0, premessa.

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3 giorni dopo. 

Quando quella mattina un soffio di vento tirò, Anastasia Mashnikova stava con un piede in un mondo e con l'altro nel vuoto. Un limbo costituito da una scelta indescrivibile: lasciarsi andare o ricadere nella solita monotonia? Erano due settimane ormai che Nastya sognava di provare l'ebbrezza di cadere da quello strapiombo ma nonostante tutto non era mai riuscita ad accontentarsi. Merito del buon senso o rimorso, questo non lo sapeva ma ogni volta ricadeva all'indietro sull'erba umettata dall'umidità della prima mattina e finiva col piangere guardando l'Oceano che bagnava la sua sconosciuta Irlanda. Si sentiva fuori posto più di quanto avesse mai sperimentato in passato ed un peso all'altezza del cuore la faceva sprofondare peggio di un sasso in acqua. Si svegliava nella sua solita stanza, salutava suo padre e cercava Connor a tavola, ma lui faceva turni dopo turni e cercava di passare sempre meno tempo a casa. Evitava di intrattenere discorsi troppo lunghi con l'uomo che una volta era stato la sua forza e la sua luce e se fuori il tempo era bello allora si chiudeva di nuovo nella sua camera, altrimenti metteva le sue nike rovinate, un giubbotto impermeabile e andava a correre; legava i capelli in una coda alta e partiva per il suo solito percorso: il giardino di casa sua, la salita lungo la quale vedeva scorrere in modo veloce le case dei suoi amici e poi faceva il giro veloce della chiesa per arrivare poi alle scogliere dove, infine, si fermava alla sua panchina sullo strapiombo. Era sprofondata in una routine disastrata di cui non andava di certo fiera ma non riusciva più ad alzarsi senza un pensiero negativo.

La prima settimana la aveva passata nel letto a piangere, dandosi la colpa.

La seconda l'aveva passata non volendo vedere nessuno e tagliando la sua SIM in mille piccoli pezzi.

La terza era morta decisivamente, l'unica gioia erano le ore passate con sua nipote Masala, quando Connor non decideva di portargliela via ma ormai anche quella stava scomparendo.

Si guardava le mani, si mordeva le unghie e si odiava, ogni pezzo del suo corpo era qualcosa di cui non andava più fiera; i libri non le davano più piacere. Il suo blocco da disegno era rimasto fermo su un disegno di lui incompleto, nel loro letto, mentre dormiva con le labbra gonfie e i capelli ormai lunghi sul cuscino. Non sapeva che fine avessero fatto gli altri, più volte aveva sentito Alexander, suo padre, discutere con loro al piano di sotto pur di non farli salire fin da lei e quando era successo si ritrovava a singhiozzare perché non avrebbe desiderato altro che poterli abbracciare ma sapeva in cuor suo che tutto quello che avevano da dirle, in realtà, rappresentava solo il loro sconforto perché era stata colpa sua e tutti lo sapevano.

La figlia della puttana russa, Anastasia Mashnikova, era diventata davvero ciò che la gente di Dublino e dintorni aveva sempre sussurrato: un malaugurio.


A Wandering Soul || itaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora