Salerno. Salerno è stata l'ultima tappa. La settimana scorsa sono stato ad Aosta e a Pisa. E prima ancora a Milano, a Napoli, a Caserta. Anche a Roma. È stato un evento fighissimo. Ero al centro commerciale Porta di Roma. C'era un grande palco all'aperto e io ero
lì sopra, con Simone Paciello e i
Fancazzisti Anonimi. Sembrava
di essere a un concerto, c'erano almeno quattromila persone.
Dopo la chiacchierata sul palco, ho
passato più di quattro ore a fare
foto.
E ogni volta è la stessa cosa. Non
mi sembra vero.
Ogni volta che salgo sul palco, ogni
volta che di colpo mi appaiono tutte le persone che sono venute per vedere me, ogni volta che guardo quella fila lunghissima, mi sembra
di vivere un sogno. Riesco ancora a sentire tutti gli abbracci, tutti i baci e i complimenti che ho ricevuto. Uno per uno. Mi fanno quasi tremare.
Allungo la mano per toccare il mio zaino. Uno zaino pieno di manifesti, di foto e di regali. Lo tocco per
assicurarmi che sia tutto vero. Porca troia che bello. Ce la sto
facendo. E mentre penso al mio
sogno che si sta realizzando, a tutti
i sacrifici che ho fatto ma anche alla
fortuna che ho avuto, mi metto a piangere. Non riesco a fermarmi. Sono un tipo emotivo, non riesco a bloccare i miei sentimenti. Quello che provo esce subito fuori. Ed esce proprio nel momento in cui il signore lì dietro ha chiuso il giornale e si guarda intorno. Si accorge che sto piangendo e mi fissa.
Inghiottisco un'po di lacrime. Poi un'po di moccio. Poi capisco che
fingere ha davvero poco senso e mi lascio vincere dall'emozione, le mani sulla faccia. Provo ad asciugarmi con il fazzolettino di un
bar che mi ritrovo in tasca. Avete presente? Quelli che non assorbono niente. Rido.
Magari il signore starà pensando che odio i treni così tanto che quando ci sono sopra mi viene da piangere. Il che non è del tutto sbagliato, visto che io i treni li odio davvero. Ma non sono i treni. È questa cosa che mi sta succedendo. La mia vita. I video, gli amici di sempre e gli amici nuovi. Il bar vicino a casa, poi Roma e Milano. E le vie di Bari, la mia città, le persone che mi fermano per scattare una foto. I raduni e poi la finestra della mia stanza con vista periferia e
ospedale. Io dentro, mentre monto il video che ho girato con l'iPhone 6.
L'orgoglio negli occhi dei miei genitori mentre mi osservano lavorare. La loro felicità, che poi è anche la mia.
Ed è proprio da qui che vorrei partire. Voglio raccontarvi l'Alberico bello e stiloso, quello che ha i capelli sempre a posto e che riempite di "mi piace" su facebook e su Youtube. E poi voglio raccontarvi la persona che c'è dietro quelle immagini. Voglio che mi conosciate davvero. E voglio raccontarvi la mia storia. Perché tante volte la gioia nasce dalla sofferenza e le soddisfazioni sono molto più belle quando dietro ci sono tanti sacrifici.
E voglio sfogarmi. Ho voglia di gridare, di parlare di tutti i giorni in cui ho sofferto, di quella professoressa che non mi rispettava e che da me pretendeva rispetto, di
tutti quelli che mi insultavano e mi
picchiavano solo perché ero una persona diversa da loro.
Voglio raccontarvi di come la vita può essere difficile quando nasci in
una città lontana dalla capitale, una città segnata dalla crisi, dove l'unica cosa che tutti ti dicono è: scappa. E invece no. Io voglio raccontarvi di come sono arrivato fin qui.
Nonostante tutto. E voglio dirlo una
volta ancora a tutti quelli che mi hanno trattato male, che non mi
hanno mai dato una possibilità, a tutti quelli che mi prendevano in giro. Vi ringrazio. Perché senza di voi forse non sarei mai stato qui, adesso. Su questo treno.Questo è il mio riscatto.