Addio

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Mi dà fastidio.
Ormai non più tanto il fatto che stiate insieme.
Come dice lui "ormai è andata".
Mi dai fastidio tu, il tuo atteggiamento, povera stella, non lo vedi da una settimana e mezzo e piangi la distanza.
E io rido, rido con gusto.
Perché cosa ne sai tu della distanza? Avrei pagato oro pur di vederlo una volta al mese, e tu che hai la possibilità di godertelo tutti i giorni stai male per due misere settimane?
Non ti auguro la morte, l'ebola, la colite, ti auguro solo di sposarti con una persona che per lavoro sta interi mesi fuori casa, ti auguro di provare un decimo di ciò che ho provato io, non reggeresti un giorno. Perché ci vuole tanta forza e tanta, tantissima volontà. La volontà di andare avanti, di non mollare, perché sai che alla fine di questo tormento ci sta lui. E per raggiungerlo non puoi fermarti, puoi solo andare avanti. E dopo tante pene, tanti risentimenti, troppe lacrime versate, arriverai a chiederti perché e se ne vale veramente la pena. Solo in quel momento saprai darti una risposta. Se la risposta è si, allora troverai tutta la forza di rialzarti e di andare avanti. Se la risposta è no, puoi tornare indietro e dire addio al tuo lui.
Io l'ho fatto.
Sono caduta tante volte e mi sono rialzata altrettante volte.
Ma poi, è stato lui a farmi cadere e ad impedirmi di rialzarmi.
Perché dietro di lui ci stavi tu.
Più semplice, più vicina, più fattibile.
Ed io, dopo due mesi, ero finalmente riuscita a tornare in piedi.
Ma poi lui è tornato, non per me, ovviamente.
L'ho rivisto.
Abbiamo parlato.
Mi ha fatta tornare per terra.
E sta volta ci sono rimasta ancorata.

Stanca e con gli occhi gonfi dalle troppe lacrime versate, chiudo il PC e vado a letto.
Era una di quelle giornate da dimenticare: brutto tempo, freddo gelido, passata con le persone sbagliate al momento sbagliato. Tra quelle persone c'era anche lui. Sigaretta in bocca, occhiali da sole in testa nonostante la pioggia, maglione, camicia e jeans. Il suo profumo l'avrei riconosciuto ovunque.
Le gambe mi tremavano come una foglia in autunno. Perché stavo là? Per parlarci, sì, ma per dirgli cosa? Boom, RESET. Incrociato il suo sguardo mi sono dimenticata anche il mio nome. Ci siamo seduti. Uno di fronte all'altro. Volevo guardarlo dritto negli occhi per un'ultima volta, per ricordare cosa si provasse nel farlo. Abbiamo parlato, tanto.
Ma con che coraggio è riuscito a mentirmi ancora? A che scopo poi?
In un primo istante mi sono sentita una roccia, sapevo la verità e sapevo che mi stava dicendo solo balle.
"Rimaniamo amici?" mi ha chiesto.
Non so che valore dia lui all' amicizia.
"Non lo so."
Ma che risposta stupida gli ho dato? In quel momento mi sarei presa la testa tra le mani per sbatterla allo spigolo della panchina.
In effetti, però, non lo sapevo sul serio. Stavo tentando di prendermi del tempo per fare mente locale.
Cosa volevo io da lui?
Perché oggi sono andata là?
A che fine?
"No, non voglio rimanere tua amica. Io non sono una tua amica. Credo di non esserlo mai stata. Perché dovrei iniziare ora? E soprattutto perché dovrei esserlo con una persona di cui non mi fido minimamente? Tra noi non c'è amicizia, non c'è più niente."
Cosa ho detto? Cosa ho fatto? Perché apro la bocca senza pensare prima alle conseguenze?
"E cosa siamo allora?"
Cosa siamo? Perché questo plurale? Siamo. Io sono Marilyn. Tu sei William. Iniziamo ad utilizzare i singolari.
"Conoscenti."
Non so se ho fatto l'errore più grande della mia vita, o se ho preso la decisione migliore che potessi prendere. So solo che è finita. Finalmente abbiamo, ho, messo un punto. E se ora sto piangendo è solo perché mi mancano i momenti felici che ho trascorso con lui. Che a dir la verità sono veramente pochi.
Sono solita cambiare dopo una rottura di qualsiasi tipo, per levarmi di dosso tutto ciò che mi tiene legata a quel brutto momento. Ma sta volta in cosa cambio?
Mentre rifletto abbraccio l'orsacchiotto che mi aveva regalato, mi sistemo per bene sotto le coperte e con una ciocca in mano inizio a giocherellare con i miei lunghi capelli, arrotolandoli e disfacendoli. Non faccio un taglio drastico da cinque anni. Forse è giunto il momento di smetterla di farmi chiamare Rapunzel mora.
Il sonno inizia a farsi sentire e forse è giunto il momento di lasciare un po' di pace alla mia mente.
Proprio mentre sto per addormentarmi vibra il telefono. Una volta sola. Una notifica. Una richiesta d'amicizia su Facebook da un certo Lucas. L'avevo già visto, ma non saprei dire precisamente dove. Prima di accettare controllo il suo profilo. Che grande invenzione Facebook. Sfoglio qualche foto e mi accorgo che sta nella mia stessa scuola ed è dell'ultimo anno. Un gran bel ragazzo. Complimenti alla mamma. Accetto la richiesta e gliela mando a mia volta. Guardo l'orologio, segna le 3:40am, blocco lo schermo e mi addormento stanca stremata.

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