Capitolo 1

54 3 3
                                    

La sveglia risuona facendomi sobbalzare.

Assonnata, mi rigiro un paio di volte nel letto prima di alzarmi.

Appena sveglia, cerco di memorizzare passo per passo cosa sia successo la sera prima e tutto ciò che riesco a ricordare è che mi ero addormentata.

Inizio a preoccuparmi all'idea di aver dimenticato di fare le valigie, così vado a controllare e... Fortunatamente è tutto pronto.

Faccio una doccia e appena ho finito mi asciugo velocemente i capelli, lasciando le punte ancora bagnate e legando i capelli in uno chignon.

Guardo l'orologio e mi accorgo che manca poco al mio volo, così finisco di prepararmi e mi precipito fuori dalla porta richiudendola alle mie spalle e ripetendo a me stessa di aver preso tutto, sperando sia così.

Mi avvio in fretta e furia verso l'auto e metto in moto fino a raggiungere l'aeroporto.

Scendo e mentre mi guardo intorno, intravedo il volto di mia madre rigato dalle lacrime.

Le corro incontro, la abbraccio e la saluto velocemente.

Posso finalmente ricominciare una nuova vita e nessuno ha intralciato i miei piani, così mi faccio coraggio.

Faccio un grande respiro e proprio nel momento in cui sto per avviarmi a consegnare il biglietto, scontro sbadatamente addosso a un ragazzo.

Mi prende prima che potessi cadere, facendo scivolare a terra la valigia che ha in mano.

Alzo lo sguardo verso di lui, ancora attonita da cosa sta succedendo.

È alto, ha i capelli castani e dei bellissimi occhi azzurri.

Continuo a fissarlo, finché non molla la presa e per un'attimo non mi reggo.

Appena mi rimetto in piedi, lo guardo e inizio a balbettare qualcosa di incomprensibile tra uno 'scusa' e un 'grazie'.

È dannatamente bello ed io... Ed io ho un aereo da prendere.

Ero così distratta da quel ragazzo che per una frazione di secondo mi ero dimenticata persino il mio nome.

"Io.. Ehm, il mio volo sta per partire.. Devo andare", dico e senza dargli il tempo di rispondere me ne vado.

Mi dirigo verso la ragazza che, poco fa, ritirava i biglietti.

Ma appena mi giro per guardarlo un'ultima volta, non lo vedo.

Non vedo più nessuno. Solo poche persone che, come me, hanno appena perso l'aereo. Maledizione.

Faccio una risata amara ancora immersa nei pensieri.

I negozi dell'aereoporto sono ancora aperti, così decido di andare a fare un piccolo tour.

Non prenderò nulla, guarderò solo, mi dico fra me e me.

E alla fine, «come previsto», ho già speso un quarto dei soldi che avevo conservato per il viaggio.

Decido, oramai , di aspettare il prossimo volo.

È un'idea folle, certo, eppure non ho neanche la forza di reggermi in piedi, figuriamoci di andare a casa.

Mi correggo, all'appartamento.

Non è più casa mia e mi sento in dovere di andarmene da lì.

Quel posto mi ha solo causato problemi, chiamarlo in quel modo non ha alcun senso. Nulla ha più senso, in realtà.

Da quando mio padre se n'è andato, mia madre ha dovuto cercare lavori part time per cercare di mantenere entrambe.

Dato che lei lavorava tanto mi ha lasciato dagli zii, che francamente non sopporto.

Lentamente, quasi senza accorgermene, mi addormento su una di quelle scomodissime panchine coi buchi pensando a come sarebbe stata la mia vita se me ne fossi andata prima.

A svegliarmi è qualcuno di familiare e lo capisco dalle mani che poco prima mi reggevano.

Ho ancora gli occhi assonnati ma non appena comprendo la situazione li apro e incontro subito i suoi.

Vorrei dire qualcosa, ma il mio cervello ha deciso che oggi non è giornata. Fantastico.

Il ragazzo, di cui non so ancora il nome, mi sorride e dice: "Buongiorno"

Lo guardo ancora sconvolta, ma non appena mi riprendo dallo shock impreco mentalmente per essermi addormentata su una panchina dell'aeroporto.

Gli sorrido, ma appena sento quella sua affermazione mi preoccupo e gli chiedo: "Cosa? È già mattino?"

È quando ride che capisco che scherza.

Mi guarda ancora con quel suo viso dolce e cerca di conversare: "Anche tu hai perso l'aereo?"

Non appena me lo chiede si susseguono in me tante domande, tra cui una, ma decido di starmene zitta.

"Proprio così, sono sempre stata un po' maldestra" dico.

"L'ho potuto constatare prima" mi sussurra all'orecchio e poi continua dicendo con tanta sicurezza: "Be,diciamo che sono abituato alle ragazze che mi cadono ai piedi ma wow, tu hai decisamente superato tutte".

Non appena pronuncia quelle parole il mio volto si riempie di un rosso accesso e lo fulmino con gli occhi. Chi si crede di essere? Bah.

"Ero di fretta e tu hai intralciato il mio percorso, perciò la colpa è tua se 'ti sono caduta addosso' ", dico mimando le virgolette.

"Ed io ho perso il volo a causa tua, ora come la mettiamo?", dice piegando gli angoli della bocca verso l'alto.

"Se non ti mettevi in mezzo magari non ti sarei andata addosso, no?", chiedo ironicamente come se la risposta fosse ovvia.

"Be, volevo solo dirti che l'ultimo volo per Londra è già andato. Ora siamo pari", annuncia facendomi l'occhiolino e alzandosi per andarsene.

A quelle parole rimango spiazzata.

Lo fermo prima che possa andare e quasi in un sussurro gli dico: "Non mi hai ancora detto il tuo nome"

Si gira verso di me, mi guarda intensamente negli occhi e mi sussurra ancora una volta nell'orecchio, facendomi venire i brividi.

"Piacere, Nash"

See you againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora