Prologo

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Tutto era scuro, una notte senza luna e senza stelle, solo qualche lampione illuminava la strada, sulla quale batteva forte la pioggia.
Non c'era anima viva in giro a causa del forte temporale, l'unico suono che irrompeva nell'inquietante silenzio erano i passi di una donna.
Correva a piedi scalzi, il respiro affannato, una bambina imbraccio, voltandosi di tanto in tanto per controllare che nessuno la stesse seguendo.
Indossava solo una veste bianca lunga fino alle caviglie, fradicia come i suoi capelli, lunghe ciocche nere le si attaccavano al viso e le ricadevano sugli occhi lucidi, mentre le sue lacrime si confondevano con le gocce della pioggia.
La strada piastrellata era bagnata e la donna scivolò, provocando il pianto della bambina, "sh, sh", provò a consolarla sfiorandole il naso,
"Demoni e spiriti guardano su,
è nata una luce che brilla di più,
tutte le anime s'inchinano a te,
erede di ghiaccio col cuore di fuoco,
mia bimba non piangere più".
La donna cantava dolcemente guardando il fagotto che teneva tra le braccia, avevano gli stessi occhi, era sua figlia.
La guardava piena d'amore ricacciando indietro le lacrime, le diede un ultimo bacio e la posò di fronte un imponente edificio.
Le sorrise per l'ultima volta e la pioggia sembró rallentare, come a voler concedere alla donna l'ultimo momento con la sua bambina, i loro cuori battevano insieme, i loro sguardi bloccati l'una negli occhi dell'altra, la bambina afferrò il dito della madre e lo strinse, forse anche lei sentiva che sarebbe stata l'ultima volta.
Poi la donna corse via, finché non fu abbastanza lontana.
L'ultima cosa che si udì quella notte fu l'urlo straziante di una madre, che pugnalata si accasciava a terra, ma in fondo non le importava, era riuscita a salvare sua figlia, il suo cuore era morto quando l'aveva lasciata.

Joceline.                                                Erede MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora