Capitolo uno

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Quella notte Michael non faceva altro che girarsi e rigirarsi nelle coperte che avevano assunto forme strane e decisamente scomode a causa dei suoi movimenti bruschi. Si alzò di soprassalto e riuscì appena a vedere la sua immagine riflessa al piccolo specchio di fronte al suo letto, quasi sbiadita a causa delle lacrime salate versate la sera precedente.
Al solo pensarci riusciva ancora a percepire quel doloroso bruciore agli occhi e quel nodo irritante alla gola che gli impediva di sorridere e vivere liberamente come un normalissimo ventenne.
Come aveva potuto arrivare a ridursi in quello stato?
I suoi sogni delle ultime due settimane non erano stati costellati dalla musica, da un piano, o da spunti di canzoni che subito poi avrebbe tramutato in opere d'arte il giorno seguente e lui si sentiva maledettamente solo in quelle gelide sere invernali. Quell'immagine, che per anni si era sforzato di dimenticare con tutto l'impegno possibile, si era all'improvviso ripresentata nella sua vita, stravolgendola, come quando entrata per la prima volta. In male, certamente. La sera faticava ad addormentarsi a causa degli incubi per i quali assumeva comportamenti non da lui, non da Mika, comportamenti che lo portavano ad allontanarsi dalle persone che più amava e Michael mai se lo sarebbe perdonato.
Fece per alzarsi col busto dal letto che, mai come quel momento, gli pareva incredibilmente scomodo.
Ma una lenta e straziante fitta allo stomaco lo fece stendere nuovamente sul cuscino imperlato dalle goccioline di sudore che quelle ore aveva seminato a causa dei suoi terribili incubi. Decise comunque di alzarsi capendo che, nemmeno quella notte, sarebbe riuscito a prendere sonno.
Si alzò dal suo letto e mise i calzini, facendo attenzione a non disturbare suo fratello Fortunè che beatamente dormiva al suo fianco con un cipiglio vispo sul volto.
'Chissà cosa sogna', sussurrò il riccio. Michael era sempre stato attratto dai sogni, li riteneva frammenti invisibili di persona che nelle ore di luce mai sarebbero riusciti a salire a galla. Come un pozzo. La notte era semplicemente il buio del pozzo. Non ci sarebbe stata nessuna persona a tirare l'acqua con la carrucola se non l'oscurità.
Ma da quando la luce dei suoi sogni era stata gravemente sostituita da due occhi azzurro ghiaccio, cominciò a dubitare dell'ammirazione e della profonda curiosità che nutriva nei loro confronti. Non avrebbe voluto trovarsi faccia a faccia con i suoi incubi, avrebbe sicuramente perso la partita.
Passò una mano nei suoi indomabili ricci, e sospirò notando che erano completamente bagnati dal sudore.
Non si riconosceva; avrebbe volentieri tirato un pugno allo specchio che ritraeva la sua immagine, l'immagine che pareva solo uno brutto scarabocchio di ciò che sarebbe voluto essere. Vedeva semplicemente un ventenne amareggiato, con decisamente troppe occhiaie, perso nell'ordinarietà della sua vita.
Si avventò verso la cucina e inciampò quasi nel tappeto a causa dei suoi movimenti maldestri per poi maledirsi per la sua goffaggine.
Mise a bollire l'acqua come per farsi una camomilla, con la speranza che sarebbe riuscito a sovrastare i suoi brutti pensieri che lo opprimevano, impedendogli di respirare.
La bevve velocemente e non fece caso a quanto fosse bollente, voleva solo svegliarsi e fissare il sole. Il buio non gli era mai piaciuto e la notte gli faceva gravemente paura.
Diede un'occhiata fugace all'orologio e sospirò sommessamente quando notò l'ora. Le tre di notte. Eppure a lui sembrava passata un'eternità da quando era riuscito a socchiudere gli occhi senza mai dormire realmente.
Era stufo di passare in bianco ogni singola notte.
Passò per il letto di Fortunè, sorrise e, notando il petto scoperto, gli rimboccò le coperte. Voleva un bene dell'anima al suo fratellino.
Decise di mettere una felpa sopra il pigiama visto che il clima invernale notturno gli faceva spuntare sommessi brividi sulla pelle.
Dopo pochi minuti passati a pensare, le sue pupille si chiusero di scatto, ma due occhi azzurri non vollero lasciarlo in pace nemmeno quella volta.

Nightmares. || MIKADove le storie prendono vita. Scoprilo ora