Prima parte

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Prologo.

Camminava lungo il marciapiede parzialmente illuminato di una buia stradina di Exeter.

Ai piedi indossava degli stivaletti marroni di pelle, per contrastare l'eventuale pioggia che - per fortuna - quel pomeriggio non aveva ancora turbato la piccola città britannica quasi sempre bagnata da gocce silenziose. La giornata era trascorsa tranquillamente, scandita dall'ordinaria routine degli studenti fuorisede. Lezione, pranzo, lezione, biblioteca, casa. Tuttavia era venerdì, dunque, dopo l'ultima lezione, decise di andare a casa a rinfrescarsi per poi uscire di nuovo.

Non aveva ancora fatto amicizia, nonostante fosse lì da ormai quasi due settimane. La Freshers' Week, la settimana di accoglienza alle matricole, era finita e i party alcolici o le serate in discoteca non erano certamente il tipo di evento che attirasse la sua attenzione. In compagnia della sua musica, dei suoi libri e delle sue infinite lettere in arrivo da casa si consolava così Elena. Passeggiando solitaria e godendosi quel panorama cittadino che da tanti anni sognava di vedere ogni giorno.

Arrivata a casa, andò velocemente in bagno per cercare di sistemarsi dopo una giornata passata in giro e mangiò qualcosa. Si svestì si vestì si truccò e, infine, uscì.

I suoi capelli nerissimi si confondevano con il buio della stazione, le sue gambe magre erano coperte da spesse calze anch'esse nere per contrastare il freddo di quella sera inglese.

Finalmente salì sul treno e si sedette. Tirò fuori il suo libro, Fight Club di Chuck Palahniuk, e si immerse nella lettura di quelle folli pagine. Erano le 6 ed era già buio almeno da un'ora, la aspettavano ben tre ore e mezza di treno. Nessuno dei suoi colleghi dell'università andava mai a Londra poiché troppo distante, ma per lei il tempo era relativo. Molto spesso qualcosa vale di più dei soldi o del tempo che si "perde" per poterla fare.

Quando mancavano soltanto venti minuti al suo arrivo chiuse il libro, ormai oltre la metà, e accese il cellulare. Cercando un po' in giro tra i vari social network, le capitò davanti una pagina facebook che parlava dei gig della serata, ovvero i concerti. Ne scelse uno, forse a caso, forse no.

Scesa dal treno alla stazione London Paddington, si avviò verso la zona dove passavano le metropolitane, sempre nella stessa stazione, e continuò il suo lungo viaggio verso il quartiere di Shoreditch. Dopo due cambi di metro, finalmente giunse a destinazione. Non era mai stata in quel quartiere, ma si accorse subito che, nonostante gli enormi palazzi di recente costruzione e che sembravano solamente grandi contenitori di uffici grigi dalle piccole finestre, c'erano alcune strade secondarie che portavano verso un'area piena di localini dalle insegne colorate, da cui uscivano musiche di ogni tipo. Sempre sola, con il suo giaccone e la sua maxi sciarpa, seguì le indicazioni di Google Maps fino ad un pub meno illuminato, situato in un vicoletto. Sbirciando dalla vetrina, notò una trentina di persone, alcune assorte dalla musica, altre impegnate in futili conversazioni davanti ad un boccale di birra.

Entrò, e la musica la pervase. Così come due paia di occhi e poi tre colori: blu, marrone scuro e un verde acido che ricopriva tutto, anche i suoi pensieri.

                  

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Grazie per aver letto fin qui, tutto questo per me ha un significato particolare. Sono una studentessa di Ingegneria, non una scrittrice, ma ho sentito il bisogno di scrivere.

Spero vi piaccia!

Mari

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Ultima parte, acustica. || Urban StrangersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora