Remember

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-Tu eri molto piccola, avevi 3 anni, non lo puoi ricordare.
Lui era bello, indubbiamente e obbiettivamente bello. Nessuno avrebbe potuto dire il contrario.
Aveva gli occhi scuri e i capelli altrettanto, la mascella sembrava scolpita nel marmo come qualche statua greca; era parecchio alto e, soprattutto a causa del suo fisico muscoloso, riusciva ad intimorire chiunque.
Non c'era un termine per definirlo: era semplicemente particolare.
Lui era diverso da tutti i ragazzi che conoscevo.
Era il preferito dei professori, aveva quasi tutte A, eppure, appena suonava l'intervallo, usciva nel cortile insieme a i suoi amici per fumare una sigaretta e cantare le solite canzoni di band spesso a me sconosciute, con la sua aria da motociclista rocchettaro. Ma poi lo conoscevi, e capivi che era tutta apparenza. Dopotutto l'aspetto fisico non è la cosa più importante, però è la prima cosa che si nota in qualcuno.
Era il ragazzo più dolce del mondo e anche stupido come pochi. Una volta per rimorchiarmi mi chiese se il nonno fosse un ladro, e si giustificò dicendo che lo chiedeva perché avevo dei diamanti al posto degli occhi. Penso di non aver mai riso così tanto, come dopo quella frase.
Era... è difficile da spiegare... il ragazzo migliore che potessi desiderare.
Prima di accettare di uscire con lui l'ho fatto soffrire tre mesi, ma poi sono crollata davanti al suo fascino.
Per il nostro primo appuntamento decise di portarmi nel suo nascondiglio segreto, una piccola grotta che affacciava sul mare. Aveva preparato tutto: c'erano delle candele ad illuminare tutto, uno stereo per creare atmosfera e un telo da mare con un cestino da picnic sopra. Era tutto perfetto, non lo dimenticherò mai.
Dopo mangiato ci stendemmo sul telo, lui mise un braccio sotto la mia testa e guardammo le stelle tutta la notte. All'alba confessò di amarmi ed io ero così felice, avrei voluto che quel momento non finisse mai.
Ancora oggi sono sicura che quella è stata la serata più bella di tutta la mia vita.
Ci mettemmo insieme e passammo dei momenti bellissimi, mi fece conoscere emozioni che non sapevo nemmeno di poter provare.
I miei ricordi preferiti sono le giornate passate a casa a parlare del nostro futuro. Mi diceva di volermi sposare un giorno, di voler passare tutta la vita con me, di volere anche dei figli.
Io lo amavo così tanto- Raccontò la giovane donna, mentre tra le braccia teneva Georgie, la figlia della sorella, che aveva appena 16 anni.
-E poi?- chiese Georgie singhiozzando.
Mckenzie sospirò.
-E poi gli arrivò quella chiamata. Lui doveva partire, non potevo proibirglielo. Ci lasciammo e poi...-si fermò Mckenzie non finendo la frase. -....lui mi manca così tanto.-
Allo stesso tempo, la nipote adolescente, triste per la rottura con il suo ragazzo, non riusciva a smettere di piangere.

-Mack! Smettila di parlare di me al passato, non sono morto!- la rimproverò Calum che, pochi minuti prima, si era poggiato sullo stipite della porta ad ascoltare la sua ragazza parlare con la nipote.
-A volte mi sembra di sentire la sua voce- riprese Mckenzie in modo drammatico, riuscendo a strappare un sorriso alla ragazzina in lacrime.
Calum alzò gli occhi al cielo e tornò in salotto a guardare la televisione.
-Quel ragazzo era zio Cal?!- chiese Georgie sconvolta dalla storia, non immaginava sua zia Mack senza lo zio Cal. Era piccola quando aveva conosciuto Calum e lo aveva sempre chiamato zio, non ricordava nemmeno il periodo in cui si erano lasciati e pensava che la zia stesse parlando di un ragazzo precendete, anche se conosceva l'amore che Mackenzie provava per Calum.
-Si, tesoro. Tu avevi 6 anni, eri molto piccola. Calum doveva partire con la band e non potevo chiedergli di restare con me, era in gioco il suo futuro. Ti ho raccontato tutto questo perché, se siete destinati, Taylor tornerà e starete insieme. In caso contrario troverai un ragazzo che ti ama davvero. Non fermarti alla prima delusione, mi dispiace dirtelo ma non sarà l'ultima, però questo è quello che ci rende più forte e che tempra il nostro carattere.- finì Mack, asciugando le lacrime della nipote.

Dopo averla tranquillizzata, Mack andò in salotto. Guardò per pochi secondi il suo promesso sposo e poi si sedette accanto a lui, che spense la televisione per dedicarsi al suo grande amore.
"Cal, non puoi nemmeno immaginare quanto ti amo" sussurrò baciandolo, ricordando ogni bel momento passato insieme a lui e pensando a quanti ancora ce ne sarebbero stati.

Dedico questa mini OS alla mia piccola amica Georgie, che sopporta tutti i miei scleri su Michael Clifford e la fisica, sperando di averle tramesso un po' della mia forza (anche se ne ha già tanta) e che le piaccia il finale (visto che mi ha costretto a non amazzare nessuno).

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Remember - Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora