Capitolo 3

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Non è possibile, penso mentre una valanga di parolacce mi salgono in bocca come un flusso inarrestabile. Il tram delle 16:13 è stato cancellato ed il prossimo è alle 16:50. Decido di andare a piedi, "in fondo sono solo due chilometri Giz, sii positiva", cerco di autoconvincermi di poter arrivare in orario, magari cinque minuti in ritardo; ma alle 16:30 mi accorgo di non essere nemmeno a metà strada. Le uniche parole che mi vengono in mente sono insulti verso la GTT, non posso neanche avvertire Giacomo dato che non ci siamo scambiati i numeri di cellulare e, stranamente, non ci siamo aggiunti su Facebook. Bell'inizio di merda, continuo a camminare il più velocemente possibile, speriamo non si stanchi di aspettarmi, devo subito elaborare un discorso con una spiegazione senza parolacce, assolutissimamente, anche perché quando sono agitata non riesco a dire piu frasi di senso compiuto senza infilare qua e la insulti.
Passo davanti ad una vetrina e l'immagine di me stessa riflessa sul vetro lucido mi fa pensare ad altro, Vero ha fatto proprio un bel lavoro! Mi sembra di assomigliare ad Elena Gilbert, la stupenda ragazza di cui Damon e Stephan Salvatore si innamorano follemente in "The Vampire Diaries".
Certo, lei è mozzafiato, ma anche io oggi, conciata così, non sono da buttare via, meglio perché questo Giacomo mi incuriosisce molto.
Guardo l'orologio, le 16:55. Perfetto, sicuramente è già andato via. Arrivo al bar con un viso che spaventerebbe pure il fantasma dell'Opera e mi metto a cercare tra i tavolini, senza troppe speranze, il suo volto.
Niente da fare. Mi sale una tristezza immensa dal petto, e inizio di nuovo a insultare la rete dei trasporti pubblici. Un momento, qualcuno sta uscendo dal bagno, magari è lui; mi si riaccende un barlume di gioia ma giusto il tempo di sentirlo che una secchiata d'acqua fredda lo spegne: da quella porta infatti non esce Giacomo, bensì uno di quei tipici ragazzi con tanti muscoli e senza cervello che odio. Mi volto per andare via e, proprio in quel momento Giacomo tira la porta d'entrata e si va a sedere in un tavolino li vicino con sopra la sua giacca ed un caffè ormai finito.
Ecco, ora sono di nuovo piena di gioia, ma ammetto anche imbarazzantissima, sono arrivata con ben tre quarti d'ora di ritardo. Mi avvicino a lui e cercando di trovare le parole giuste per scusarmi; si volta, mi vede ed un sorriso splendente gli illumina il volto. Bene, non lo conosco, potrebbe essere un drogato, alcolizzato o un serial killer, ma quel sorriso mi fa sciogliere all'istante. Avete presente la sensazione di quando tornate a casa vostra dopo una lunga giornata e ritrovate il profumo familiare? Ecco, per me il suo sorriso è quello, una certezza, una stabilità, un punto di riferimento. Devo essere diventata pazza, "calmati Giz, calmati, tieni i piedi per terra" penso mentre mi avvicino al tavolino.
Mi saluta, si alza in piedi e mi fa accomodare, non accenna minimamente al fatto che io sia tremendamente in ritardo.

《Sono contento tu sia venuta, solo dopo mi sono dimenticato di darti il mio numero di telefono》- dice di nuovo con quelle labbra tirate su in un sorriso splendente.
《Sono contenta anche io di essere qui.. Scusami per il ritardo, ma hanno soppresso il tram e sono dovuta venire a piedi》- ma che idiota sono, ho preparato un discorso coi fiocchi e mi esce questo dalla bocca? Accidenti, questo ragazzo mi blocca, mi mette in imbarazzo; nessuno ci è mai riuscito... tranne Alessandro.
Una sua domanda mi riporta nel mondo, cos'ha chiesto? Non ne ho idea. Sono costretta a farglielo ripetere, ah certo, se voglio qualcosa da bere.
Ora che ci penso ho una sete assurda, arriva il cameriere, è possibile che qui tutti i ragazzi siano carini? Si rivolge a Giacomo come se lo conoscesse da una vita, chiedendogli chi fosse la bella ragazza al suo fianco, perfetto, ora sono ancora più in imbarazzo. Decido di prendere un semplice the caldo, Giacomo invece chiede un altro caffè. Iniziamo a chiacchierare del più e del meno, domande di rito: dove abiti, la prima impressione di questa nuova città e cose così.

Il telefono vibra: "Giz, stasera vado a dormire da Matteo, ci vediamo domani. Dopo chiamami, voglio sapere ooooogni dettaglio!"
E brava Vero, finalmente ha deciso di fare qualcosa per dare una marcia in più alla "amicizia" con Luca.
Noto l'ora, le 19:30. Accidenti se è tardi, meglio andare a casa, Giacomo si offre di accompagnarmici, non so perché ma accetto con piacere. Decidiamo di andare a piedi, sono gli ultimi giorni in cui si può passeggiare al tramonto senza congelare.

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