9. The magic is back

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C'era rabbia, desiderio, passione in quel bacio.
Le nostre labbra non smettevano di cercarsi, i suoi sospiri caldi mi arrivavano dritti sul collo, mandando in subbuglio le mie sensazioni.
La lingua di Regina cominciò a farsi spazio fra le mie labbra, entrando in perfetta sintonia con la mia. Più secondi passavano, più i nostri corpi si cercavano. Avrei rischiato di perdermi fra le sue braccia, se Regina non avesse interrotto la sinergia.
Rimase con le spalle al muro, le mani sui miei fianchi scoperti e con la fronte poggiata alla mia. Sorridemmo all'unisono, facendo sfiorare leggermente le nostre labbra.

«Emma, non pensavo che avessi così tanto bisogno di vedermi, questa sera..» disse respirando profondamente, conseguenza delle emozioni provate poco prima. La sua eccitazione riempiva la distanza insieme ai nostri respiri.

Avvolsi le braccia attorno al bacino di Regina, spingendola maggiormente verso di me.
«Ed io non pensavo che tu potessi arrivare a credere che io fossi capace di desiderare altre labbra che non siano le tue.» terminai la frase dandole un ultimo, tenero, casto bacio.

Lasciai la presa, il che rese evidente il conseguente barcollamento di Regina, preda delle sensazioni ancora vive in lei.
«Ho perso il controllo questa volta, non permettere che accada nuovamente o le conseguenze saranno ben più drastiche.» dissi con fermezza guardandola dritto negli occhi.

«Ah sì, signorina Swan? E per "conseguenze" cosa intende, di preciso? Sa, sono il sindaco di questa città, non vorrei che una forestiera mettesse in subbuglio i miei piani!» una scintilla di malizia accese i nostri sguardi.
Le sue pupille si dilatarono, lo sguardo divenne più buio ed intenso.

Mi avvicinai nuovamente a lei, stuzzicata dalla sua richiesta. Regina cominciò ad indietreggiare, poggiandosi nuovamente con le spalle al muro. Mi invitò ad avvicinarmi maggiormente, il suo corpo mi desiderava.
Levai il mio giubbino e lo lasciai cadere sul cemento freddo. L'aria altrettanto fredda si poggiò lentamente sulle mie spalle, facendomi rabbrividire. Infilai le mie braccia sotto la sua giacca, raggiunsi la sua schiena e la percorsi lentamente con le mie mani.
Avvicinai le mie labbra alle sue, i respiri diventarono decisamente più intensi, distanziai le labbra per accogliere le sue quando una voce poco distante ci fece tornare sulla terra.

«Emma?» Henry apparve decisamente preoccupato, o meglio, sconsolato.
«Dove sei finita?» disse alzando ancor di più la voce. I suoi passi diventavano sempre più sonori.

«Qualcosa mi dice che i miei piani non verranno stravolti, questa sera.» sussurrò Regina sulle mie labbra, con aria di sfida.
Prese le mie braccia e le distanziò dal suo corpo, spingendomi qualche passo più indietro.

Ritornare al freddo impatto di Storybrooke così drasticamente mi rese inerme.
Regina si abbassò per raccogliere il mio giubbino e me lo porse con eleganza.
«Oh, e tu rappresenteresti l'unica persona in grado di salvare la città da.. me?» un sorriso maligno e quasi ironico le apparse sul viso.

Chiusi gli occhi a fessura ed afferrai in modo scorbutico il mio giubbino. Regina, in risposta, alzò le mani in segno di resa, poi mi indicò la strada per poter uscire dal vicolo cieco.
"Nostro figlio" mimò con le labbra.
Dannazione!
Mi affrettai ad uscire dal vialetto, ed una volta sorpassato il muretto che portava al marciapiede, mi scontrai con Henry che rischiò quasi di cadere. Regina, che mi stava osservando, alzò gli occhi al cielo.

«O-oh Henry, perdonami. A-avevo sentito che mi stavi chiamando e volevo raggiungerti..» dissi in totale imbarazzo, stringendomi il giubbino sul grembo.

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