Chapter 1.

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Capitolo 1.

"Sometimes the ghosts of the night we are ourselves."

Justin's Point Of View:

Chi non si chiede cosa sono i fantasmi?
Penso che tutti almeno una volta nella vita se lo sono chiesti, e ad ogni domanda, c'è una personale risposta.
Mi spiego meglio: per i bambini, i fantasmi sono quelli che escono la notte, quelli che ci perseguitano, quei lenzuoli bianchi che non poggiano i piedi a terra, perché non hanno i piedi.
Per i ragazzi invece, sono i protagonisti dei film horror, delle storie di paura, quelli che servono a far spaventare la gente, gli amici.
Per gli adulti invece è tutta un'altra storia: gli adulti vedono i fantasmi come le anime delle persone a loro care, che sono morte, e che vivono solamente nei lontani ricordi.
Ma alla fine, chi è che sa davvero cosa sono i fantasmi?
Posso solo dirvi che a volte i fantasmi della notte siamo noi stessi.
Ecco, questa è la mia storia: un fantasma, un'anima che vagava da un posto all'altro osservando le persone e divertendosi un po' con loro dato che non aveva niente da fare.
Se ve lo state chiedendo, sì, era brutto esserlo, bruttissimo, orribile oserei dire.
Non provavo più niente, né sentimenti e né niente, solamente perché non me lo ero imposto io. Nessuno poteva vedermi, quindi, chi proverebbe affetto per una persona trasparente?
Ero semplicemente.. Io: io che un tempo ero famoso, io che un tempo ero amato ed acclamato dal mondo, dalla folla, dalla maggior parte delle persone nel mondo.
Ma i tempi cambiarono, la gente si scordò di me, vivevo nei loro cuori ma erano andati avanti tutti; in mente avevo ancora tutti i testi delle canzoni cantate e che avrei voluto cantare.
Dieci anni dopo la mia morte, già era cambiato tutto.
Ogni tanto andavo a trovare mia mamma, mio padre e i miei fratelli a casa. Erano andati avanti, ma glielo leggevo negli occhi che erano distrutti dentro.
Il resto delle giornate erano monotone: stavo sempre con Chaz e Ryan e da qualche tempo andavo tutte le mattine al Megan's; era un bar, ai miei tempi era un negozio di videogiochi.
Ebbene sì, ero rimasto lì, a Stratford. Non mi ero mai mosso di lì ed avevo visto tutti i cambiamenti nel corso degli anni.
Come dicevo, andavo in quel bar perché da qualche mese ogni mattina dal lunedì al sabato, alle 07:30, c'era una ragazza.
Era bellissima: occhi verdi e lunghi capelli marroni.
Non sapevo il suo nome, ma era bella da morire.
Cioè.. Per modo di dire.
Mi piaceva guardarla ogni mattina e notare ogni suo cambiamento: dal trucco ai vestiti, ai capelli: insomma, era bellissima sempre.
Mi divertivo anche a darle i nomi: avevo pensato ad Annah, Rose, Tiffany, Taylor.. Ma non sapevo il suo vero nome.
Erano le 07:26 di un sabato mattina e, come al solito, ero nel bar aspettando l'entrata della mia adorata ragazza.
A 'e trenta in punto, entrò: indossava una camicia bianca infilata nei pantaloni neri a vita alta e delle all star ai piedi anche esse del medesimo colore della maglia.
Sugli occhi aveva il suo solito trucco che consisteva in mascara ed eye-liner e i capelli le ricadevano lungo la schiena.
Mi andai a sedere di fronte a lei per poterla osservare meglio da vicino.
Stava sempre al telefono e mi chiedevo costantemente con chi parlava.
Ad un tratto vidi una ragazza bionda avvicinarsi di colpo al tavolo e mi alzai giusto in tempo prima che si sedesse sulle mie gambe.

*Woah, che diamine ragazza! Attenta alla gente!*  Dissi guardandola male.

"Jess? Senti?" Disse la mia bambola.

Mi aveva sentito? Nah, impossibile.

"Cosa Brayler?"

Brayler.

Ecco il suo nome.
Bello come lei.
Lei era una bambola, sì, una perla, un.. Un diamante prezioso.

"Niente." Sospirò.

"Bene, comunque ragazza oggi è il grande giorno!"

Ghost ▸ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora