Cap. 1

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"Christina, saresti così gentile da passarmi quel libro?" ghignò la voce di Alexandra, la mia matrigna.
"E già che ci sei fammi un thè verde, grazie." Che odio.
La mia estate non è incominciata nel migliore dei modi: sono stata licenziata dal mio lavoro di barista perchè "sogno troppo ad occhi aperti", il mio ragazzo, Mek, mi ha lasciata e, a causa del viaggio di lavoro di papà, abito in casa da sola con Alexandra e sono diventata la sua "schiavetta".

Le porgo il libro e vado a preparare il thè, quella miscela ha un odore terribile.
Mi squilla il telefono: è Janelle, una delle mie "amiche". In realtà non credo di avere dei veri amici, mi sento troppo diversa da coloro che la società chiama "adolescenti": non seguo le mode, non porto abiti firmati ne ho un telefono costosissimo, ma non sono nemmeno una ragazza di quelle che legge, oh, no no! Preferisco viaggiare, scattare foto e scrivere. È questo che io chiamo "vivere". Ma "vivere" davvero, non semplicemente esistere.
Rispondo: "Ciao Jane!"
"Ehi, ehi, ehi! Come va? Ho sentito che tu e Mek... Insomma... Vi siete lasciati. È vero?"
"Ehm...si. Lui dice che non sono adatta a lui, che se volevo essere la sua ragazza dovevo cambiare, ma io non cambio per nessuno. Piuttosto cambiamo discorso!"
"Ah si, lo scopo della chiamata era chiederti se vuoi venire in America con me per un mese? Un viaggetto tra amiche in un hotel di lusso per rilassarci, ovviamente pago io!" i suoi genitori sono ricchi.
"Questa è la cosa migliore che mi sia capitata fin ora! Certo che vengo! Quando partiamo?"
"Ancora devo progettare tutto, poi ti dico. Adesso devo andare a lavoro e sono già in ritardo, ciaoo bella!"
"Okay, va bene, ciaoo."
La cosa non mi sorprende, Janelle, o come la chiamo io, Jane, è sempre stato un tipo misterioso.

Decido di uscire, ma dove vado? A fare la spesa? No, ho tutto quello che mi serve. A fare shopping? Da sola non è l'ideale. Al parco? No, troppe persone, voglio stare sola.
Opto per la biblioteca.
Prendo un libro e sfogliando le pagine lo annuso. Che profumo incantevole!
"Le Rose d'inverno" interessante, eppure non mi attira più di tanto, lo ripongo nello scaffale.
Ne prendo un altro, rilegato con carta simile all'oro e all'argento. Sembra antico ma non lo è.
"L'indifferenza dell'essere differenti" di Shaila Scotterfield. Mai sentita.
Inizio a leggere.
Parla di un ragazzo, Jack e di sua sorella Robbie, presa in giro da tutti a causa del nome solitamente maschile.
In più non sono minimamente uguali agli altri, anzi!
Loro non sono i soliti fratelli che litigano sempre, loro si trattano da amici.
Robbie ha un sogno: diventare una scrittrice e, con l'aiuto di suo fratello, ci riesce.
Poi però Jack muore a causa di un incidente stradale e Robbie si ritrova a vivere da sola e a combattere contro la tristezza e l'ansia.
Una frase in particolare mi ha colpita, detta da Robbie in un momento di particolare tristezza:"Tu non puoi capire Jack! Io ho paura del buio, si. Del buio che c'è dentro di me!".
Finii il libro e nel momento il cui lo stavo per riporre una mano mi fermò.
"No, lascialo sul tavolo, voglio leggerlo anche io."
Mi giro di scatto e vedo due occhi neri che mi fissano.
"Ehm... Eh... Si, scusa..."
"E di che?" accenna un sorriso, prende il libro e se ne va.
Lo guardo mentre si allontana, incapace di distogliere lo sguardo.
Lui si volta e sorride.
Un brivido mi sale lungo la schiena.
I miei battiti accelerano.
Nel mio cervello si susseguono attimi di totale calma e attimi di sovrapensieri. Chi è quel ragazzo? Perchè provo questo? Perchè mi sono bloccata prima? Ma soprattutto, perchè questi pensieri? In fondo è solo uno sconosciuto appena visto con cui ho parlato "mezza volta".
Scaccio dalla mia mente questi pensieri e torno a casa.

"Era ora." disse Alexandra sentendomi aprire la porta.
"Ero in biblioteca." dico senza guardarla e salgo in camera mia.
Mi butto sul letto e inizio a pensare a tutto quello che è accaduto in questi giorni.
Mi viene da piangere. Tanto. La tristezza mi invade. Mi sento come quando vai al mare per la prima volta e provi a nuotare, ma non ci riesci e ingoi acqua. E mi sento strozzare ripensando a tutti i bei momenti passati che non si ripeteranno mai più.
Non c'è un motivo preciso per sentirsi così, soprattutto perchè di solito supero i momenti difficili con un sorriso.
Mi convinco a smetterla e per aiutarmi mi metto le cuffie e attacco la mia canzone preferita "Wish you were here" dei Pink Floyd.
L'ultima lacrima scorre sul mio viso, mentre io cado lentamente tra le grinfie del sonno.

Eroi Dagli Occhi Di GhiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora