Il viaggio

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Una volta che sentii quella voce così metallica mi venne la pelle d'oca.
Non poteva essere successo davvero, cioè io ero rimasta nel futuro?
Non poteva essere, non potevo, insomma il conto alla rovescia era stato fatto dalla macchina, io sarei dovuta ritornare nel passato cioè nel mio presente, quello era il futuro io non potevo...
Risentii quella voce metallica:- Puoi uscire, sei al sicuro qui. Questa è la tua nuova casa. Devi uscire!
Il tono stava diventando ancora più minaccioso, e riparlò:- Devi uscire!!
Ero nel panico, non sapevo cosa potevo fare.
La donna mi aveva detto che erano figli di Giove, Venere o Marte ed io non potevo essere finita in quel luogo, su Giove, non potevano avermi scelta per il mio coraggio.
-Esci immediatamente!!!
Non avevo più tempo, dovevo uscire e affrontare la realtà, anche se mille domande mi ronzavano in testa: come saranno fatti fisicamente?, come fanno a conoscere la mia lingua?, sono mostri o alieni?, come hanno fatto a teletrasportare tanta gente senza che sentissimo il minimo sbalzo termico o fisico?, come sarà fatto il pianeta?
Decisi di uscire.
Era la mia unica possibilità e poi dovevo far modo che mi permettessero di aggiustare la mia macchina per poter tornare nel passato.
Appena aprii lo sportello una figura maestosa stava precisamente davanti a me.
Mi fissava come se fossi un insetto da schiacciare e uccidere.
Alzai la testa per vederlo in faccia e notai che era identico a me.
Era un uomo alto, muscoloso, con in piccola gobba che si intravedeva solo se ci si faceva caso, con i capelli rossi scura e la barba, non troppo folta, rossa. Aveva gli occhi color nocciola, una bocca non troppo carnosa di colore rosa. Indossava una tuta simile a quelle che i militari nel mio presente si mettevano quando dovevano fare delle esercitazioni.
Così mi feci avanti.
-Tu sei un uomo?
-Certo che no! Io sono uno dei tanti figli di Giove. Tutti noi lo siamo. Tu sei un umana strana e coraggiosa come pochi. So che vieni dal passato. La tua lunga permanenza nella macchina mi ha permesso di studiarla nei minimi dettagli.
-Ma sono stata dentro cinque minuti!- rimproverai al figlio di Giove.
-Beh per noi pochi minuti sono sufficienti per studiare una macchina così complessa e pochi secondi per capirne l'uso.
-Quindi siete delle specie di super intelligenti semi-divinità?
-Non siamo semi-divinità, ma se vuoi crederlo fai pure- disse quasi scherzosamente.
-No grazie...figlio di Giove- riuscì a strapparmi un sorriso.
-Allora siamo su Giove. Più bello di quanto mi aspettassi- infatti nella piccola pausa della nostra conversazione mi guardai intorno per pochi secondi e vidi quanto fosse all'avanguardia Giove.
Era più sviluppata della Terra e anche più grande.
-Negli ultimi anni ci siamo espansi molto e abbiamo iniziato a costruire più case, palazzi e negozi di qualsiasi genere. Ma ringraziamo la Terra e i terrestri per questo. Siete stati voi la nostra fonte di ispirazione. Vi osservavamo le vostre costruzioni, le vostre fonti di energia e i vostri usi e costumi che abbiamo preso solo in parte.
-Lo vedo. Sembra quasi la Terra! E dimmi, tu come ti chiami?
-Alan, sono il 347012esimo figlio di Giove. E tu invece ti chiami Jane, giusto?
-Si, mi chiamo Jane. Per caso sai altro su di me Alan?
-So che sei una scienziata che ha inventato questa macchina per viaggiare nel tempo. I tuoi collaboratori più stretti si chiamano Jimmy e Tom. Vivi in una casa da sola e ti dedichi quasi esclusivamente al lavoro e negli ultimi anni a questa macchina del tempo. Non sei fidanzata e non hai figli. Il tuo colore preferito è il viola, non troppo scuro, e daresti la vita per le persone che ami.
-Ok... Quindi sai tutto di me.
-Certo, se no come avrei fatto a sceglierti?! Pochi secondi prima della mia scelta definitiva su quale terrestre salvare avevo ancora molti candidati e, nel secondo in cui sei arrivata tu, non ho più avuto dubbi. Anche se non eri nell'oceano ti ho voluto salvare lo stesso perché sapevo che tu saresti stata miracolosa, speciale.
Ero senza parole.
Mi sentivo onorata, arrabbiata, felice, triste e da consolare.
Alan probabilmente aveva capito come mi stavo sentendo, tutte quelle emozioni in contemporanea e così contrastanti tra di loro.
Lui con molta discrezione mi disse:- Se vuoi posso mostrarti la tua casa? Oppure possono andare a fare un giro così ti mostro la nostra città.
-Io voglio andare a casa mia!- gli gridai il più possibile addosso per cercare di sfogarmi.
Avevo appena appreso così tante cose in così poco tempo, ma io non lo volevo, volevo solo tornare a casa nel mio presente.
-Mi dispiace. Scusami davvero tanto, ma...
-Tranquilla.- mi rispose cordialmente.
-Lo capisco, tu vuoi tornare nel tuo presente ma il problema è che non puoi. Qui non è permesso il viaggio intertemporale, e quindi la tua macchina verrà distrutta. Mi dispiace ma non si può fare altrimenti.
Ora sì che ero ancora più devastata, quella macchina era il lavoro di quegli ultimi sette anni, era il lavoro di tutta una vita di sacrifici.
Loro non potevano...
-Senti se vuoi posso provare a sentire se si può fare qualcosa. Posso parlare con l'imperatore e chiedergli se si può...
-No! Senti lasciami stare. Dimmi dove posso alloggiare.
Mi stava mettendo una mano sulla spalla per cercare di confortarmi ma al momento non volevo essere confortata o aiutata, quindi mi spostai.
-Ti porto subito. La tua casa è esattamente vicino alla mia. È un monolocale, molto carino ed è già stato...
-Perfetto. Andiamo?
-Certo..- mi rispose con un tono falso, come se avesse omesso di dirmi che cosa in realtà provava, ma decisi di lasciar perdere.
Così ci incamminammo insieme verso il mio nuovo futuro.

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