2. Armonia di suoni

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Aprì gli occhi all'improvviso: si era appisolata. 'No, Ele, non devi addormentarti proprio ora: devi studiare', le suggerì la sua coscienza.

Era venerdì. Era passata un'altra settimana. Uguale a tutte le altre, diversa da tutte le altre.

Solita routine, soliti impegni, solite telefonate da casa ad orari stabiliti, solito cielo grigio.

Nuovi pensieri, nuove sensazioni, nuova musica, nuovi desideri.

Il tutto per colpa di due ragazzi, delle loro chitarre e delle loro voci.

Non aveva fatto altro che pensare a quelle due persone, per tutta la settimana. E adesso era di nuovo su un treno, sempre diretta verso Londra, stavolta verso Camden Town. Non avrebbe dovuto prendere quel treno e rinunciare a quelle preziosissime ore di studio, però una forza impellente dall'intensità incontrastabile l'aveva trascinata fino alla stazione, con ancora la borsa piena dei libri che aveva usato quel giorno all'università. La stessa borsa conteneva anche un pigiama e un cambio, questa volta. Era programmato. Ma programmato da chi? Sempre qualcuno che sicuramente Elena non conosceva, un'entità che risiedeva nel suo subconscio e che aveva deciso che non c'era più scampo: doveva incontrare di nuovo quei ragazzi. Dunque, stavolta aveva prenotato una camera in un piccolo bed & breakfast vicino Camden Town, in modo da essere più vicina al locale e da non dover dormire sul treno tornando a casa. E quindi cosa fece? Si addormentò all'andata. Così anche quelle tre ore e mezza di viaggio che avrebbe potuto dedicare allo studio le passò a dormire ed andarono completamente sprecate.

Il treno si fermò dolcemente: era a Londra.

Era partita con un'ora di anticipo, considerando che la settimana precedente era arrivata a concerto già iniziato. Stavolta doveva essere puntuale. Prese la sua pesantissima tracolla e scese dal treno. Il suo passo era veloce, pieno di emozione, quasi come se stesse andando al suo primo appuntamento con il ragazzo dei suoi sogni: e invece no, l'amore non c'entrava nulla. O forse sì, ma un altro tipo di amore. L'amore per l'arte.

Suonò all'indirizzo che aveva letto sul cellulare. Un vecchio signore le aprì e, con fare gentile, la scortò fino alla sua camera. Disse molto poco, doveva essere un uomo silenzioso. Le uniche parole che uscirono dalla sua bocca riguardavano un foglio all'interno della stanza su cui Elena avrebbe trovato tutte le indicazioni necessarie: orari della reception e della colazione, numeri di emergenza.

Una volta sola, posò la borsa sul piccolo scrittoio situato a sinistra dell'ingresso e si sedette sul letto. Controllò il cellulare, dopo di che iniziò a prepararsi. Si concedette una lunga doccia calda, che le servì parecchio per riprendersi dalla giornata stancante. Queste visite a Londra cominciavano a piacerle, a farla sentire più viva. Indossò dei jeans neri a vita alta, una maglietta bordeaux a maniche lunghe aderente e sopra un maglione nero con il colletto tempestato di pietre nere. Ai piedi i suoi anfibi bordeaux. Si truccò con un po' di attenzione, come se, tornando all'immagine dell'appuntamento con l'uomo dei suoi sogni, dovesse per qualche motivo fare colpo. Mangiò un panino che aveva comprato subito prima di salire sul treno ad Exeter, dopo di che uscì.

Il pub stavolta era ancora più piccolo, ma forse l'atmosfera più raccolta era l'ideale per far risaltare al meglio quelle due voci magiche. Chiaramente, non voleva disturbare i due artisti impegnati nel soundcheck, momento fondamentale prima di un'esibizione, quindi decise di non andare a salutarli prima del live. Ordinò la sua solita Tennent's e si sedette al bancone, posto perfetto per godersi il concerto in tranquillità. C'era parecchia gente, sicuramente più della settimana precedente. Il caldo iniziava a farsi sentire nel locale gremito di persone, nonostante fosse una notte abbastanza fredda. Poi iniziarono. Le luci si fecero più soffuse e, stavolta, il rosso divenne il colore predominante. Aspettandosi le due chitarre e i due microfoni, Elena rimase momentaneamente stupita quando invece notò sul palco una batteria, un grosso amplificatore e una pedaliera molto ricca di effetti. Si incantò ancora di più quando vide nuovamente Alessio e Gennaro, il primo con delle bacchette in mano, il secondo con una chitarra elettrica, salire sul palco e prendere posto. L'asta del microfono era posizionata lateralmente. Gennaro le si avvicinò e disse, quasi a bassa voce (ma tutti lo sentirono, poiché era calato il silenzio): "Good evening London, we are Alex and Genn from Italy and this is Urban Strangers". Poi spense il microfono, si allontanò e collegò la sua chitarra all'amplificatore ed alla pedaliera.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 20, 2016 ⏰

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