31/12 ☆ Chi non bacia a Capodanno...

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«Non riesco a credere che mi avete trascinato qui», mi lamentai per l'ennesima volta, facendo sbuffare la povera Tessa. Avevo esasperato persino lei, la donna dalla pazienza di ferro.

La mora mi sorrise rassicurante. «Su, ti divertirai. Non puoi passare l'ultimo dell'anno da solo».

Sospirai afferrando il boccale di birra dal bancone. Se proprio dovevo sopportare la festa dell'ultimo dell'anno, tanto valeva farlo da ubriaco. «Beh, tecnicamente sono solo. Ashton passerà tutta la sera con te, non voglio che mi facciate da babysitter. E poi Luke è già nella mischia con tipo dieci ragazze attaccate al suo cazzo».

«E allora trova anche tu qualcuno che si attacchi al tuo cazzo!», si intromise Ashton, urlando come suo solito, «Suvvia Michael, non essere il solito musone e divertiti!».

Oh beh, fosse facile. Diciamo che essere un ventunenne gay e nella media non è molto divertente, soprattutto quando si tratta di flirtare, sono un completo disastro e molte volte finisco sempre per imbarazzare me stesso.

«State cercando di convincere Michael a divertirsi?», borbottò Luke alle nostre spalle; voltandomi, gli rivolsi un sorriso sarcastico, «Mikey, questo locale pullula di bei ragazzi e credo che siano tutti gay. Dai, buttati».

Scossi la testa. «Vogliamo ricordare l'ultima volta che mi hai consigliato un ragazzo? Sono quasi finito per terra con un occhio nero», sbottai acido, finendo la mia birra ed ordinandone un'altra.

Luke ordinò un cocktail dal nome strano. «Era non dichiarato. Sicuro. Insomma, l'hai visto? Aveva quella faccia da mettimelo in culo».

Alzai gli occhi al cielo. «Troppe seghe fanno male, Luke. Già ci vedi male, visto?».

Luke scoppiò a ridere. «Io almeno ho qualcuno che me le fa, le seghe. Tu devi accontentarti della tua mano», replicò, facendomi un sorrisino bastardo.

Sbuffai. «Ugh, ti odio quando hai ragione», dissi rammaricato, bevendo la mia birra a piccoli sorsi.

Luke mi rise in faccia prima di allontanarsi con il cocktail che aveva ordinato, immischiandosi con la folla. Ashton e Tessa avevano lasciato il bancone per andare a ballare, gli occhi di tutti erano su di loro e ci credevo, erano un misto di perfezione innegabile insieme. Continuai a guardare la massa di corpi che si muoveva al ritmo della musica incessante, senza accorgermi che qualcuno mi stava fissando ed era davvero molto vicino a me.

«Sei da solo, dolcezza?».

Sobbalzai sullo sgabello rischiando di cadere; prima di finire del tutto per terra fui afferrato da un paio di braccia calde e muscolose. La pelle del ragazzo era ambrata e liscia, sospettavo che non fosse abbronzatura, e riportava un paio di tatuaggi.

Decisi di parlare quando finalmente sentii la terra sotto i piedi. «Non lo sai che non si spaventano le persone in questo modo?», borbottai, alzando gli occhi.

Avrei continuato a parlare ma il viso del ragazzo che mi aveva appena salvato da una rovinosa caduta mi fece morire le parole in gola. Quel ragazzo aveva un volto scolpito dagli angeli, spigoloso al punto giusto ma ammorbidito da un paio di guance arrossate. La sua pelle era scura, di un colore che non riuscivo a definire, le labbra carnose, il naso grande e un paio di occhi color cioccolato contornati da lunghe ciglia nere. I suoi capelli erano neri con alcune ciocche castane, rasati in un lato.

«Scusa, è che ti ho visto e volevo parlarti. Sei carino», si giustificò il ragazzo, facendomi assumere il colore di un pomodoro, «Dio, e lo sei di più quando arrossisci».

«S-smettila», balbettai, «Mi stai mettendo in imbarazzo».

Il ragazzo scosse la testa, allungando la sua mano per accarezzarmi una guancia. «Ti sto solo facendo dei complimenti, micetto, non sentirti in imbarazzo», rise, facendomi soltanto arrossire di più (ormai ero probabilmente porpora).

Midnight kiss || MalumDove le storie prendono vita. Scoprilo ora