Capitolo 3

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< Lerah, mia bellissima nonché smemorata ragazza, come se la cava la tua gilda? >
< Bene come sempre, Tehanor. Piuttosto, quella marmaglia che tu chiami "Raven's guard" è pronta all'attacco? >
< Non sono uno sprovveduto, piccola. La mia vita è dedicata a questo, a sradicare quella piaga del re. Lo stesso vale per i membri della mia gilda che, ci tengo a ricordarti, è una delle più potenti in circolazione. Sapevi che ha imposto nuove tasse sui capi di bestiame nelle dimensioni più spopolate? >
Tehanor non mentiva, per quanto Lerah detestasse dar ragione a quel ragazzo, doveva ammettere che la sua gilda, anche se composta da uomini e donne senza preparazione, era ben organizzata ed efficace. Con gli anni la "Raven's guard" era diventata sempre più temibile, sempre più distaccata dalle gilde minori per la sua forza.
< Odio i tuoi nomignoli, non li sopporto proprio. Comunque sia, ho sentito di questa notizia, spero che faremo in tempo ad intervenire per prevenire la morte, causata dalla fame, di tutti i sudditi. Di questo passo non resisteranno fino a stasera. >
Tehanor rise sommessamente, alzando lo sguardo al cielo che pian piano si scuriva.
< Non dovresti ridere di tutto questo, stiamo parlando di disgrazie. >
< E tu non dovresti fare battute a riguardo, mia cara ragazza. Sei molto bella quest'oggi, sai? >
Uno dei pugnali della comandante scattò verso il collo di Tehanor, guidato dalla mano di Lerah, solo per poggiarci contro la lama. Gesto che fece sobbalzare leggermente il ragazzo.
<E letale, oserei aggiungere. Non dovresti sempre prendere così male i miei complimenti. > disse il giovane comandate mentre tornava ad avere il solito sguardo sereno, con la fredda lama che ancora baciava il suo collo.
< Non mi servono i tuoi complimenti. > Ringhiò Lerah con nervosismo.
< Ah davvero? Eppure non mi pare di fare niente di male nell'ammettere l'ovvio. Sai, mia cara, l'amore è una cosa complicata. Nasce nelle situazioni più complicate e "finisce" in quelle più serene, tuttavia non esiste niente di più forte. Ci si aspetterebbe una grande debolezza in esso, non credi? Eppure è lui a rendere noi schiavi, a rendere deboli coloro che sono forti. Incredibile, vero? > Disse Tehanor mentre si avvicinava sempre di più al viso della ragazza, arrivando quasi a sfiorare le labbra della ragazza, oramai sbigottita e sorpresa per via delle sue parole, con le proprie. Il pugnale ancora luccicava affianco al collo del giovane, senza però la decisione e la forza di prima.
Lerah riuscì solo a bisbigliare un "io" molto sorpreso prima che Tehanor si allontanasse di nuovo da lei.
< Proprio come te. Sei comparsa dal nulla, in un momento terribile per Klimmeck e per te, eppure hai preso le redini di una gilda decadente e sei riuscita a risollevarla verso splendori che non possedeva nemmeno in passato. E tutto questo senza ricordare una sola cosa accaduta nel tuo passato. Sei stupefacente Lerah, un vero e proprio esempio per i tuoi uomini. Spero solo che anche tu non scompaia quando le acque si saranno calmate, sarebbe... Deludente. >
La ragazza non sapeva mai come comportarsi di fronte ai discorsi di Tehanor ed al suo sguardo. Il suo fascino la catturava e i suoi occhi la facevano sprofondare in un mare di emozioni che non riusciva bene a comprendere, cosa che la faceva sentire stupida e poco seria nei confronti del suo ruolo all'interno dei "White Bloom".
< Senti, io... >
< Lester, tieni gli uomini pronti, il sole è quasi totalmente calato. Arrampicarci su quelle mura sarà difficile, devono essere svegli per allora. > Gridò il giovane per farsi sentire attraverso il cortile, probabilmente senza aver sentito le parole della comandante o senza aver dato importanza ad esse.
< Subito comandante. > Rispose il vice mentre raccoglieva a sé gli uomini della gilda, riconoscibili grazie alle piume nere pizzicate fra i lembi di pelle che componevano le armature.
< Se non le spiace, comandante, gradirei raccogliere i miei uomini e bere con loro, dato che potrebbe essere la nostra ultima volta. >
" Ecco che torna ad essere il comandante composto di sempre" pensò Lerah mentre gli accordava il permesso con un cenno della testa.

La ragazza iniziò a pensare al piano d'attacco mentre faceva ritorno alle proprie stanze. Era difficile pensare che gli uomini, esageratamente allegri e armati di boccale ricolmo di birra a cui passava affianco, sarebbero diventati assassini spietati qualche ora dopo. Fece un cenno al guerriero armato davanti alla porta della sua stanza mentre si accingeva ad entrare in quella che era la sua stanza da letto. L'uomo la fermò con una mano mentre Lerah oltrepassava la soglia, trasgredendo più di una regola.
< Lei... Lei crede che riusciremo a farcela, mio comandante? >
< Certo che lo credo. Come ti chiami?> chiese mentre incrociava le braccia sotto i seni.
< Creidan, signora. Sono in questa gilda da quattro mesi. >
< Mi ricordo di te, Creidan. Sotto quell'elmo si cela solo un ragazzo spaurito, non è vero? >
< Nossignora! > Gridò Creidan mettendosi sull'attenti.
< Bravo ragazzo, così si comportano i guerrieri. Non deludermi. >
Disse Lerah con uno sguardo divertito mentre chiudeva la porta della stanza. A differenza di ogni altra stanza nell'edificio, la stanza da letto della ragazza era di un colore blu acceso quasi predominante, facendo trasparire il suo amore nei confronti di quel colore. Perso si distese sul letto, gettandosi di peso su di esso, iniziando a ragionare su ciò che gli aveva dette poco prima Tehanor. Cos'era quella sensazione di calore che aveva sentito salire alle guance e che aveva pervaso ogni angolo del suo corpo quando si era avvicinato a lei? Non poteva innamorarsi di lui, erano rivali da anni, nonostante ci fosse un silenzioso patto di alleanza fra le gilde. Inoltre un sentimento simile avrebbe rovinato la sua reputazione, già molto compromessa dai comandanti più anziani che non la ritenevano adatta al comando. Per scacciare via quei pensieri si alzò di scatto dal soffice materasso, guardandosi qualche secondo allo specchio per ricordare a se stessa chi era. Avvicinandosi ad una delle tende color turchese della stanza la ragazza poté notare il traffico cittadino, sempre più intenso e animato. I carri, che trasportavano le verdure provenienti dalle altre dimensioni, erano arrivati poche ore prima e ancora bloccavano i viali, mettendo in mostra la compattezza della gigantesca metropoli. Gli alberi piantati a lato delle vie erano carichi di chiare gemme, segno che l'estate era in arrivo, e i lunghi rami spesso scendevano lungo le strade riuscendo a toccare il tettuccio dei carri più alti.
<In fondo questa città ha il suo fascino, non si può negare.> Disse mentre guardava il sole sparire dietro uno dei dorati tetti delle case vicine. Una figura attirò l'attenzione della comandante, prima intenta ad ammirare il paesaggio: un uomo,  vestito con un lungo mantello nero con cappuccio, osservava la sede della gilda con interesse. Indossava un paio di occhiali con più lenti sovrapposte e dai colori più disparati ed il suo viso, quasi oscurato completamente dalla luce e dal cappuccio, mostrava dei lineamenti duri e affascinanti che, uniti alla barba ben curata ed al fisico prestante, lo rendevano sufficientemente attraente da poter esser considerato un "bell'uomo"; tuttavia era altro ad attirare l'attenzione della giovane: un drappo rosso legato sulla cintura si intravedeva sotto al lungo mantello e lo sguardo dell'uomo era chiaramente puntato su Lerah. Un brivido le corse lungo la schiena, facendole venire la pelle d'oca e allontanandola dalla finestra.
<Non è possibile> sussurrò la giovane con una leggera nota di paura.
<Creidan, trova subito il comandante della "Raven's Guard" e portalo nella sala strategica, ora!> Urlò con tono allarmato attraverso la stanza, ricevendo come risposta un "sissignora" ovattato e il suono degli stivali che correvano pesantemente lungo il corridoio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 02, 2016 ⏰

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