La strega del Nord

92 6 1
                                    

Sentivo la bocca secca, le gambe indolenzite. Provai ad aprire gli occhi, ma le palpebre erano pesanti, un terribile mal di testa. Qualcosa di freddo mi poggiava sui polsi, provai a muoverli ma erano bloccati. Mi forzai ad alzare la testa, ero nella solita stanza, seduta su una sedia, i polsi e le caviglie erano bloccati con anelli di ferro. Davanti a me c'era Den che mi fissava con un'espressione dura in volto.

"Finalmente sei sveglia" il suo tono era freddo, non capivo il perchè, ero io quella legata ad una sedia, "Perchè mi avete legato?", "Puoi anche smetterla di mentire", smetterla di mentire, la delusione si stava trasformando in rabbia, "non sono io quella che mente" dissi con un sorriso amaro, "Non cambiare discorso adesso, ciò che hai fatto a Catrina è...", "io non volevo! ho perso il controllo, voi mi avete fatto combattere", "vorresti farmi credere che non eri cosciente?", rise, "visto che non vuoi darci risposte, avremo chi le prenderà per noi", "ma io non...", "sta zitta!"

Ero ferita, ma non lo biasimavo, avevo fatto del male a delle persone e anche se non ero in me loro non potevano saperlo.

La porta si aprì, entrò una donna, alta ed elegante, il viso giovane e scuro con disegnate strane spirali bianche, portava i capelli neri raccolti ed una lunga veste blu.

"E' lei la ragazza?", chiese con voce profonda, Den annuì, "Io sono Zaphyra, signora delle streghe del Nord", poi si avvicinò a me, guardandomi ebbe un piccolo sussulto ma ritornò subito seria.                  

Prese un ago dai capelli e mi punse in mezzo alla fronte, non capivo cosa stesse facendo ma non potevo fare niente. La strega annusò l'aria, "Credi di prendermi in giro demone? Quello che sento è sangue da umana, conosci la legge, gli anziani controllano anche noi", "E' vero strega, ma guarda i suoi occhi, lei può vederci, non sappiamo chi sia", Zaphyra si posizionò alle mie spalle, con i palmi aperti in corrispondenza delle mie tempie, spalancò gli occhi e un forte dolore mi colpì alla testa.

La vita mi passò davanti agli occhi a ritroso, l'addestramento, Den che si nutriva di me, gli anni del liceo, il collegio, tutto a gran velocità, accompagnato dalle mie urla causate dal forte dolore. Poi, l'ultimo ricordo, mia madre cantava, mi lasciava andare, così simile a me, prendevo il suo dito e lo stringevo, lei correva via e urlava.

Scorreva così lentamente il tempo, quando era colmo di sofferenza.

Aprii gli occhi di scatto, quando la strega abbandonò la sua posizione, con un movimento della mano mi liberò dai ganci che mi tenevano bloccata alla sedia. Mi lasciai cadere a terra, respirai a fatica cercando di riprendere fiato, posai lo sguardo su Den, che non capiva cosa stesse succedendo e guardava la strega chiedendo spiegazioni.

"Mi scusi mia signora" si rivolse a me la strega, poi continuò: "Noi streghe conosciamo la storia, le anime del passato risorgeranno,  non posso rivelarti il tuo destino, recati sulla collina del drago e tutto ti sarà rivelato. Tra poco questo non sarà più un posto sicuro, vai, è ora che il mondo risorga.
Ci rivedremo, ma in circostanze molto più grandi, arrivederci Erede Mezzosangue".

Se ne andò, dissolvendosi nell'aria come cenere nera.

Mi rivolsi a Den: "Cosa significa?", "Più di quanto immagini".

~Scusate il capitolo così breve dopo una così lunga assenza, ma spero di essere più attiva con l'inizio di queste vacanze.
Un saluto a voi e ai vostri elfi domestici~

Joceline.                                                Erede MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora