Capitolo 23

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{ Ciao a tutti. Il seguente capitolo farà probabilmente schifo, e non lo dico perchè mi aspetto smentite e complimenti rincuoranti, ma perché ho sperimentato anche io per la prima volta nella vita il cosiddetto "blocco dello scrittore". Una cosa che non auguro a nessuno. Ma eccomi qui, ci ho provato e spero possiate gradirlo comunque! Ragazze, un MILIONE DI GRAZIE per le vostre pazienti letture, i vostri voti e soprattutto i bellissimi commenti che mi lasciate. Sono davvero tanto felice grazie a voi che spingete la mia creatività :) Un benvenuto ai lettori che si sono aggiunti! Vi auguro una buona serata, a presto! G. }


« Nelle foto del tuo scorso inverno eri molto più paffutello in viso. C'è poca ciccia su cui affondare il dito, adesso » mugolò Gioia mentre massaggiava il viso di Piero. Tormentarlo dopo aver fatto l'amore era ormai diventato un passatempo irrinunciabile, essendo l'unico momento in cui lui fosse così rilassato da non protestare.

« Non ho capito se era un complimento... » rispose Piero pacifico, mantenendo l'impassibilità di una mummia.

« Mmmh, non so, – tergiversò Gioia pensierosa, osservandolo – mi piaci in ogni caso. Mi piaci anche così, con le sopracciglia non pinzettate »

L'ennesima stoccata per intimargli di lasciarsi intonso come un vero uomo, era ormai rituale.

« Due bruchi sembrano » obiettò, corrugando la fronte ma tenendo ancora gli occhi chiusi.

« Vorrei tenerti segregato qui per un secolo! » commentò lei infine, in un crescendo di voce. Vederlo parte integrante della sua cameretta era quasi un sogno ad occhi aperti. Un sogno in cui riviveva la loro prima volta insieme, proprio lì, ormai tre mesi prima, e ricordava con un sorriso civettuolo notando quanta strada avevano fatto insieme.

Ovviamente i dubbi sul doppiogiochismo di Piero erano ancora lì, relegati in quell'angolo buio della sua mente, ma nel frattempo loro due se la passavano incredibilmente bene rispetto a quel che si era immaginata. Ancora una volta tante paranoie per niente, pensando di doversi avvantaggiare conoscendo in anticipo qualche dettaglio su Piero per non farsi cogliere alla sprovvista. Ciò che giorno per giorno apprendeva da lui stesso era infinitamente meglio, reale e umano. I suoi difettucci? Adorabili. Comportamenti da celebrità dai risvolti imbarazzanti? Inesistenti, almeno con lei. Certo, c'era chi si svegliava con il canto del gallo nel pollaio mentre lei beneficiava di quello di un tenore sotto la doccia. Ma ormai ci era così abituata da volergli infilare una ciabatta in bocca, pur di tornare a dormire indisturbata.

« Non puoi, perché stasera ho la cena a cui tu non vuoi venire... » la rimbeccò aprendo un occhietto.

« Ma sì, è una cena di lavoro e io che c'entro? Stasera archivio le cose dell'università e faccio pulizia » improvvisò lei. Finalmente quel giorno aveva trovato il coraggio di concludere la sua sterile carriera, anche per quello si erano trovati per festeggiare insieme. A modo loro.

« Cena di piacere e di lavoro... Ma fai come preferisci » si arrese Piero, cercandola a tentoni con una mano e accontentandosi di trovare solo un gomito da accarezzare.

« Noi ci rivediamo dopodomani » dichiarò Gioia conciliante, in conclusione. L'indomani i ragazzi si sarebbero esibiti a Marostica, ma il giorno seguente sarebbero tornati in Romagna per cantare a Cervia, dove lei avrebbe potuto raggiungerli.

Piero annuì e protese le labbra aspettandosi un bacetto. Ovviamente Gioia non indugiò a darglielo, e dopo la pausa di una carezza dalla tempia al mento già era tornata ad unire le loro bocche in qualcosa di molto più profondo e sensuale. Giusto perché in lei fomentava ancora la soddisfazione per l'ora focosa passata a sudare insieme sulle sue nuove lenzuola.

« Ma quanto bella sei? » chiese Piero retoricamente, la stessa luce negli occhi che si sentiva lei guardandolo percorrere i tratti del suo viso che, ne era sicura, doveva essere allucinato.

Quel Leggero Brusio (#PieroBarone)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora