Un rumore assordante e acuto proviene dal mio comodino.
Apro di mezzo centimetro l'occhio per vedere cos'era, ma è solo la sveglia del mio IPhone.
Lascio squillare altri cinque minuti ma poi ti entra in e testa e ti manda in fumo le cervella quindi lo spengo.
Mi alzo il busto mettendosi con le gambe distese e la schiena alla lettiera color crema del lettoChiudo la mano a pugno e stropiccio un'occhio con fare molto infantile per poi aprirlo del tutto e passare all'altro.
Mi stiracchio un'altra manciata di minuti visto che i muscoli sono molto indolensiti e finalmente posso mettere piede a terra.
Il contatto con il freddo pavimento manda una scarica di brividi lungo la colonna vertebrale... Diversi mugolii escono dalle mie labbra per il freddo ma mi ci abituo presto.
Prendo il telefono e mi dirigo in bagno per fare una lunga, rilassante e pensierosa doccia.
Apro il getto d'acqua tastando la temperatura e cercando di metterla più mite possibile.
E finalmente raggiungendo l'equilibrio tra le due temperature sono arrivata ad immergermi sotto al getto tiepido.
L'atmosfera è bellissima, Oasis dei Wonderwall riecheggia nella stanza e il vapore acqueo si disperde nell'aria.
La caloria si fa sentire ed è tutto così rilassante che potresti addormentarti qui dentro.
Ma del resto troppo lasso di tempo è passato da quando ho messi piede nella doccia.
Esco dal bagno avvolgendomi un'asciugamano intorno al corpo e dirigendosi in camera.
Aprendo le ante dell'armadio la disordinatezza non manca e pultroppo non c'è più mia madre che mi va raccogliendo il reggiseno buttato in qualche angolo della stanza la sera prima.
Non c'è mia madre che raccoglie l'ammasso di vestiti sporchi rammucchiati sotto il letto.
Ormai devo riuscire a cavarmela da sola.
Improvvisamente la musichetta orecchiabile del telefono penetra nei miei pensieri
"PRINCIPESSA LOUISA" compare nello schermo del telefono, lampeggiando qualche secondo
«Principessa Louisa» rispondo ridacchiando al pensiero del suo sguardo truce
«Dov'è la mia pimpa cattiva?» mi domanda ridacchiando anche lui
«Io sono a casa che scelgo qualcosa da mettermi tu Louisa?» gli chiedo dando qualche occhiata hai maglioni presenti dentro al mio armadio
«Io sono a metà strada per venirti a prendere Muoviti il culo!» mi ordina ridendo, non riesce a stare serio neanche per un nano secondo.
E se sei giù, fa di tutto per farti sorridere a costo di di ricolidizzarsi.
«Mi stai facendo perdere tempo! Avrei già finito!» gli grido accanto alla cassa per il volume
«Sei una stronza ciao!» eslcama sbuffando e sicuramente, ci scommetterei soldi!
STA ALZANDO GLI OCCHI AL CIELO!.
«Non alzare gli occhi al cielo! A tra poco tommo» lo saluto e chiudo la chiamata buttandomi di nuovo dentro l'armadio alla ricerca di vestiti decenti!
Opto per un jeans stretto bordeaux e una camicia a jeans abbottonata, il giubotto in pelle nero e le toms nere.
Prendo un cappellino bordeaux per i miei capelli e sono pronta ad uscire di casa.
Metto il telefono nella tasca del giubotto e una cuffietta nell'orecchio.
Scendo le scale trovando 'mio padre' a leggere il giornale.
«Buongiorno» mi augura da dietro il giornale sorseggiando del caffè
Non lo degno di uno sguardo ed esco di casa sbattendo la porta e creando un gran tonfo
Mi incamminò super incazzata a grandi falcate verso la staccionata che mi separa dall'abitazione.
Vedi i capelli di Tommo in lontananza.
Inizio a corrergli incontro andandolo ad abbracciare e stringendolo fortissimo, scoppiando in un pianto liberatorio singhiozzando sul suo petto bagnandogli la magliettina aderente nera che mette in risalto i suoi muscoli«Sam?»mi chiede con voce roca
«Sí?» gli chiedo asciugandomi il trucco sbavato
«Che succede?» mi chiede ancora.Mille domande alla quale non so dare una risposta.
Non so cosa succede e come mi sento ma so solo che sto sprofondando lentamente.
«Non lo so Lou, ieri mattina ero tornata da casa dopo una passeggiata e..» mi si spezza la voce al ricordo, caspita quanto vorrei non fosse successo.
Piú ci penso e piú non ci credo, come puó una madre abbandonare una figlia in mano alla politica ai pericoli della vita, sono abbastanza grande da cavarmela da sola ma, ho ancora bisogno del suo aiuto, e un padre non basta.
«E..» mi incoraggia a finire ció che avevo iniziato, non ho voglia di raccontarglielo anche se é il mii migliore amico e so, che con lui posso confidarmi.
«Nulla Lou davvero non preoccuparti, andiamo a scuola ci staranno aspettanto i professori.»
Taglio corto, mi sento tremendamente in colpa per mentirgli, ma davvero non sono in vena di parlare ora come ora.Abbassa la testa sconfitto e cominciamo a a camminare verso destinaziomne ovvero la scuola,il sole si fa man mano intravedere da quello che comunemente chiamano nuvole, mantre io le chiamo "patuffole". Non so il perché li chiamo cosí é qualcosa di fantastico una patuffola, é qualcosa di morbido, dolce,accativante ma non troppo.
Il cielo é di un grigio sfumato di celeste che diventa azzurro piú acceso.
Gli uccelli si alzano in volo tutti insieme, lo stormo di uccelli sembrano piccoli proiettili volanti che vanno dalla parte opposta.
Il tragitto é motlo silenzioso e devo dire che non ci sono abituataa tutto questo silenzio, poi, finalemte arrivamo a scuola e ci dividiamo verso le nostre classi.
«Smith» mi sento richiamare, la conosco questa voce.
«Malik, che piacere vederti ma..non piú di tanto»
Mi do il cinque mentalmente, é la prima volta che mi nota, nonostante sia in questa scuola da quettro anni.
«Qual buon vento ti porta da queste parti?» Non ho paura di lui, tutti lo temono perché puó far il culo a tutti, Dio solo sa cosa ci farei io a quello la.
Mi sta solo sulle scatole niente di più.«Qualche uccellino mi ha detto che ti piacciono le scommesse.» Giuro che se becco quell'uccellino lo picchio fino a farlo morire, un ghigno gli compare su quella faccia da prendere a schiaffi.
A me sale un groppo in gola.Da tutto ció mi salva la campanella.
«Oops, la campanella che peccato, mi sarebbe piaciuto rimanere di piú con te» dico sarcastica, in realtá lo avrei mandato dritto dritto a fanculo, ma quelli son dettagli.
M'incammino per i corridoi della scuola molto affollati, gente che corre a destra e sinistra per non arrivare tardi in aula.
Chi tiene fermi i capelli per non farli scompigliare chi tiene fermi e chi tiene la borsa ferma per non farla oscillare a destra e sinistra.
Mi perdo in questo caos di studenti che poco manca e non lo rivedrò più.
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Run Away
ФанфикUno spirito ribelle, dei riccioli castani, occhi smeraldo, un bastardo tutto l'anno. Una chioma biondo fragola, sinuose onde le incorniciavano il viso, qualunque cosa facesse sempre un sorriso. Una città incantata, una penisola frastagliata... Il...