Rabbia

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In quella sala d'attesa non si riusciva a respirare. Faceva così caldo. Cercai però di non farci troppo caso, mi sarei agitata per niente.
Fissavo i poster appesi al muro.
"Aiutali anche tu. Dona al.."
Non mi sono mai piaciuti quei volantini, hanno un modo sbagliato per comunicare alle persone.

Vidi una signora entrare dentro alla sala d'aspetto. Aveva un bambino con lei che le teneva la mano: mi guardava con i suoi occhioni, come se in qualche modo lo incuriosissi.
Si mise a giocare col trenino abbattendo il muro di costruzioni e facendole cadere a terra. La signora gli disse di giocare con il libro degli animali, mentre lei avrebbe messo le costruzioni apposto.
Guardai l'orologio, 4:06. Quando me ne sarei potuta andare?

«Jade, tocca a te» disse una delle segretarie del Consultorio.
Finalmente era il mio turno, dopo sarei potuta andarmene.
Mi alzai e svoltai a destra camminando per il corridoio, finchè non entrai nella stanza del dottor Sartor.
Mi lasciai la porta alle spalle e mi sedetti sulla mia sedia rossa, dall'altra parte della scrivania.

«Allora Jade, come vanno le cose?»
«Solito.»
«Dimmi qualcosa di più Jade, lo sai che è per il tuo bene.»
«Lo sa come sono le cose per me. Non migliorano. Non cambiano!»,gridai.
Il dottore sospirò.«Ci ho pensato un po', ho deciso di prescriverti questi farmaci.»
Mise sopra la scrivania una scatolina.
«Ansiolin, 5 gocce ogni volta che ne hai veramente bisogno. Ti prego Jade, stai migliorando poco a poco. Credimi che ti aiuteranno.»
Ero infuriata.
«Io non prendo quella merda! Sono tutte stronzate!»
«Jade, calmati un secondo. Sai che dobbiamo collaborare, le tue crisi non spariranno mai se non mi aiuti ad aiutarti.»
Lo guardai con le lacrime agli occhi.
«Meglio che me ne vada. Arrivederci.»
«Pensaci bene. Non potrai scappare per sempre.»

Incazzata, presi una sigaretta.
Come poteva farmi questo? Non avrei mai voluto prendere medicinali che mi avrebbero solo peggiorata.
Eppure aveva ragione: non posso scappare dalla realtà.
Mi incamminai verso la fermata dell'autobus, avevo bisogno di casa mia.

Tacchi E BugieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora