La mia dipendenza

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Era la scusa, il caffè è un'ottima scusa per fare due chiacchiere, difatti lui dopo se ne accorse, <<non lo bevi?>>, <<non mi va>> risposi con un velo di imbarazzo. Aveva braccia muscolose, ma una dolcezza di un gattino. Era più grande di me di almeno 7 anni, ma non lo vedevo come un ostacolo. Ero al primo anno di università, lui lavorava già da tempo come direttore di un reparto in una banca posseduta da suo padre, ma non aveva stile o aspetto professionale, evidentemente, riusciva a scindere la sfera sociale da quella lavorativa con due personalità diverse. Era molto simpatico, alla mano e con la battuta sempre pronta. Le mie amiche mi videro, lì al tavolino, con fare da donna di mondo. Mi dissero più tardi infatti, che non sembravo neanche io. Volevo farmi notare, così di solito accade quando vuoi fare colpo, anche se non sapevo, che l'unica cosa che si fa notare di per sé è la semplicità, che è quella più carente in questo periodo. La cosa più importante è essere sé stessi, mostrarsi per ciò che si è. Chiese di potermi rivedere, accettai, non me lo feci ripetere. Tornai a casa, come potevo dimenticare quegli occhi? Aveva preso il mio numero ma non era un ragazzino, a dir la verità sapeva il fatto suo, non mi scriveva una miriade di messaggini, ne scriveva pochi, ma ti ci faceva perdere dentro, ti metteva in condizione di doverli decifrare, di dover capire cosa nascondesse dietro quelle poche parole, quali emozioni, quali sentimenti, quali gioie e dolori. Ero un po' più infantile, vedevo il messaggio ma continuavo a fare quello che stavo facendo, davo l'attesa, poiché mi insegnarono che '' l'attesa aumenta il desiderio'', che baggianata! L'attesa aumenta la confusione, i dubbi e il mistero. Ero molto piccola e l'unico dato di fatto era che di misterioso oltre ai miei votacci degli scorsi esami, che non facevo sapere a nessuno, non avevo niente. Voleva anche lui certezze qualche volta, non mi vedeva decisa, anche se a dir la verità l'insicurezza non era mai stata una delle sue debolezze. Mi voleva presente, lo volevo presente, come un bisogno primario, come un' abitudine giornaliera, ma diventava col tempo molto di più, forse una droga può essere la parola adatta. Era la mia dipendenza.

Nudi di fronte a noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora