|| SAVE ME ||

48 7 8
                                    

MENTRE LEGGETE QUESTO CAPITOLO ASCOLTATE "GUTS OVER FEAR" DI EMINEM, SPERO DI NON DELUDERVI.

Chris
Era notte fonda, le 3 del mattino per la precisione, e io non riuscivo a dormire dopo ciò che mi aveva detto Summer. Trovavo inconcepibile, dopo tutto ciò che avevamo passato, che lei mi avesse scaricato in quella maniera. Ero arrabbiato, dannatamente triste, ma la amavo sempre. Non potevo farci nulla, era così.
Ho odiato pensare di essere stato io ad averla ferita, mentre invece ha fatto tutto da sola.
Ho odiato sentirmi così in colpa, pur avendo fatto tutto ciò che mi era possibile per renderla felice.
Non ero adatto per lei, a quanto pareva.
E tutto questo mi riportava a quella malinconia che mi divorava dentro, la mia coscienza che mi ricordava che probabilmente l'avevo persa per sempre.
Le paranoie che iniziano a farsi spazio nella mia mente non vogliono lasciarmi in pace.
Cercai di addormentarmi in ogni modo possibile e immaginabile, ma dopo un'ora mi arresi al fatto che non sarei mai riuscito a prendere sonno.
Scesi nello scantinato, dove si trovava il sacco da kik che mi serviva quando ero stressato.
Tirai un pugno, due, tre. Niente. Non riuscivo a sfogarmi.
Mi girai repentinamente e tirai un pugno fortissimo al muro, creandomi un livido giallognolo sulla nocca.
Non urlai, nè piansi per il dolore lancinante che provai sul momento. Il dolore mentale non può essere alleviato da quello fisico, se non in un primo momento, ma i pensieri ti perseguitano.
Prendendo la bici sfrecciai via da quella casa, dirigendomi verso il mare con "Guts Over Fear" a tutto volume nelle orecchie. Il vento mattutino mi sferzava in faccia, bruciandomi gli occhi che iniziavano a lacrimare lievemente.
Lasciai la bici sul marciapiede, correndo nel mentre che il sole iniziava a dipingere il cielo di un colore rosato.
Mi presi qualche minuto per osservare quel mescolarsi di colori, era un po' come se un pittore stesse dando delle pennellate di colore su tutto il cielo, per poi subito sostituirle con delle altre. Il cielo era libero dalle nuvole, l'aria frizzante primaverile mi solleticava le guance, che si erano colorate di un rosso acceso. Ed eccolo lì, all'orizzonte. Il sole. Magnificamente si alzava in cielo, lasciando dei magnifici riflessi dorati sulla superficie calma del mare.
Per un momento mi rilassai, senza pensare a Summer, mi pervase una pace infinita, mi si riempì il cuore di tranquillità.
La sensazione, però purtroppo durò solo alcuni secondi, fu subito rimpiazzata dal dolore che sentivo per averla persa.

-Caspio amico, hai un aspetto terrificante, che ti è successo?- esclamò Enrico non appena mi vide sulla soglia della porta dell'aula. Perché mi guardavano come se fossi un marziano? Forse lo ero davvero?
-Meglio che tu vada a sciacquarti la faccia.- affermò il professore guardandomi disgustato. Annuii e mi fiondai in bagno, dove mi guardai allo specchio, rimanendo scioccato. Le occhiaie violacee erano più evidenti che mai, gli occhi erano rossi e gonfi, le labbra screpolate. Mi rinfrescai e diedi uno sguardo alla mano. Il livido si era gonfiato e aveva preso diverse sfumature di viola, giallo e verde.
Tornai in classe come se non fosse successo nulla.

Sun
-Signorina, si può sapere a che sta pensando? Non sta seguendo un accidente di quello che dico.- mi disse la professoressa di matematica avvicinandosi a me.
-Sto.. Sto bene, sono solo un po' stanca.- affermai senza troppa convinzione.
-Bene, allora cerchi di andare a letto prima!- esclamò spazientita la professoressa.
Annuii sotto lo sguardo allibito di Hanna che in genere era abituata alle mie risposte ai professori. Quel giorno non ero proprio in vena. Le spiegai tutto in poche parole, per non farla preoccupare ulteriormente.
-Summer, io ti voglio bene, ma lasciatelo dire, sei una cogliona! Cioè hai, o meglio avevi, un ragazzo che avrebbe fatto di tutto per te, e quanto dico tutto intendo TUTTO.- sapevo che Hanna aveva ragione, ma non potevo più tornare indietro, la decisione era presa, non avrei cambiato idea.

Tenni lo sguardo abbassato per tutta la mattina, fino a quando non mi scontrai con qualcuno in corridoio. Avrei riconosciuto quel contatto in qualsiasi circostanza. Alzai lo sguardo, che subito incrociò il suo. Aveva un aspetto terribile, le occhiaie gli cerchiavano gli occhi arrossati, mi fece sentire dannatamente in colpa. Era colpa mia se lui stava così. Iniziai a torturarmi il labbro mordendolo.
Lui avvicinò la sua mano alla mia, ma la ritrasse subito dopo e mi superò velocemente senza dire una parola. Mi lanciò uno sguardo come per dire "Tu mi hai ridotto così, questa è colpa tua". Una lacrima mi bagnò il viso. Hanna arrivò di corsa e, accompagnandomi in bagno, cercò di consolarmi, asciugando le lacrime che scendevano copiose sul mio volto. La abbracciai forte, mi fece sentire meglio.

"We touch, I feel a rush, we clutch,
It isn't much
But it's enough to make me wonder
What's in store for us
It's lust, It's torturous,
You muso be a soceress
Cuz you just
Did the impossible
Gained my trust
Don't play games it'll be dangerous
If you fuck me over
Cuz if I get burnt
Ima show you it's like to hurt
Cuz I been treated like dirt before ya
And love is evil
Spell it backwards I'll show ya."
La riproduzione casuale ce l'aveva con me, mi sentivo dannatamente in colpa per averlo ferito in quel modo. "Stupida, stupida, stupida" pensai subito, odiandomi ancora di più.
Dovevo solo andare avanti, ormai lui faceva parte del mio passato.

Teenage YearsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora