Cap. 2-Apprendistato

21 2 1
                                    

Mi trovo in un locale vicino alla piazza, Jubal sta parlando con il fabbro a capo del luogo. Poi mi fa segno di avvicinarmi.

- Bene. Proverai questo lavoro. - mi dice appena gli sono vicino.

- Come? Il fabbro? - chiedo incredulo, dato che non penso di essere abbastanza forte per lavorare col martello.

- No, devi stare al bancone e vendere qualcosa, ci vediamo a pranzo. Muoviti. - risponde tranquillizzandomi, anche se come impiego non è il massimo.

Così mi reco al banco, dove trovo della gente che già inizia a chiedermi delle viti o un cacciavite e altri attrezzi. Lavoro per tutta la mattinata finché non arriva il proprietario che mi congeda dal lavoro.

Incontro gli altri alla Taverna, ora con la luce del sole riesco a leggere l'insegna illeggibile con la notte.

- Buongiorno ragazzi. - dico mentre mi siedo.

- Buongiorno. - mi rispondono in coro.

- Ti sei divertito. - dice ironico Jubal. - Dopo bisogna andare a vedere che poteri hai.

- Va bene.

- Sì però prima dovete mangiare. - dice Aaron dandomi un piatto.

Mangiamo e nel mentre facciamo anche qualche battuta. Finito di mangiare seguo Isaac che mi insegnerà a usare i miei poteri anche se non so in che cosa consistono.

- Non è proprio esatto ciò che ha detto Jubal. Io devo soprattutto farti ricordare, i poteri li hai da sempre come tutti noi, ma non ne hai più memoria. Né hai memoria del tuo passato.

Oramai siamo giunti davanti a un edificio che non avevo notato. E' di vetro , anche se non si riesce a vedere all'interno. Ciò che risiede dentro è ancor più stupefacente, al centro della sala c'è una strana sedia, e tre delle pareti sono tappezzate di foto, anche se su alcune c'è un segno rosso.

- Bello. La chiamiamo la Sala del Ricordo e della Memoria. I segni rossi sono per chi non è più tra noi. - dice Alec, avvicinandosi a una parete e appoggiandovi una mano. Io mi giro verso di lui incuriosito dal suo volto e, allo stesso tempo rattristato.

- Su queste pareti c'è anche la foto di mio fratello.

- Non sapevo avessi un fratello. - lo interrompo.

- L'avevo, ma ora anche lui ha una croce sopra la sua foto. - continua avvilito.

- Mi dispiace.

-Scusami, non ti preoccupare. Non sono qui per rattristarti. Avanti sdraiati. - dice mentre si volta verso di me e poi verso la poltrona.

Nel preciso istante in cui mi sdraio, mi addormento e nel sonno ricordo.

Dapprima i volti dei miei genitori. Mia madre con i suoi capelli arancioni e sorridente, con appena un filo di trucco. Indossa un vestito rosa e abbraccia un uomo, mio padre, capelli corti, leggermente più vecchio di mia madre ma comunque giovanissimo, all'incirca 36 anni. Sì, è così, lui 36 e lei 34. Lui è vestito con un abito scuro, pantaloni e giacca neri, camicia bianca e cravatta azzurra come i suoi occhi.

Ora vedo anche quelli di mia madre, sono neri come i miei. So da chi ho preso, penso mentre sorrido, anche se so che è nel sogno.

In un istante la scena cambia, sono in una grande stanza circolare e mia madre mi sta abbracciando. Noto che ha le lacrime agli occhi.

- Non ti preoccupare mamma. - dico, accorgendomi solo dopo di guardare la scena come fossi uno spettatore e non il ragazzo che parla.

Mio padre si avvicina a lei appoggiandole una mano sulla spalla e scostandola da me.

Oblivion - Si comincia.[In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora