La Macchina Del Tempo

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-Come stai Jimmy?
-Bene, bene Jane- mi rispose :- e anche la tua piccola sta bene, se si può dire piccola.
-Grazie. Tom ha preparato l'abbigliamento per il viaggio?
-Ma certo capo- disse ironicamente Tom appena arrivato dalla stanza di preparazione tute.
-Va bene ragazzi. Allora quando si parte?
-Domani alle 10,23 in punto- risposero Jimmy e Tom all'unisono.
-Perfetto! Domani si va nel futuro!
-Tu vai nel futuro. Io e Tom non veniamo, ricordi- precisò Jimmy.
-Giusto. Mi dispiace, questo progetto lo abbiamo creato insieme. Mi mancherete, ma ci starò solo qualche minuto perché non sappiamo con precisione quanto la macchina possa reggere e il portale è un punto interrogativo. Ora vado a controllare delle cose. Restate con lei.
-Ma certo. Siamo diventati babysitter professionisti- rispose Tom divertito.
-Faccio finta di non aver sentito! Ci vediamo dopo- risposi con tono ironico ma serio.
La macchina era una delle più importanti invenzioni create da me, non potevo permettere che venga commesso un solo errore.
Così andai al pannello di controllo, una stanza enorme separata dalla precedente da un vetro trasparente, dove c'erano tutti i comandi per far funzionare quelle che definisco "la più grande scoperta del secolo".
Controllai alcune cose, i calcoli da me compiuti in passato erano giusti, i comandi erano a posto e tutti era in ordine, preciso.
Dopo una lunga ispezione del pannello andai a vedere le tute che Tom e il suo gruppo di scienziati avevano creato per evitare che i possibili sbalzi di temperatura, sia troppo alte sia troppo basse, minino la mia salute una volta tornata.
Ma questa volta si erano proprio superati. Erano perfette!
La indossai e mi stava altrettanto bene, avevo una sensazione di pace mai provata prima.
Finita la prova, e altri piccoli controlli, erano già le 16,17 ed io avevo deciso di andare a casa presto per fare una lunga dormita, vista l'impresa che avrei dovuto compiere il giorno seguente.
Andai a casa e, come mi ero promessa, dormii per diverse ore.
Non so quante di preciso, so solo che quando la sveglia suonò mi sentivo davvero molto riposata.
Quando arrivai in laboratorio tutto era pronto, la tuta, i lavoratori e la mia carissima macchina.
Indossai la tuta e mi riportò alla stessa sensazione che avevo provato il giorno prima provandola.
Entrai nella macchina e dissi di procedere con l'avviamento dei motori per farmi andare nel 2999 io 31 dicembre.
Quella era stata la data più lontana in cui ero riuscita a programmare la macchina.
I motori si avviarono, ed io chiusi gli occhi per pochi secondi e, quando li riaprii non vidi più il laboratorio, ma una Terra diversa, sconosciuta.
Non c'era terreno, era tutto cementato, le coltivazioni erano verticali, le case erano bianche, tutte bianche e palazzi alti, simili a grattacieli, anch'essi bianchi.
Premetti il bottone, la porta si aprì ed io uscii.
Non c'era nessuno, o almeno nessuno mi aveva sentita.
Gridai per farmi sentire, ero troppo curiosa per andarmene senza aver visto chi abitava quei luoghi, ma sembrava che non ci fosse nessuno.
Rassegnata provai a toccare quelle piastrelle simili a quelle che nel passata si usavano per i bagni.
Appena le sfiorai si formò una crepa e, subito dopo, sentii un grido di una donna che si stava muovendo verso la mia direzione.
Mi girai intorno e intravidi una donna che mi correva incontro vestita con abiti stracciati.
-Scusa- gridai.
La donna mi guardò e annuì.
-Scusa ma perché annuisci? Cosa succede e perché non c'è nessuno?- le domandai quasi come quando una pistola spara tanti colpi di seguito.
-Tu donna fai troppe domande. Io risponderò a te se prima tu risponderai a me. Dimmi, come ti chiami?
-Jane. Jane è il mio nome. Ora puoi rispondermi?
-Un'altra domanda! Sei avvincente, mi piaci quindi ti risponderò. Annuisco perché ti sto dicendo che stiamo tutti morti, o quasi. Il sole sta per tramontare definitivamente e quindi la Terra dopo questo giorno cadrà in un baratro e ritornerà ad essere una terra fredda e desolata. Per noi non c'è speranza. Tutti sono nell'oceano, perché si dice che saranno salvati i più coraggiosi che aspetteranno nell'oceano. Va anche tu, avrai una possibilità.
-No, io...- non sapevo cosa dire. Ora capivo perché non ero riuscita a mandare la macchina più in là nel tempo. La Terra sarebbe finita così presto? Come poteva essere?
-Va nell'oceano. Li sarai al sicuro per un po', e se poi non ti accetteranno morirai.
-Chi mi deve accettare?
-Gli abitanti di Giove, o di Venere, o di Marte.
-Sono...alieni?
-No, sono persone come noi, ma sono figli o di Giove o di Venere o di Marte. La loro madre naturale è il Sole, ecco perché loro sopravvivranno qualsiasi cosa succede. Il Sole li proteggerà e permetterà  solo ai più coraggiosi di noi terrestri di essere sotto la sua protezione e quindi di vivere. Ora devo andare.
-No! Ho ancora delle domande.
-Addio!
Come? Ero stordita da tutte quelle informazioni, ma dovevo rientrare nella macchina per tornare a casa.
Il lancio stava per avvenire.
Il conto alla rovescia stava cominciando: dieci, nove, otto...devo entrare...sette, sei, cinque...sono entrata e ora tornerò a casa...quattro, tre, due...un'ondata di freddo gelido mi perforò le ossa, chiusi gli occhi...uno.
Quando li riaprii non ero più in quello strano futuro, ma nemmeno nel laboratorio.
D'un tratto sentii una voce che mi diceva:- Benvenuta su Giove, ti abbiamo scelta per il tuo coraggio. Ora questa è la tua nuova casa.

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