La partenza è sempre più facile. È immediata: esci e ti chiudi la porta alle spalle. Non sai cosa troverai, ma sei preparata alle difficoltà. E poi a volte partire è necessario.
Il ritorno è diverso. Quando torni non sai mai cosa ti aspetta e cosa è cambiato durante la tua assenza. Al ritorno devi riappropriarti di te stessa e dei tuoi spazi. Devi riconquistare tutto. E non sai mai come ritroverai le cose che hai lasciato.
Anche per la città è così: è la tua città di sempre ma ti sembra diversa, come dilatata, e sembra che ti rifiuti, che non ti voglia più con lei.
Questi erano i pensieri di Chicca, in quella mattina di maggio in cui il sole scaldava in modo ingiurioso e la luce era sfacciata come una donna che si sporga a chiamare ogni uomo che passa. Camminava per le strade del centro di Bologna, la città dov'era nata e cresciuta, e le sembrava di vedere tutto per la prima volta, quasi fosse una straniera che visitava una città durante una vacanza. Era tornata da due giorni, la domenica sera, ma il giorno prima l'aveva passato dormendo, completamente intorpidita dal cambio di fuso orario, e non si era ancora resa conto di essere a casa.
Quella mattina, invece, si era alzata di ottimo umore, riposata, piena di energie e con l'ultimo giorno di ferie da riempire.
"Mi sa che vado a fare un giro in centro. Voglio vedere cosa c'è di nuovo" aveva detto a Carlotta, l'amica che divideva con lei appartamento e spese condominiali.
"Ottima idea. Così passi dalla Sala Borsa e rendi i miei libri". Carlotta era una grande lettrice ed era anche molto pigra. Andò subito in camera e tornò in cucina reggendo quattro libri dall'aspetto molto pesante.
Chicca li aveva guardati con sgomento, e poi aveva precisato: "Veramente pensavo di andarmene in giro leggera come l'aria".
"Certo, chi te lo impedisce? Appoggi i libri in biblioteca e vai. Non ti ho mica chiesto di prenderne altri". Carlotta era disarmante e a Chicca non restò altro da fare che annuire e accettare l'incarico.
Così ora Chicca era in via Rizzoli e camminava velocemente, ignorando le vetrine ammiccanti piene di magliette estive e pantaloncini da mare. I libri iniziavano a pesare e il caldo peggiorava la situazione. Non vedeva l'ora di disfarsi di quel peso di carta e cultura. Fissava l'aria e un punto imprecisato dell'universo: perciò non si accorgeva degli sguardi che le venivano dedicati. Chicca era bella, su questo era d'accordo anche lei, anche se si giudicava bassa. Le sarebbe piaciuto essere qualche centimetro in più del metro e sessanta che madre natura le aveva regalato, e a questo ovviava a volte, ma non quella mattina, indossando scarpe con tacchi altissimi. Era magra, una perfetta taglia quaranta o small come si usa dire ora, e aveva gambe splendide che non le dispiaceva mostrare, indossando spesso minigonne brevi come un pensiero incauto. Non le mancavano mai, quindi, sguardi ammirati e approcci, ma spesso lei non notava né gli uni né gli altri.
Chicca attraversò la strada e andò verso i gradini che portavano alla Biblioteca. Dopo il caldo dell'esterno l'atrio era un'oasi di fresco. Nonostante fossero quasi le undici c'era poca gente: due gruppetti di ragazze che parlavano, in piedi in un angolo, e un ragazzo in jeans e maglietta nera, con i capelli rasta raccolti in una coda bassa fermata da un elastico fucsia e il piercing al sopracciglio sinistro, seduto sul pavimento con il laptop sulle ginocchia.
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Marmellata d'arance
RomanceChicca è appena tornata da un viaggio e, mentre si riappropria della sua città, percorrendone le vie e respirandone l'atmosfera, l'immagine di Lupo s'insinua nei suoi pensieri. Mentre fa colazione e poi mentre va all'appuntamento con un amico, Lupo...