Capitolo tre

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Mika non disse una parola, o almeno non riuscì a farlo. Si sentiva come rapito da quegli occhi magnetici, che ferivano più di un qualsiasi potente pugno allo stomaco. Passò minuti che gli parvero interminabili ore a contemplare il ragazzo davanti al suo sguardo e si rese conto che i tanti anni passati non avevano assolutamente modificato i suoi tratti. Aveva sempre un cielo al posto delle pupille, capelli biondi più lunghi sparsi sulla fronte in modo spettinato e il mento ricoperto da una peluria che lasciava intravedere la voglia di lasciarsi crescere un po' di barba.
Michael, colpito da un istinto di irrazionalità, passò lo sguardo sulle sue labbra e come attratto da una calamita, cominciò a scrutarle come farebbe un cane alla ricerca del proprio osso. Gli venne quasi da passarci un dito, teneramente; sembravano morbide, soffici, da baciare. Si ritrovò per un istante a paragonarle a quelle di Christine per poi maledirsi dei suoi stessi pensieri perversi.
Davanti al suo sguardo si innalzava la figura che aveva trasformato la sua vita in un qualcosa quasi più amaro di un lieto fine mancato.
Mika era morto l'istante in cui gli occhi di Andreas avevano incontrato i suoi per la prima volta; sembrava volessero trovare qualcosa di bello, qualcosa da scoprire, come un tesoro, facendo tristemente illudere il proprietario.
Il più delle volte la gente era affascinata dal colore indefinito degli occhi di Michael, ma nessuno aveva mai provato a leggerli. Di solito le cose difficili spaventano le persone e leggere l'anima di Mika, conservata all'interno di due pupille caramello, sarebbe gravemente complicato per chiunque.
Aveva davanti agli occhi la persona per cui aveva finito le lacrime, la ragione dei suoi occhi rossi, delle sue notti insonni; il motivo di ogni sua frustrazione, di ogni suo
malessere.
Il ragazzo che aveva dinnanzi gli aveva strappato via l'infanzia con una voracità spaventosa.
E adesso, trovatoselo davanti, il riccio non riusciva a capire per quale motivo avesse soltanto una terribile e insana voglia di accarezzargli le labbra.
« So che sono bello, ma se continui a fissarmi ancora un po' finirai col consumarmi » sputò il biondo, con un ghigno sul volto, scatenando la risatina sarcastica del compagno che aveva a destra.
La vittima, vale a dire il ragazzo pedinato, approfittò di quei pochi istanti di pace per scappare, ringraziando con una pacca veloce sulla spalla la persona che gli aveva salvato la pelle.
« Sai, è strano che tu sia ancora qui a fissarmi, piccolo; qualche anno fa ti bastava sentire la mia voce per fuggire a gambe levate » continuò il ragazzo biondo accentuando il suo forte accento greco. Mika non poté non notarlo e questo gli provocò una piacevole sensazione alla bocca dello stomaco.
Cosa gli stava succedendo?
« Sono venuto solo per salvare quel povero ragazzo, non mi aspettavo di vederti; ma d'altronde una persona come te non sa fare altro se non questa merda. Dove mi aspettavo di trovarti? Al cinema, magari? »
Quello di Mika non sembrava un vero e proprio faccia a faccia con Andy, quasi un monologo fatto a se stesso. Continuava ad agitare le mani furiosamente sputando parole a caso e qualsiasi persona esterna alla situazione lo avrebbe certamente preso per uno psicopatico.
« Mika, hai fatto l'eroe e lo apprezzo; possiamo andare ora?
È quasi ora di pranzo, tua madre si preoccuperà di certo! »
La voce di Christine alle sue spalle fece ricordare a Mika che anche lei aveva assistito a quella specie di monologo delirante, e una volta tornati a casa avrebbe sicuramente voluto qualche spiegazione.
Andy rise beffardo e diede un calcio al terreno sotto i suoi piedi, per poi bere un sorso d'acqua dalla bottiglia di plastica che aveva in mano.
« Mi ha fatto bene rivederti, ricciolino; guarda che cambiare città non ti rende immune da ogni problema ed ora non hai più dieci anni, quindi evita di scappare di nuovo tra le braccia della mammina » continuò a sbraitare ironico Andreas per poi girare i tacchi e andarsene seguito dall'amico che, come una scorta, si portava dietro.
Mika era rimasto immobilizzato; da quando aveva udito le ultime sanguinose parole di Dermanis non riusciva a muovere un dito, come se ogni parte del suo corpo si fosse immobilizzata per mezzo di qualche oscura magia nera.
Il cuore, come se sapesse qualcosa che lui ignorava, cominciò a battere all'impazzata.
E a quel punto capì: è proprio vero che prima o poi, l'oceano del tempo ci restituisce i ricordi che vi seppelliamo.

* flashback *

« Vederti inerme a terra mi fa venir voglia di coprire di sangue quel bel volto angelico che ti ritrovi, niente che io non abbia già fatto » tuonò il ragazzo biondo, continuando a girare intorno all'esile figura distesa a terra la quale lasciava intravedere solo un mucchio di riccioli color cioccolato.
« Se non mi consegni immediatamente quella merda che stavi scrivendo, giuro che ti do il resto » continuò il ragazzo biondo, tirando un calcetto leggero al fragile braccio di Michael.
Ma quest'ultimo non fece niente.
Continuò a tenere i suoi fogli in mano e li appoggiò al petto, come se il suo battito cardiaco bastasse a tenerli al sicuro.
Tutta la sua fragile persona era scritta su quella carta, e non avrebbe lasciato leggersi da nessuno se non da se stesso.
« A quanto pare non vuoi capire, vero?
Vorrei tanto leggere quella merda che scrivi e componi davanti a quell'aggeggio con troppi tasti, anche solo per farmi due risate »
Il greco non aveva nessuna assoluta intenzione di lasciarsi sfuggire le emozioni di Michael e quest'ultimo nessuna intenzione di donargliele, anche a costo di mettere in pericolo il suo stesso corpo, la sua stessa persona.
« Visto che non capisci con le buone, chiamo qualche altro mio compagno. Ti va di divertirti, eh piccolo? »
Il ragazzo occhi cielo prese il cellulare dalla tasca e iniziò ad armeggiarlo distrattamente sussurrando un ' e allora divertiamoci ' per poi allontanarsi dalla figura inerme di Michael.
Quest'ultimo ne approfittò per fuggire ma uno straziante dolore dovuto ai pugni alla testa lo fece stendere nuovamente sull'asfalto.
Era un semplice ragazzo sedicenne, avrebbe soltanto voluto essere felice.
La chiave della sua felicità si conservava appunto nelle sue piccole composizioni, canzoni che scriveva ogni giorno.
Non era un ragazzo molto socievole, non aveva mai parlato molto, ma la musica riusciva a farlo uscire dalla sua bolla meglio di qualsiasi altra cosa, facendogli creare universi paralleli in cui si perdeva ogni volta, ed era felice di farlo.
Li preferiva di gran lunga alla realtà.
Si trovava in un bosco, erano quasi le cinque del pomeriggio e il sole era ancora presente all'orizzonte. Quasi come se la luce di quest'ultimo fosse un motivo in più per reagire, si fece forza sulle mani per poi alzarsi da terra.
Andy era ancora vicino ad un dirupo ad armeggiare il cellulare e non si accorse della fuga del sedicenne.
Mika camminò piano sulle foglie, come se stesse camminando sul vetro.
Tanto sangue gli scorreva dal naso ma lasciò perdere, non gli importava.
La sua umile casa era poco distante da quel luogo ormai divenuto maledetto per lui, quindi cominciò a correre.
I capelli ricci, indomabili, gli coprivano la visuale impedendogli di vedere bene la strada.
Lui voleva solo tornare a casa.
Durante la sua corsa immaginò più volte la reazione di Andy, e magari le sue urla nel non vederlo più a terra, inerme.
Con le lacrime agli occhi, quelle fastidiose gocce che costantemente gli abitavano il ciglio, varcò la porta di casa e si lasciò cadere contro essa.
Non vide più nulla e i secondi successivi furono pervasi da un insano sfondo nero. Percepì solo le mani della madre stringerlo e la sua calda voce che lo assicurava che tutto sarebbe andato bene.

* fine flashback *

Mika era ancora immobile, i piedi piantati a terra come attratti da una colla insulsa.
Non si accorse della presenza di Christine che continuava a scuoterlo e richiamarlo.
Si lasciò cadere sul prato e rimase inerme, come anni prima in quel boschetto.
Ma quella volta non c'erano i suoi fogli, non c'era la sua anima trascritta a proteggerlo.
E nemmeno la ragazza che aveva dietro riusciva ad infondergli tranquillità.
Era completamente solo.
Gli facevano compagnia solo quei brutti ricordi, che battevano dentro di lui come un secondo cuore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 19, 2016 ⏰

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