mi disse che "Dream" in inglese significa Sogno. Andai su una delle altalene pensando a questa parola, ripetei varie volte "Dream in inglese" in presenza di mia nonna che nel frattempo rideva e mi guardava, come se lei avesse già capito tutto. Lei l'ha capito da subito. Lei lo sapeva di già. E lei non vede l'ora che io metta piede nel mio sogno.

Comunque prima di atterrare nel mio sogno, devo finire la scuola. E qui a Sidney, dove vivo da qualche anno,la situazione non è veramente molto semplice. Finchè non ci fu qualcosa che mi ribaltò parte della vita. Tutto partì da quella mattina...

<<Ehi Lacey! Caspita dove eri finita>>

Quella mattina non mi ero svegliata, la notte prima ero rimasta a guardare la luna fino alle 3 di mattina. La luna mi rilassa tanto, la trovo di gran lunga più affascinante del sole. Praticamente quest'ultimo è nulla in confronto alla luna.

Comunque quella mattina mi sono svegliata alle 8.30 ed ormai le lezioni stavano per cominciare. Decisi così di rimanere a letto, ma mio fratello Jace non me lo permise.

<<Dai Lacey! Dai alzati! È mezz'ora che ti chiamo! Perderai le lezioni e a me non va..>>

Poggiai il mio cuscino sopra la testa indolenzita ed assonnata.

<<Dai Jace! Non faccio mai un'assenza! Lasciami stare!>>

Arrivò e si buttò su di me.

Jace era di certo il fratello che tutte avrebbero invidiato e sognato, soprattutto sognato vista la sua fama di cattivo ragazzo nella mia scuola. Era mio fratello, e il solo in famiglia capace di guardarmi negli occhi. Lui era l'unico che mi ascoltava quando raccontavo un sogno durante il pranzo. Mi guardava sempre incuriosito e mi faceva delle domande spingendomi a trovare una risposta che potesse aiutarlo a scoprire la psicologia del mio sogno, ma alla fine la soluzione era sempre quella: << Smettila di farti le canne prima di andare a dormire>>

<<Dai tesoro andiamo a scuolaa!>>

<<Okey, ora mi alzo!>>

Mi alzai e mi diressi verso il bagno, mi feci una doccia e mi vestii molto velocemente.

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