Sono sempre stato scettico con me stesso. Non ho mai creduto troppo in me, non ho mai pensato di potercela fare. C'ho sempre provato, quello sì, ma in fondo non avrei mai pensato che tutto questo potesse essere mio, e solo mio.
Eppure gliel'avevo sussurrato con gli occhi già dal primo incontro, che noi due difficilmente saremmo potuti essere amici. Lei pensò lo dicessi a causa dei nostri caratteri di merda. Cavolo, quanto siamo simili io e lei, orgogliosi fino al midollo, testardi come muli. I nostri cuori vibrano forte d'amore e si sgretolano con facilità ma nessuno riesce a vederlo, perché quei cuori li abbiamo nascosti sotto una corazza impossibile da rompere. Per questo ci scambiano per arroganti, maleducati. Ma la verità è che non hanno capito un bel niente.
Ho fatto sempre una vita di merda, me la sono sempre cavata. Sono sempre stato la pecora nera di ogni situazione, in famiglia, a scuola, nel lavoro. Ho combattuto, quello sì, ma in fondo, sapevo che avrei comunque perso.
Ma poi, un giorno, i miei occhi, tra miliardi di altri occhi, hanno trovato i suoi ed è stato proprio lì che ho iniziato a combattere: avrei lottato fino alla morte se fosse servito, ma questa volta non avrei perso. Questa volta avrei finalmente vinto.
L'ho conquistata piano, lentamente, giorno per giorno, con sotterfugi, parole segrete, sussurri, baci rubati che lei mi concedeva. Quando mi comportavo da stronzo, le sue lacrime mi laceravano l'anima, e quando poi se ne andava, mi lasciava dentro un vuoto incolmabile. Ed è lì, con quella voragine nel petto che ho convinto me stesso e il mondo intero che era quella giusta.
Ci volle un po' per convincerla che io lo ero per lei. Non si fidava. E la capivo, dopo tutto quello che aveva passato, perciò le diedi tempo, tutto il tempo di cui aveva bisogno. "Io ti aspetto" le dicevo.
E l'ho fatto, l'ho aspettata. Ma proprio mentre si stava riavvicinando le ho dato motivo di allontanarsi di nuovo. Una foto comparsa su un social network, che distrusse la speranza che avevo nel riabbracciarla.
In quel momento sentii che, forse, non sarebbe mai più stata mia e feci l'unica cosa che sapevo fare: scrivere.
Stetti giorno e notte con quei fogli davanti, le dita sporche d'inchiostro e le ore passate in sala registrazione. Controllavo il telefono speranzoso di ricevere una risposta ai mille messaggi che quotidianamente le mandavo, ma niente.
Sentivo di aver perso, di nuovo.
Un giorno mi sdraiai sul divano sorseggiando una birretta ricordando quando lo facevo con lei, nei pomeriggi d'inverno, abbracciati sotto le coperte a vederci un film. Che poi il film non lo vedevamo mai perché finivamo ad amarci senza pudore, con tutti noi stessi, fino all'ultimo respiro. Misi un canale di musica e capitò che proprio in quel momento mandarono la mia nuova canzone, sorrisi fiero e continuai a tracannare quella birra. Mi arrivò un messaggio, lo aprii con sufficienza sicuro fosse mia sorella che mi chiedeva di andarla a prendere da qualche parte con la macchina. E invece, appena vidi il nome del mittente, persi un battito.
"E questa?"
"E' tutta tua" digitai velocemente.
Da quel giorno, non me la sarei fatta sfuggire di nuovo, ci misi un po' a riconquistare la sua fiducia ma ci riuscii e iniziammo ad amarci come mai avevamo amato nessuno prima.
Cercavamo di tenerci nascosti dalle telecamere indiscrete, a me poco importava, in fondo, ma lei la rendevano nervosa e intrattabile, forse perché molto spesso avevano violato la sua vita e l'avevano sbattuta in copertina senza ritegno.
Un giorno rientrai a casa tardi, ero stato in casa discografica più del previsto, la trovai seduta al tavolo con lo sguardo perso.
"Che è successo?" le chiesi visibilmente preoccupato.
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Unica, infinitamente mia.
Cerita PendekCosì, viaggiando nel tempo, nei giorni, conosci milioni di anime. Ci parli, sorridi, le guardi, di tanto in tanto ti fermi, ricambi gli sguardi. Poi però riprendi il tuo cammino. D'improvviso ne incontri una che stravolge il senso del tuo percorso p...