Michael
Quel giorno non avevo nulla da fare, così andai in un locale a bere un po', tornato in camera mi buttai sul letto a leggere. Erano circa le 19.20 quando qualcuno venne a bussare, quando aprii mi ritrovai davanti il biondo ramato della notte scorsa, era in imbarazzo, ma sapevo perfettamente perché era venuto... si chiamava Allan e aveva un anno più di me, mi piaceva...ci sarei uscito volentieri, ma come amico. Fatto sta che dopo quella sera mi diede il suo numero, sapevo di piacergli, volevo giocare ancora un po' con lui...
Il giorno dopo c'era scuola, ma non ci andai...avevo già comunicato ai professori che sarei partito per una settimana, perciò quella mattina rimasi in camera a dormire...non vedevo molto...era tutto bagnato, tutto zuppo...il fiume, Cat, mio padre che annega... mi svegliai tutto sudato, non capivo nulla...era solo un incubo, ma era brutto...di sogni come quelli per fortuna ne facevo pochi, oramai da tantp tempo. Mi capitava una o due volte all'anno, ma le rare volte che succedeva rimanevo sconvolto...mi alzai ed andai in bagno a sciacquarmi la faccia. Tornai nell'altra stanza e raccattai alcuni vestiti per poi andare in bagno a farmi la doccia.
Ero entrato in doccia alle 15.00 ed ero uscito verso le 16.30...il tempo era volato via. Dopo la doccia decisi di farmi un giro.
Ero al mio parco preferito, non troppo lontano dal college. Mentre passeggiavo vidi un cane che correva e quello che probabilmente doveva essere il suo padrone, gli stava dietro; feci uno scatto ed afferra i il guinzaglio, per poi porgerlo all'uomo che poco prima stava correndo. "Grazie.." mi sorrise lui e io dissi:"Dovere!" Dopo avergli dato la mano mi incamminai verso una panca, ma qualcuno mi venne addosso:"Cazzo! Scusami!" strillò la ragazza dall'aria familiare davanti a me... "No, é colpa mia, avevo la testa da un'altra parte." in realtà non era vero, ma dovevo trovare una scusa per non far sentire in colpa questa stupenda ragazza che aveva un'aria vagamente familiare... "Mi disp-" la interruppi:"No, no dispiace a me, davvero. Facciamo così, ti offro un caffè, va bene?" Lei rispose:"D'accordo...mi arrendo, grazie." mi sorrise...quel suo sorriso così dolce...mi avviai verso un bar vicino, subito fuori dal parco e lei mi seguiva.
Arrivati al bar andammo al bancone ed ordinammo due caffè, dopodiché la squadra i da capo a piedi: era vestita semplice, ma elegante e aveva delle curve fantastiche...poi c'era il suo viso semplicemente perfetto. Speravo proprio che non andasse al mio stesso college, perché lì la mia reputazione era quella del ragazzaccio che si porta a letto tutti, ma purtroppo fui sfortunato, perché dopo averle detto:"Allora...non ti ho mai vista qui in giro..." lei rispose:"Oh...mi sono trasferita qui dall'America da poco...vado al college qui vicino." La sfiga totale era con me..."Davvero? Pure io!" E le sorrisi per finta, aggiungendo, poi:"Però questa settimana mi sono preso una pausa dalle lezioni, i professori sanno che sono in vacanza con la famiglia ahahah" e risi...rise anche lei, era così bella...ci interruppe l'arrivo dei caffè. "Che strano tipo sei...comunque come ti chiami?" Glielo dovevo dire? Certo! Lei si mise a bere il caffè...pure con quel piccolo gesto di portarsi alle labbra una tazzina era bellissima, mentre pensavo ciò le risposi:"Michael, Michael Penniman" e le tesi la mano, ma dovetti ritirarla dato che lei, quella ragazza belllisima, misteriosa e familiare, si stava quasi per soffocare col caffè e poi quasi urlò:" Quel Michael?" Ero confuso, aveva avuto pure lei quella sensazione di avermi già visto e perciò quando le dissi il mio nome, forse mi aveva riconosciuto...ma lei chi era? "Michael Holbrook Penniman Junior?" Capì, capì tutto, era lei, era lì, davanti a me, quella bambina ormai cresciuta che conoscevo da piccolo era proprio lì...sgranai gli occhi e sussurai:"Cat..." ma non sapevo se mi avesse sentito, prima che lo dicessi, o meglio che lo bisbigliassi, lei era già volata via dal bar ed era già sparita dal mio campo visivo. Io rimasi lì imbambolato a fissare l'angolo da cui era sparita Catherine...quella ragazza...mi era mancata così tanto nonostante fossero passati anni e nessuno sapeva di lei...non avrei mai immaginato fosse diventata così bella, ero innamorato di lei nonostante fossi solo un bambino di 11 anni, l'amavo come nessun adulto abbia mai potuto amare la sua metà, perché l'amore giovane di un bimbo é più sincero di qualsiasi altro...era più che un'amica, era più che una sorella, era la bambina migliore dell'universo e nel momento in cui la rividi quasi dieci anni dopo capì di essere ancora innamorato di lei, ma non potevo dirglielo, non dovevo dirglielo. Ciò che ci divise la prima volta fu la morte di mio padre, ero piccolo ed ero talmente spezzato che dovevo necessariamente dare la colpa a qualcuno dell'incidente che avvenne, perciò incolpai lei e rimasi convinto della stessa teoria per tre anni, finché un giorno la madre di Cat, che era venuta in Inghilterra per lavoro ci disse i fatti raccontati da sua figlia...io pensai sempre a Cat da quando trasferimmo io mia mamma dall'America, o meglio New York, a qui, Londra, ma nonostante mi fu raccontata la sua versione e mi convinsi finalmente a non pesare a lei come la colpevole del triste episodio, non potevo tornare da lei, la lasciai sola comunque...eravamo di nuovo nella stessa città, ma dovevo comunque lasciarla stare. Pagai il caffé e mi avviai al campus...
Ormai era arrivata notte, erano le 3.47 di notte e io non avevo chiuso occhio, avevo fatto pure un'altra doccia alle 2.30 ma niente...
Il giorno dopo e quello dopo ancora li passai in stanza, per la paura di incontrarla. Il giovedì qualcuno bussò alla mia porta:"Ehi! Ci sei? O sei morto? Non ti ho visto questi ultimi due giorni..." Menomale...era solo Allan...lo feci entrare:"Non avevo voglia di fare un cazzo!" "Scusa..." disse lui un po' mogio. "Guardami" alzò lo sguardo e io lo bacia i con molta foga...era l'ideale in quel momento, avevo bisogno di distrarmi... "Allan..." mugolai io, ma lui mo fermò di colpo:"No...mi chiamo Andreas" Lo guardai male spostandomi dalla sua traiettoria, e gli punta i un dito al petto:"Devi essere sincero se vuoi un rapporto con me, chiaro? Perché non mi hai detto subito come ti chiamavi?" "Non ne voglio parlare ora...e...questo non é il colore dei miei occhi" disse indicandoseli e io lo guardai confuso "Vieni" si avviò al bagno e io:"Ma che caz-" "Guarda" mi fece vedere le sue lenti colorate, poi gli guardai gli occhi...erano infuocati da un azzurro glaciale, stupendi...lo baciai di nuovo spingendolo verso il letto, mi piaceva Andreas, mi piaceva molto...ma era tornata Cat...no, in quel momento non avrei dovuto pensarci...
Insomma il giovedì passò bene con Andy...non mi disse perché "nascondeva" gli occhi ed il nome, a scuola si era registrato col nome di Allan Davis, ma i veri nome e cognome erano Andreas Dermanis...la giornata passata con lui non mi fece preoccupare del ritorno di Cat, ma appena uscì dalla mia stanza, mi assalì di nuovo la paura...

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Butterfly
RandomÉ la storia d'amore di chi volete...c'è lui e poi c'è lei...un lungo periodo di amicizia e, poi, un lungo periodo d'odio, li precede e dopo, il nulla...ma ora, da una casualità, da un imprevisto, tutto viene dimenticato , i litigi,le urla, le perdit...