1.Il Cambiamento

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Mi presento, mi chiamo Yume Desideri e ho 16 anni.
Non mi ritengo una ragazza "normale", ma solo perchè fin da piccola mi hanno sempre detto che ero strana.
Sono orfana e vivo con mia nonna.
Mio padre morì prima della mia nascita e mia madre morì mettendomi al mondo.
Io non sono di origine giapponese anche se sembra dal mio nome, i miei genitori mi hanno dato questo nome perchè se lo traduci in italiano Yume significa "sogno" e da quello che mi ha raccontato mia nonna mi hanno chiamato così perchè ero il loro sogno.

-Buongiorno piccola Yume!-la bidella mi salutò appena entrata nell'ingresso come era suo solito fare.
La donna aveva lunghi capelli neri raccolti in una morbida coda.
Gli occhi marroni pieni di esperienza mi osservavano con gioia.
-Buongiorno Margherita!- gli risposi io con un largo sorriso.
-Oggi inizi il secondo anno, vero?-
-Si!- detto questo salutai la bidella e salii le scale alla mia destra.
Di fronte a me c'era un lungo corridoio dove iniziai a leggere i numeri sulle classi finchè alla fine del corridoio lessi 2^A.
Entrai all'interno dell' aula, le pareti erano bianche, illuminate dai raggi del sole che penetravano dalla finestra. Ancora non c'era nessuno così senza tanti impicci mi andai a sedere nel banco in fondo alla stanza.
Piano piano iniziarono ad affluire i miei compagni di classe.
Come il solito la mia migliore amica Veronica era in ritardo.
Quando entrò la professoressa di matematica, vidi una chioma ricciola dietro di lei.
-Scusi il ritardo prof!-gli occhi blu ghiaccio di Veronica guardavano la Crisale con finta afflizione.
-Bianchi vatti a sedere, per oggi, visto che è il primo giorno passerò in cima al tuo ritardo, ma che sia l'ultima volta-.
-Okay,grazie prof!-
La mia migliore amica scrutò la classe finchè non mi vide.
Gli si illuminarono gli occhi, si mise a sedere al banco di fianco al mio.
-Buongiorno piccola ritardataria-
-Buongiorno Yume-

Le prime tre ore passarono lente.
Io e Veronica contavamo i minuti alla fine della lezione.
Finalmente suonò la campanella e tutta la scuola si precipitò nell'ingresso per uscire.
Le settimane seguenti passarono tutte allo stesso modo.
Però da un po' di tempo mi sentivo osservata.
Un giorno di metà settembre uscita da scuola ci fu l'impensabile.
Un ragazzo dai capelli bianchi era appoggiato al cancello fumando una sigaretta.
Uscii di scuola e arrivata al cancello lui mi rivolse la parola
-Hey-
Mi fermai.
-Ciao,ci conosciamo?-
-No, ma mi piacerebbe. Ti va di venire a fare un giro?-
Ci pensai qualche minuto prima di rispondere.
Era un bel tipo e stranamente voleva conoscermi meglio.
-Va bene, ma per poco che devo tornare a casa-
Gli si formò un sorriso sul viso.
Camminammo per un po' finchè non ci trovammo al parco nel centro del paese.
I raggi del sole accarezzavano la mia pelle, che al suo tocca sembrava dorata.
Io guardavo in alto, il cielo di un azzuro limpido contornato da soffici nuvole bianche.
La voce dello sconosciuto interruppe il flusso dei miei pensieri.
-Te lo ha mai detto nessuno che i tuoi occhi sono di una tonalità di verde molto singolare e bello?-
-No, ma ti ringrazio molto per il complimento - dissi accennando un sorriso imbarazzato.
-Scusa sono uno sfacciato. Sono Gin- mi disse il ragazzo tendendomi una mano.
-Sono Yume piacere- gli risposi stringendo la mano che lui mi aveva teso.
Quel contatto mi fece venire dei piccoli brividi dietro la schiena.
Le mani non si lasciarono e lui mi tirò a sé.
Mi prese per le spalle e abbassò il viso.
"Cosa vuole fare?! Va be che è un bel ragazzo ma non può fare quello che vuole!" Pensai.
Ormai non potevo più sfuggirgli, mi teneva stretta a sé e pian piano avvicinava il suo viso al mio.
Poi BUM quando lui è vicino alla mie labbra ,così tanto che riuscivo a sentire il suo respiro, sposto l sua direzione.
Con uno scatto arriva al mio collo.
Sento come se due aghi mi bucassero la pelle e sento aspirarmi via tutte le energie.
Piano piano mi accascio a terra priva di forze.
Ed ecco un altra cosa che mi sorprende.
Sentivo dentro di me un cambiamento, qualcosa si era rotto. Un fascio di luce scaraventò via il vampiro dal mio collo lasciandomi dei lunghi solchi sulla spalla dovuti all'impatto violento.
Urlai dal dolore, ma non solo quello dovuto alla ferita.
Sentivo le ossa e i capelli allungarsi, i vestiti (fortunatamente larghi)che iniziavano a premere sulla mia pelle.
Leggeri pizzichi solleticavano le mie orecchie, ma quello Er piuttosto piacevole.
Quando il dolore iniziò af affievolirsi, mi alzai e iniziai a correre verso casa.
Sentii un urlo in lontananza.
-Te la farò pagare!-era Gin che probabilmente ripresosi dallo shock si era rialzato.
Corsi con tutta me stessa, ma stranamente la stanchezza non si fece sentire e quando vidi casa tirai un sospiro di sollievo.
Solo varcata la soglia mi accorsi che ero ancora invasa dalla luce.
-Sono a casa!-urlai.
Corsi sulle scale per andare in camera senza neanche togliermi le scarpe all'entrata.
Mi specchiai nel enorme specchio vicino all'armadio.
Ero più alta la felpa mi arrivava sopra al l'ombelico, i leggings mi arrivavano a metà polpaccio, i capelli biondi erano più lunghi mi arrivavano fino sotto al sedere e le mie orecchie.
Le mie orecchie erano...

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