Gianluca

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Gli accenti sono belli tutti, i dialetti sono belli tutti, però posso dire che quello che preferisco è l'abruzzese? Io lo parlo perché da piccolo ho passato molto tempo con mio nonno, e così l'ho imparato.
Il mio <<Mar'cumman>>, mi raccomando, lanciato agli abruzzesi dalle frequenze di Rai Uno - per digli di non mancare all'appuntamento di Chieti de Il Volo Live 2015 - durante il concerto "Con il cuore" da Assisi, è stato un modo scherzoso di dimostrare quanto mi piace portare in giro per il mondo l'Abruzzo e portarlo sempre in alto.
Sono abruzzese e sono orgoglioso di esserlo. Amo tutto della mia regione.
Il mare, per esempio. Ed è proprio al mare che sono adesso.
Mi sto rilassando, sono tranquillo. C'è questa brezza marina e nient'altro, nessun altro, anche perché è giovedì e la gente lavora, quindi sono praticamente solo in spiaggia: sto da dio.
Sto da dio perché sono a casa.
È qui che sono nato - l'11 febbraio 1995 all'ospedale di Atri, per la precisione - e cresciuto, fra Montepagano, su una collina a duecento metri in linea d'aria e dieci minuti di strada dal mare, e Roseto deli Abruzzi.
La costa abruzzese è tutta fatta così: c'è la cittadina sul mare e sopra, sulla collina, l'altro pezzo del paese. Sono separati, ma sono una cosa sola: Roseto degli Abruzzi e Montepagano, Silvi Marina e Silvi, Pescara e Città Sant'Angelo.
Nel mio caso, Roseto degli Abruzzi è la parte affacciata sul mare, quella che fa Comune, la cittadina più grossa e popolosa, che ospita anche molti turisti nella stagione estiva. Montepagano, invece è una frazione del Comune di Roseto e sta proprio in cima alla collina di fronte al mare, sembra fatta apposta per finire su una cartolina.
Quando torno a casa e vengo qui al mare, mi rilasso e sono tranquillo come non riesco a essere in nessun altro posto al mondo, e di posti al mondo adesso posso dire di averne visti parecchi. È qui che mi sento davvero in vacanza, è qui che riesco a staccare da tutto e da tutti e a stare in pace.
Per me è un posto perfetto, una specie di paradiso, anche se purtroppo mi rendo conto che si sta "svuotando": i ragazzi arrivano al diploma e vanno a studiare fuori, chi a Bologna, chi più lontano.
Non è che fosse diverso quando ero bambino io.
La mia vita di quando ero piccolo mi sembra così lontana che me la ricordo poco, neanche fossero passati vent'anni. Invece ne sono trascorsi soltanto cinque.
Qui è rimasto tutto come prima, solo che adesso mi saluta tutto il paese.

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