Pare bizzaro dire "tieniti vicini gli amici, ma ancor più vicino i nemici", tuttavia un senso questa frase ce l'ha.
Il modo con il quale ho conosciuto Okami rispecchia proprio questo detto. Una persona sempre pronta ad assassinarmi appena ne avrebbe avuto occasione, e il motivo è che era il suo dovere. L'ho conosciuto non tantissimo tempo fa, il giorno dopo che la mia avventura ebbe inizio, ma non era la stessa persona che oggi è diventata. È meglio tuttavia che non corra troppo con il mio racconto, e che spieghi chi sia in realtà Okami.
Egli nacque nella capitale in una situazione a dir poco critica: era il periodo della lotta per il trono, il periodo storico di interregno.
Egli nacque quindi durante un'epoca di anarchia, ma ciò che lo segnò non è stato solo questo, nulla in confronto a quello che gli accadde dopo.
Da bambino egli già girovagava per la città senza meta, solo per curiosità, ma anche forse per rifiuto della condizione che viveva: la sua famiglia era poverissima e rischiava persino di perdere la casa dove abitava.
Ma Okami non restò a guardare: egli già da piccolo mostrava una capacità innata nel cacciarsi nei guai e nonostante le punizioni impartite dal padre, ad egli non dispiaceva vivere qualche avventura. La situazione divenne critica quando il padre cambiò lavoro per guadagnarsi da vivere, un mestiere che lo stesso Okami ignorava, ma che dava un buon profitto alla famiglia.
Il suo genitore spariva varie volte la sera per tornare qualche giorno dopo, e da quei momenti non usciva di casa per un pò di tempo.
"Chissà che lavoro faccia", si chiedeva sempre il giovane ragazzo, e di conseguenza, per dare una risposta alle sue curiosità, una notte lo seguì di nascosto, e vide lui recarsi al palazzo reale, dove Okami non poteva accedere. A quel punto, sebbene la curiosità lo divorasse ancor di più di quando non scoprì questo fatto, tornò a casa e silenziosamente si rifugiò nel suo letto passando una notte insonne tra mille domande.
La settimana più tardi il padre fece ritorno a casa, e Okami, felice da una parte per la presenza del padre, e ancor più curioso dall'altra, notò qualcosa di diverso dal solito.
Il padre Osaka era un umano di media altezza, di carnagione chiara e dai capelli neri, con degli occhi azzurri caratteristici. A quei tempi non era molto anziano, anzi egli era molto atletico e non si fermava mai, proprio come suo figlio.
Quel giorno era diverso però: egli tratteneva la sua reattività, e Okami notò in lui una leggera zoppicata quando camminava e osservò un suo continuo tentativo di nascondere il braccio sinistro.
Okami si chiedeva sempre più dove fosse stato Osaka, e quando il figlio gli poneva il quesito, egli rispondeva sempre con un: "Un giorno lo scoprirai", quella volta però la risposta fu diversa:" Il giorno che tanto aspettavi è quasi giunto figliolo".
Con ansia pertanto giorno dopo giorno Okami attendeva una risposta, e in quell'arco di tempo notò il cambiamento dell' idea che il padre aveva per suo figlio: egli iniziava infatti a offrirgli incarichi di cui Okami ne andava fiero, perchè finalmente si sentiva utile alla famiglia, e pertanto si sentì realizzato. Tuttavia, la sua domanda non aveva ancora avuto risposta, ma il ragazzo aveva già intuito l'imminenza della sentenza, e quindi, restava in silenzio.
Una sera Okami tornava dalla piazza storica della città, di ritorno da un'incarico compiuto sotto richiesta del padre ancora rifugiato in casa da varie notti; la sua missione era quella di inviare una lettera a un fedele compagno di Osaka. Okami era molto curioso del contenuto di quel messaggio, tentato dall'aprirla però, si accorse che era chiusa da un sigillo, pertanto trattenne la sua mano dall'azione.
Una volta consegnata la lettera, in cammino per i vicoli stretti di Kono, città dove risiedeva, Okami alzò lo sguardo verso i tetti delle vecchie abitazioni, guardando il cielo leggermente annuvolato perdere quella sfumatura di arancio che qualche ora fa si librava nell' aria, e che ora veniva soppiantata dalle fredde stelle. Perso in quel panorama, fu improvvisamente disturbato dalla marcia forzata di un manipolo di soldati, che sembravano convinti della missione da eseguire.
Conoscendo quel ragazzino pareva ovvio che egli avesse seguito quel gruppetto ordinato, ma sorprendentemente egli prese altra via, quest'ultima però non conduceva a casa. In cerca di guai Okami si inoltrò in quel vicolo arrampicandosi sui tetti mandarini di quelle piccole abitazioni, tutte fuse tra loro come una lega di metalli lavorata in fucina.
Il giovane seguiva qualcuno di molto sospetto, un individuo leggermente gobbuto che nascondeva il volto e pareva muoversi in basso profilo, accorto di cosa ci fosse intorno a lui. A passo rapido si muoveva tra vicoli e vicoli, svoltando di continuo, finché non raggiunse un altra persona, molto piú alta e con abiti scuri. I due chiacchieravano silenziosamente, senza lasciar trasparire alcuna parola, quindi la piccola spia tentó di avvicinarsi. Il gobbuto stava consegnando qualcosa, una lettera, macchiata da un color rosso sangue, già aperta.
Gli interlocutori si guardarono intorno e poi si separarono, all'interno di quei vicoli bui e umidi, alquanto macabri.
A quel punto Okami tenne a freno la sua curiosità e si ritrovò sul punto di tornare a casa attraverso quei tetti, quando d'improvviso fu atterrato violentemente e perse conoscenza.
Si risvegliò legato ad una sedia, in una stanza cupa, al fianco del suo genitore ancora svenuto.
Nel buio pesto iniziò lentamente a scorgere una grande sagoma delineata dalla fioca luce di una candela, che illuminava un viso minaccioso, tale da un sogghigno nella penombra.
Mostratosi definitivamente a Okami e a suo padre, che aveva ormai ripreso conoscenza, il giovane riconnobbe quegli abiti scuri che nascondevano la sua persona nei vicoli. Il ragazzo notò un riflesso provenire dalla manica lunga oltre le mani della figura misteriosa.
- È ora di pareggiare i conti, Osaka.
Quell'individuo emanò finalmente delle parole, taglienti quanto la lama che estrasse da quella manica.
E così la reazione fu automatica, Il padre scongiurò e implorò l'uomo di non uccidere suo figlio, che chiese al padre cosa stesse accadendo.
- Ciò che merita da tempo figliolo, un destino che deve affrontare con te.
La risposta dell'uomo fu ancora più agghiacciante del freddo paralizzante di quella stanza, subito dopo l'uomo si avvicinò immediatamente a Osaka sussurrando: - Hai rovinato la mia esistenza, ora distruggerò la tua, e il tuo futuro.
Un urlo di disperazione spezzò quella lunga tensione che culminò in un fiume di sangue: la gola di Osaka era squarciata da un taglio netto e lo sguardo di Okami incrociò di un secondo quella del padre morente, finché si spostò verso l'assassino, che si avvicinava lentamente guardando il ragazzino, che dal terrore chiuse gli occhi piangendo.
Ciò che successe dopo venne solo sentito da Okami, ma queste non erano sensazioni di dolore, bensì rumori assordanti accompagnati da un grido di rabbia e poi il silenzio assoluto.
-Stai bene?
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Gli Eroi Della Lancia Del Cosmo
FantasíaÈ strano credere in qualcosa che va oltre la nostra ragione, ma a volte speriamo che il mondo magico che immaginiamo fosse reale, per liberare la propria mente dall'usualità; ma chi può affermare che ciò che appare irreale è probabile che sia qualco...