Salgo sul palco.
Prima ancora di mettere a fuoco quello che ho davanti, sento un boato. Sono centinaia, migliaia di voci. Poi le vedo. Migliaia di facce. Di fronte a me. Sopra di me. Una grande terrazza colma di persone affacciate. Tutte mi guardano. E il boato si fa più forte. Ho un microfono in mano. Parlo. E tutte le voci seguono la mia.
Alberico! Alberico! Tutti mi chiamano.
Questo è il mio piccolo angolo di paradiso.
Stesso giorno, tre anni fa. Uno stronzo mi sta prendendo a schiaffi. Siamo a scuola. Dietro di lui il resto della classe. Alberico! Sei tu, no? Albericoyes o Albericono?Alberico, yes o no? Tutti ridono.
Questo è il mio piccolo angolo di inferno.Ma andiamo con ordine.
Sono sul treno. Sono seduto accanto al finestrino. È quasi notte. Quel momento particolare in cui se guardi fuori riesci ancora a vedere il panorama e al tempo stesso vedi la tua immagine riflessa.
Indosso la mia cuffia di cotone, sarà per questo che la testa mi fa un'po male. Vedo i lampioni di una strada che passano veloci. Ho gli auricolari. La playlist di Spotify sputa Magnifico di Fedez.
Attraverso il riflesso riesco a vedere chi è seduto nelle poltrone vicino alla mia. La carrozza è quasi deserta. C'è un signore con un abito che sfoglia un quotidiano. Non ricordo se sia salito prima o dopo di me. Io ho preso il treno a Salerno, sto tornando a casa. A Salerno c'è stato un raduno. Ero la per incontrare i miei fan. Quelli che guardano i miei video. C'era un mucchio di gente. Mentre facevamo le foto tante persone mi hanno detto che mi seguono da quando ho iniziato, altre che mi hanno appena conosciuto. Ricordo una ragazza che mi ha ringraziato perché riesco sempre a strapparle un sorriso, anche nelle giornate più brutte.
Il treno entra in una galleria e lo sfondo fuori dal finestrino si fa tutto nero.[ Continuo poi ]