Appena mi aprì la porta per entrare in casa, volevo solo andare a dormire e restare da sola, avevo bisogno di riflettere.
Lui magicamente capì subito il mio bisogno primario e mi salutò ancora con quello sguardo poco convinto.
Chiusi la porta appena mise tutti e due i piedi fuori da casa mia.
Andai in camera mia e, aprendo l'armadio, vidi moltissimi strani e bizzarri vestiti che, immaginai, fossero all'ultima moda in quel mondo.
In casa trovai tutto il necessario per vivere: vestiti, cibo a lunga conservazione, spazzolini e dentifrici e una foto mia e dei due miei migliori amici: Jimmy e Tom.
Quella foto era stata scattata centinaia di anni prima, e avevamo tutti e tre la stessa foto con una cornice diversa a seconda dei nostri gusti per dimostrare quanto eravamo diversi. Jimmy aveva una cornice dai colori della terra, con decorazioni a linee curve, Tom aveva una cornice di colore rosso che sfumava all'arancione con spigoli retti ed io aveva la cornice di colore viola, non troppo scuro, con delle pietre di colori che possono variare dal verde scuro all'azzurro, la stessa cornice che mi trovavo in quel momento davanti.
Non sapevo cosa dire, fare. Lui aveva osato portare via da casa mia quella foto così importante per me, per noi tre. Lui non aveva il diritto di prenderla, era una cosa nostra che lui non aveva il diritto di portare via.
Stavo quasi per prendere in mano quella cornice, quando qualcuno bussò alla mia porta.
Avevo quasi paura ad aprire la porta, ero così sconvolta per la foto che avevo paura di dire la cosa sbagliata, e se fosse stato qualcuno di importante non potevo permettermi di fare brutte, o pessime figure.
Con una tremenda concentrazione per cercare di autocontrollarmi aprii la porta.
-Mi scusi per il disturbo ma devo controllare che tutto sia a posto. È tutto a posto?
Il Controllore non aveva ancora alzato la testa a guardare chi aveva davanti ed io non avevo intenzione di rispondere ad una persona così maleducata che nemmeno....
-Allora? È tutto a posto? La prego mi risponda, ho avuto una giornata pesantissima e...-alzò la testa e mi guardò dritto negli occhi come se fossi un alieno, in effetti lo ero per loro, ma fisicamente ero esattamente come loro quindi non c'era una particolare ragione per cui dovesse guardarmi così.
-Mi scusi di essere stato così maleducato signorina..?
-Jane. Io sono Jane e vengo dalla Terra, ma questi credo che tu lo sappia già da come mi guardi.
-Io sono solo colpito da quanto voi terrestri ci assomigliate. Lei è la prima che vedo ed io credevo solo di vedere -si fermò per un momento ed io capì perfettamente cosa volesse dire: brutti con la pelle verde magari e con tredici occhi e otto braccia.
-In effetti è esattamente come noi pensavamo foste voi!
-Lo so, lo abbiamo preso da voi credo. Da quando sono nato l'ho sempre pensato, quindi scusami per la reazione ma, insomma io non lo immaginavo, insomma...
-Tranquillo! Anche io ero terrorizzata quando dovevo vedere tuo fratello, non sapevo cosa aspettarmi, ma alla fine è andata bene.
-A proposito, chi è il tuo custode?
-Custode?
-Si, noi ci chiamiamo così quelli che scelgono i terrestri.
-Non tutti possono scegliere un terrestre?- chiesi con fare incuriosito.
-Tutti possono scegliere un terrestre, ma c'è qualcuno che non voleva perché fare il custode è molto impegnativo, devi aiutare il terrestre che hai scelto, devi seguirlo in quello che fa e farlo ambientare nel nostro mondo.
-Tu non sei un custode vero?
-Già. Io non me la sono sentita di avere un terrestre da aiutare. Non sono proprio uno dei figli preferiti, anzi per alcuni sono quasi un problema. Comunque mi dici qual è il tuo custode?
-Vuoi entrare in casa così parliamo un po'. Stare qui fuori non è molto carino.
-Già. Posso fermarmi solo per dieci minuti al massimo. Colpa del lavoro!- esclamò il Custode.
Entrammo in casa e gli offrii qualcosa che probabilmente potevo avere in frigo anche se lui sapeva meglio di me cosa ci fosse dentro, comunque non accettò niente visto che aveva appena mangiato qualcosa di cui non ricordo assolutamente il nome, ma credo che dovesse essere una specie di hamburger con patatine o una cosa simile.
-Il mio custode è Alan, il 347012esimo figlio di Giove.
-Alan! Non pensavo che avesse scelto un terrestre da aiutare, non è molto il tipo.
-Cosa vuol dire "non è il tipo"?
-E' solo che lui è molto concentrato sul suo lavoro e non penso che lui possa avere tempo per un tale compito. Tutto qui, ma se ha scelto di fare il custode vuol dire che l'Imperatore gli ha dato il permesso e quindi ne è assolutamente capace.
-Perché l'imperatore sceglie così tanto della vostra vita? Tutti voi siete fratelli, lui è tuo fratello, come tutti qui, quindi perché qualcuno deve essere trattato da Imperatore?
-Non lo so. Io sono uno dei più piccoli, quindi sono nato da poco e mi adatto. Cerco di rendermi utile facendo il controllo ogni giorno di quello che si ha in casa. Non voglio avere problemi, cerco di fare qualcosa per essere notato e quindi diventare un figlio famoso. Mi limito a fare questo, non mi faccio tutte queste domande che possono compromettermi.
-Scusami, non volevo essere maleducata. Ero solo curiosa di capire.
-Cavolo, è molto tardi, ho già perso troppo tempo. È stato molto divertente parlare Jane, ci si vede in giro. Ciao.
-Ciao. Aspetta! Non mi hai detto come ti chiami.
-Charlie. Mi chiamo Charlie.
-Ci vediamo in giro Charlie. – gli gridai, anche se lui stava già facendo la stessa solita domanda alla casa davanti alla mia, ma capii che mi aveva sentito perché mi fece un cenno con la testa.
Rientrai in casa e riguardai la foto, ma non mi sentivo più come prima, riuscivo solo a pensare a Charlie, cercavo di inquadrarlo.
Mi cambiai e andai subito a letto, anche se mi addormentai dopo parecchio tempo a causa della mia testa che continuava a pensare a quello che mi era successo oggi.
Questa mattina ero nel mio laboratorio e... mi addormentai.
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La Macchina del Tempo
Science FictionUna macchina del tempo, un nuovo futuro, una donna forte e intelligente. Jane la creatrice della Macchina del Tempo finirà in un'avventura inter dimensionale che la porterà a scoprire qualcosa che prima non aveva ancora conosciuto.