Capitolo 9

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Zoe's pov

Tutt'intorno a me era buio. Sentivo odore di bruciato e l'aria era calda secca e pesante; mi entrava nei polmoni e me li bruciava facendomi tossire. Lentamente intorno a me prendeva forma una casa in fiamme, ma non UNA casa era LA casa: la mia casa.
Il parquet in legno, così come le pareti e il familiare divano rosso erano in fiamme; il fuoco aveva raggiunto le travi del soffitto, ormai completamente abbrustolite. "Mamma ! Papà !" urlai disperatamente in cerca di una qualche risposta che sapevo non avrei mai ricevuto: nè in quel momento nè in futuro.
Salii le scale quando una trave del tetto scricchioló prima di spezzarsi e cadere davanti a me. Con gli occhi che mi bruciavano scesi in soggiorno o quel che ne era rimasto e scappai fuori, ma quando aprii la porta e misi fuori i piedi mi ritrovai a cadere in un abisso senza fondo e mentre sentivo che mi veniva risucchiata l'aria dai polmoni rivissi la morte dei miei genitori e prima di svenire risentii le loro urla di terrore che squarciavano il silenzio della notte.
Mi svegliai di colpo sudata e con il cuore che andava a mille; mi alzai e mi avvicinai alla finestra: il sole stava sorgendo all'orizzonte.
Sentii la necessità di tornare nel luogo che mi ha accompagnato nei miei primi 17 anni di vita, in quella che un tempo io chiamavo Casa, così scrissi un biglietto a Jason, che ancora dormiva, in cui gli dissi che ero uscita e che sarei tornata prima di cena, successivamente lo appoggiai sul comodino, scesi le scale e uscii dalla porta.
Appena fuori presi un profondo respiro e mi trasformai sentendo la terra sotto i polpastrelli delle mie zampe e il vento che mi accarezzava il pelo, poi cominciai a correre nel bosco dirigendomi a valle.
Non so di preciso quanto tempo corsi, so solo che tutt'intorno a me il bosco scorreva veloce mentre i miei pensieri galoppavano come cavalli selvaggi nella mia mente: tanti, troppi e senza una meta precisa.
Cominciai a rallentare quando il terreno e le piante diventarono nere e bruciate; se ci si concentrava bene si poteva ancora sentire l'odore del fumo, del fuoco e della paura: la paura della morte.
Poco più avanti trovai i resti di quella che un tempo fu casa mia e mi ci avvicinai ritrasformandomi in umana. In giro trovai alcuni resti delle mura e persino una foto bruciacchiata, salvatasi grazie al vetro che la proteggeva; essa rappresentava i miei genitori con una piccola me di 4 anni in braccio. Osservandola mi scese una lacrima che asciugai velocemente mentre mi accingevo a dare un'altra occhiata in giro. Della mia camera al secondo piano ovviamente non era rimasto niente, se non qualche pezzo della mia coperta che ritrovai in cucina, poichè ormai il secondo piano non esisteva più.
Mi accorsi che ormai era quasi sera, quindi mi ritrasformai per tornare alla mia nuova casa. Mi voltai e cominciai ad avviarmi verso il bosco ma dopo una decina di passi mi fermai e mi girai verso la mia vecchia casa per donarle un ultimo ululato di addio, un ululato carico di dolore, ma con un po' di speranza: la speranza di una rinascita.
Senza ripensamenti diedi le spalle alle macerie e corsi, corsi e corsi ancora, fermarsi non rientrava nella lista di cose che avrei fatto in quel momento quindi con le lacrime agli occhi andai avanti senza rallentare finchè non giunsi nelle vicinanze della casa di Jason. Lì mi fermai e continuai camminando.
Arrivata davanti alla porta la trovai già aperta e Jason mi aspettava in casa con uno sguardo carico d'amore ad accogliermi.
Il resto della serata lo passammo in silenzio abbracciati sul divano ogniuno immerso nei propri pensieri.

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