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In principio era caos. Dio plasmò la terra rendendola un posto piacevole dove vivere, creando animali, pianti e ogni elemento che permette la sopravvivenza della razza umana. Dopo aver visto che il cielo, la luce, le tenebre, gli esseri viventi, il sole e la luna, il mare e così via erano cosa buona, si accorse che qualcosa mancava. Creature d'intelligenza sviluppata, forse? Il penultimo giorno diede vita all'uomo: specie nobile e buona, dotata di virtù.
La curiosità però macchiò l'animo puro dell'uomo: lo sbaglio di due singoli esseri umani portò il male nel mondo. Macchiò l'intera razza di sangue, odio, invidia, dolore, pazzia. Pazzia. Da cosa fosse radicata non si sapeva, era una punizione di Dio per aver trasgredito alla sua unica regola? Era semplicemente un particolare che gli era sfuggito? No, lui, essere perfetto, non poteva aver sbagliato.

Il pregio e il difetto più grande della nostra protagonista era proprio la curiosità. Irrefrenabile, onnipresente, aveva il potere di controllare le sue azioni. L'aveva però portata lontano. Adorava viaggiare, non sostava mai in un posto per più di due settimane. Era stata in gran parte dell'America, dell'Oceania e dell'Europa. In programma c'erano ancora l'Asia, soprattutto Tokyo e Mosca, poi l'Antartide.
Famiglia? Non l'aveva, un tornado – quando abitavano nel Nord America – li spazzò via e lei si salvò solo perché era in Spagna ad assistere a una corrida.
Completamente sola e autonoma, viaggiare da un estremo all'altro del globo le faceva sentire di meno la solitudine, incontrava tante persone, assaggiava tanti cibi, vedeva tanti posti, sentiva tanti odori e lingue diverse.

ӜѺӜ

Scese dal treno Dublin Express e venne investita dalla confusione e dal vociare che riempiva la stazione. Facendo a spintoni tra altre persone riuscì a trascinarsi dietro la piccola valigia che portava in qualunque posto andasse: aveva visto il terreno arido della Tanzania, la prosperità del Brasile, l'alba di Parigi e il ponte di Brooklyn. Finalmente era casa, dove era nata. La sua vecchia e cara Irlanda, un po' uggiosa e perennemente immersa in uno strano torpore, ma pure sempre casa. Ovviamente non sarebbe restata lì molto, giusto il tempo di assaporare l'umidità delle foreste, e della sensazione di sentirsi più vicina alle proprie radici e poi via verso una nuova ed entusiasmante meta tutta da scoprire.
Salì su per le scale sporche di qualsiasi rifiuto possibile e immaginabile, la macchina fotografica che aveva al collo iniziava a pesare. Non a caso quasi trecentosessantacinque giorni su trecentosessantacinque la sua nuca era segnata sempre da una spessa linea rossa – e la pelle quasi consumata –, il prezzo che ha il portare perennemente una Reflex nei viaggi.

Raggiunse velocemente il modesto motel in cui avrebbe soggiornato e pernottato per poco. Aveva una patria ma non una vera e propria casa in mattoni su un terreno. Dopo aver mangiato si rinchiuse nella stanza e prese il piccolo planisfero che portava sempre in valigia. Prossima tappa? Oh sì, Inghilterra: West Yorkshire, una spartana chiesa nel bel mezzo del nulla, caduta in disuso dopo la fine dell'Ottocento. Possedeva anche un piccolo cimitero di guerra, aveva letto che era stata adattata anche ad ospedale per i feriti delle guerriglie locali.
Segnò il punto preciso sulla cartina con una stellina e prenotò subito il traghetto che l'avrebbe portata nell'altra nazione. La notte fu tranquilla, nessun sogno strano, nessun rumore sospetto. Solo lei e il ticchettio del vecchio pendolo vicino all'armadio.

La mattina seguente si svegliò molto presto per poter andare a comprare qualche scorta di cibo nella piccolo villaggio prossimo al motel. Decise di partire subito quella volta, non stava nelle pelle, doveva vedere subito la cattedrale. Era molto devota a Dio, fedele credente, e il solo pensiero andare in un posto così sacro riservato solo a lei la mandava fuori di testa. Controllò giù al villaggio gli orari dei traghetti: il più vicino avrebbe preso il largo alle tre e mezza di pomeriggio. Nel frattempo si erano fatte le dodici, dopo, finito di pranzare, avrebbe avuto tutto il tempo per raggiungere il porto con calma. Si fermò in camera per pregare e supplicò Dio di mandarle qualcuno con cui condividere la propria vita, stanca di dover errare sempre sola.
Voi però, lettori, siete ancora in tempo per andare a leggere la storia del Coniglietto Fluffy. Testardi che non siete altro, so che continuerete questo macabro racconto, conosco troppo bene la mente umana: quel che è proibito attira più di ogni altra cosa. E la protagonista ne pagherà le pene, maledetta curiosità.

Dicevo? Oh giusto... dopo aver pregato in religioso silenzio inginocchiata sul letto rifatto con ordine, prese il panino che aveva comprato in una drogheria e mangiò, poi ancora prese un libro dalla valigia e continuò a leggerlo. Alice nel Paese delle Meraviglie, un classico.

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