«Basta!» urlò «Basta, chiunque tu sia, autore di questi stupidi messaggi, fatti vedere!»
Una macabra, piccola risatina sbuffata sì udì provenire dall'alto, poi uno spostamento d'aria che si avvicinava progressivamente al corpo atterrito della ragazza, le serpeggiò sopra: passo sulla spalla, strisciò sulla pancia, tra le gambe e poi aggrovigliandosi al braccio si dissolse verso la testa colorata una metà di rosa e l'altra di nero; capelli davvero curiosi, Egli pensò.
Ogni singola vena della ragazza era stata rimpiazzata e riempita di un denso liquido appiccicoso intriso di terrore, i suoi nervi erano giusto sul punto di sfilacciarsi riducendosi a insulsi brandelli, la paura la stava attanagliando. Lei poteva sentirlo ma non vederlo, percepirlo ma non toccarlo.
L'unica cosa che le restava era Dio, poteva pregarlo e affidarsi a lui. Affinchè la proteggesse, lei ripeteva nella sua mente una breve formula. Ma era così dannatamente difficile concentrarsi solo sul suo dio. Provò più volte a terminare la breve preghiera ma, ogni volta, la sua voce si spezzava in un gemito sospirato di timore. In più i frammenti di vetro e mattonelle le stavamo bucando la pelle delle gambe. «Che diamine» biascicò cercando una posizione più comoda, sollevò le mani e osservò con disappunto quanto fossero sporche di polvere.
La mente umana riconosce automaticamente un muro come punto di conforto, un angolo sicuro il quale fornisce un supporto psicologico: un punto fermo che sorregge l'individuo quando non ha le facoltà mentali che sono di consueto, il muro lo si immagina come una barriera, che separa dal nemico, un amico solido in grado di prendere le sue veci in quanto consolatore, sostenitore e protettore. In questo caso, proprio no, ma neanche a pagare Lo Spirito a peso d'oro avrebbe risparmiato alla ragazza un ulteriore spavento.
Egli scese dalla trave e fluttuò verso il muro su cui lei era ancorata, lo trapassò, e poi ah!, tornò indietro rendendosi visibile. La ragazza urlò a squarciagola, urlò così tanto da far tremare le pareti e il vecchio legno. Egli poi rise così tanto da far tremare le pareti e il vecchio legno.Per la prima volta lei lo vide, vide la presenza che non aveva fatto altro che terrorizzarla. Non aveva in brutto aspetto, anzi, si trovò davanti un affascinante ragazzo intorno alla sua stessa età: capelli castani ricci, fisico asciutto e longilineo, una faccia da angelo con sguardo pungente, labbra carnose e sorriso smagliante. «Tu... t-tu sei un ragazzo?» mormorò incredula.
Non si aspettava di certo una risposta da quello strano essere, ma non tardò ad arrivare: «Non sono un ragazzo.»
«M-ma se... ma tu s-sei...»
«NON SONO UN RAGAZZO!» urlò facendola sobbalzare sul posto, tremava e non voleva che Lui si arrabbiasse.
«Scusa. Cosa sei?»
«Non ti é dato saperlo», la sua voce roca le arrivò dritta alle orecchie, penetrando nel suo cervello e provocandole un freddo brivido. Tutto era estremamente agghiacciante, così come la profondità del suo timbro che in un altro contesto sarebbe risultato sicuramente sensuale.In un certo senso, potergli parlare la rassicurava un po': cercava di stabilire un contatto umano con lui, magari di assecondare i suoi pensieri per capirli se fosse stato necessario; altro prevedibile meccanismo che la mente umana fa scattare nel tentativo di condurre chi vuole far del male alla ragione. Capire spaventa di meno.
«Perché hai scelto me per tutto questo?» continuò la ragazza.
«Non ti ho scelta, idiota, tu sei venuta da me. Voi, umani, provate piacere nel contatto fisico... nel sesso; io provo piacere torturando fisicamente e psicologicamente, uccidendo. Questo è quanto. È la mia natura.»
«Non è possibile, Dio non avrebbe permesso l'esistenza di creature tanto spregevoli.»
«Schiocchezze!» urlò di nuovo, e molto più forte, poi si avvicinò fulmineamente al viso della ragazza scandendo bene ogni parola: «Il tuo Dio non è nient'altro che un ammasso di paure umane e futili speranze; non esiste nessun Dio buono che protegga cose inutili quanto voi!»
«Se esisti tu allora esiste anche Dio...» disse lei
«Smettila di parlare! Mi fai solo venire voglia di ucciderti in modi ancora peggiori di quelli a cui avevo pensato! Zitta, zitta! Sei talmente idiota che mi fai salire lo schifo in bocca!» e così dicendo le afferrò il collo con una mano che pareva – e preciso, pareva – inconsistente, iniziando a stringere, stringere e stringere senza pietà. Con una sola mano, trasparente, ma dalla forza di cento uomini.Sentiva l'aria cominciare a mancare, la faringe e la laringe spezzarsi, la bocca farsi sempre più asciutta; lo pregò di fermarsi ma lui guardava divertito la sua espressione allucinata, si godeva lo spettacolo dalla prima fila.
La pressione aumentò e le mani della ragazza graffiavano senza risultati quelle di Lui, cercavano di spingerla faticosamente via, si dimenava senza sosta, gli buttò le mani in faccia e gli tirò perfino un calcio in mezzo alle gambe... mossa davvero astuta se solo il suo tatto avesse potuto sentire qualcosa.
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HorrorLeggere quel dannato pezzo di carta malridotto fu l'errore peggiore che avesse mai potuto commettere. OGNI AVVENIMENTO NARRATO IN QUESTA STORIA È FRUTTO DELLA MIA FANTASIA E TALE DEVE RIMANERE. OGNI RIFERIMENTO A LUOGHI, FATTI E PERSONE È PURAMENTE...