Nuove e vecchie amiche

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«Andiamo?» Domanda Spencer allacciando il cinturino dei suoi sandali altissimi.

«Ma Spencer. Non è ancora presto?» Protesto infilando l'orlo della camicia all'interno dei jeans.

«No.» Si limita a rispondere esuberante. Mi domando quanto per lei siano importanti questi eventi?

Alle diciannove in punto oltrepassiamo le porte della mensa gremita di studenti. Spencer si avvicina al mio orecchio confidandomi che tutti sono al corrente della tradizione della Eaton, motivo per cui al tavolo accanto al nostro c'è la squadra di football al completo intenta a sbavare addosso alle mie sorelle. Lo stesso valeva per la Sigma Tau e le altre confraternite. E dalla luce che noto negli occhi di Spencer mentre allegramente saluta alcuni ragazzi alle nostre spalle capisco che è questo il motivo della sua fretta.
Ci sediamo una davanti all'altra, accanto ad una sua amica di nome Alissa e alla sua compagna di stanza, Nicole.
Improvvisamente sento alla mie spalle la familiare voce del pomeriggio. «Ciao ragazze. Sono Megan, la coordinatrice delle matricole. Adesso rilassatevi e mangiate, per qualsiasi cosa potete fare riferimento a me.» La voce associata al nome mi illumina. Mi volto e la riconosco all'istante: sorride ad alcune ragazze talmente tanto da rischiare una paresi facciale. «Sto cercando una matricola, Amelia River. La conoscete?» Domanda in tono speranzoso.
Mi sta cercando. Ovviamente il nome familiare a cui si riferiva prima è il mio.

«Non è la compagna di stanza di Spencer?» Le risponde una delle ragazze dopo averci riflettuto.

«Si, si. È lei. È arrivata oggi. Ecco, sono sedute lì.» Dice un'altra ragazza indicando dalla nostra parte. Inconsciamente volto lo sguardo appena in tempo per non essere vista da lei, chissà poi perché.
Ci raggiunge velocemente, o almeno alla velocità maggiore che le consentono i suoi tacchi alti. Saluta prima Spencer e Alissa, e poi si presenta a me e a Nicole. La sua espressione cambia appena mi presento.
Megan Foster mi scruta da capo a piedi con i suoi grandi occhi verdi arricciando una lunga ciocca bionda tra il dito indice e il dito medio della mano destra. È esattamente come nei miei ricordi, solo un po' più grande.

Eravamo amiche per la pelle, e non solo. Dopo quella notte di quattro anni fa siamo riuscite appena a mandarci qualche sms per i compleanni e a Natale.

Dalla sua espressione delusa intuisco che non mi ha riconosciuta, in effetti sono cambiata molto negli anni. Sono cresciuta di quasi 15 cm, ho perso ben 14 kg e non porto più i capelli corti pettinati con il gel. Il fatto che io mi sia presentata inoltre non le è certamente d'aiuto.

Quando si congeda da noi le lascio fare solo qualche passo prima di alzarmi e rincorrerla.
«Megan aspetta» Si volta verso di me con il sopracciglio destro alzato. Sempre le stesse espressioni, non è cambiata per nulla. «Non si abbracciano le vecchie amiche?»

Il suo volto si illumina. «Mia? Perché diavolo non mi hai detto subito che eri tu!» Esclama tuffandosi tra le mie braccia. «Quando sei tornata?» Urla stringendomi a sé così forte da togliermi il respiro.

«In realtà sono tornata solo oggi.» Le rispondo liberandomi dalla sua presa e mettendomi a posto un lembo della camicia scappato dai jeans.

«E perché non mi hai chiamata? Potevi dirmelo. Ti pare che scopro che sei tornata dal libro delle matricole.» Sbuffa sventolandomi in faccia un foglio con scritti sopra meno di una ventina di nomi. «E se non fossi stata anch'io alla Eaton? Non l'avrei mai scoperto. Chi altri sa che sei tornata?»

Alzo lievemente le spalle. «Solo i miei ma hanno fatto finta di niente.» Le rispondo fingendo che la cosa non mi turbi.

«Ancora non ti parlano?» I suoi occhi si velano di lacrime, deve fare ancora male anche lei.

«No!» Taglio corto lasciando cadere quella parte di conversazione. Fortunatamente non sembra voler proseguire nemmeno lei.

«Ah! Quando gli altri sapranno che sei tornata e quando ti vedranno? A proposito cosa diavolo ti è successo? Sei uno schianto!» Sorrido appena assecondandola imbarazzata quando mi prende per un braccio e mi spinge a girarmi su me stessa. I suoi fischi attirano l'attenzione dell'intera squadra di football facendomi vergognare non poco. «Non ti riconosceranno mai. Se non ci sono riuscita nemmeno io.» Ride sonoramente mentre una strana luce le attraversa gli occhi. «Ho un'idea assurda. Preparati stasera andiamo al Victrola.» Dalla sua espressione capisco che non accetterà mai un "no" come risposta.

«Victrola? Che posto è?» Le domando non ricordando quel nome.

«Ti ricordi Charlie, il cugino di Harry? Ha aperto un locale da un paio d'anni. Il più in voga del momento, ti piacerà. Ci sarà tutto il gruppo.»

Non ricordo bene questo Charlie, devo averlo incontrato solo un paio di volte, ma ricordo bene Harry Styles. Se anche lui non è cambiato molto come Megan deve essere ancora bellissimo e tanto stronzo.

Siamo cresciuti insieme, io, Harry e Scott. Facevo tutto quello che facevano loro, mi vestivo come si vestivano loro, cioè da maschio. Niente poteva separarci, almeno così credevo. Compiuti i quindici anni capii che Harry non era più solo un fratello per me, ma lui ovviamente non contraccambiava i miei sentimenti. Gli piacevano le ragazze belle, magre, provocanti, tutto quello che non ero io.

Avevo sofferto così tanto.

«Non credo sia il caso.» Balbetto terrorizzata all'idea di rivedere il mio ex migliore amico, nonché primo amore e incubo della mia adolescenza.

«Non si discute!» Mi zittisce prendendomi per un braccio e trascinandomi verso il dormitorio.

Riesco a fatica a starle dietro mentre sale di corsa le sontuose scale in marmo e si fionda all'interno della mia nuova camera.
«Ti aiuto a scegliere cosa mettere, ok?» E senza attendere una risposta da parte mia si tuffa nella cabina armadio.

«Aspetta un minuto...» tento di fermarla «...non sono miei quei vestiti. I miei bagagli arriveranno domani. Tutto quello che ho è qui» affermo indicandole i due piccoli trolley accanto al letto mentre Megan mi guarda come se l'avessi insultata. Chiaramente non contengono nulla se non un'altra camicia, un blaize e un altro jeans: ciò che indosserò per le lezioni di domani.

«Te ne presto uno dei miei allora!» Decreta passandosi il pollice della mano destra sotto il mento e cercando di individuare la mia taglia.

«Ehm Megan, non credo che mi entri un tuo vestito.» Come rafforzativo le indico la mia terza abbondante e la sua taglia prima di seno.

In quell'istante dalla porta rimasta aperta della mia stanza entra Spencer, un ghigno malefico disegnato sul suo volto. «Gliene presto uno dei miei se mi portate con voi. La taglia mi sembra la stessa, le saranno forse un po' corti.» L'ultima frase rivolta più a Megan, l'unica che può estenderle l'invito al locale.

Gli occhi di Megan si illuminano ancora una volta cancellando ogni traccia di delusione. «Ancora meglio se è troppo corto. Hai visto che gambe. Scelgo un vestito anche per te allora» Esulta ammiccando a Spencer che risponde entusiasta di potersi unire a noi.

Un'ora più tardi siamo pronte per uscire. Spencer è adorabile nel suo mini abito giallo limone, i sandali neri col tacco la alzano di ben 16 centimetri. È ammirabile come riesca a camminare sopra certi trampoli, deve odiare veramente la sua altezza. I grandi orecchini a lampadario le danno quel tocco in più e la rendono stupenda. Ma non stupenda quanto Megan. È sempre stata bellissima ma stasera risplende particolarmente con il suo vestito beige, talmente aderente da risultare praticamente una seconda pelle.

Io invece mi sento tutto tranne che a mio agio. L'abito di Spencer è decisamente troppo piccolo per me, talmente corto da riuscire appena a coprire il mio sedere. Il davanti è abbastanza semplice, accollato e morbido, a differenza del retro che è praticamente assente lasciandomi la schiena completamente nuda. I lunghi capelli castani raccolti in un elegante chignon.

«Perfetta! Perfetta!» esulta Spencer battendo le mani per l'emozione. Questo Victrola deve essere proprio bello per esaltarla così.

«Non ancora» la ammonisce Megan, passandomi un paio di décolletté rosse di vernice con tacco a spillo e un'enorme collana dello stesso colore. «Adesso sei perfetta!»

«Victrola stiamo arrivando.»

THE RACERWhere stories live. Discover now