II, quella notte.

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Svariati mesi prima, ancora. 

Camminare per Killiney Hill Road è una tra le cose più stressanti di giorno: bus turistici, persone indaffarate nel cercare la casa di Bono degli U2 con tanto di "U" pronunciata nelle diverse lingue di appartenenza, macchine bloccate nelle strade strette, clacson e  irlandesi stressati per tutte queste cose messe insieme... ma di notte è tutt'altra storia. 

Killiney hill road è un bel posto: un quartiere altolocato, ville, siepi, il verde ovunque; i muretti di pietra sono tutti di quel tipico color beige, qualcuno è persino macchiato dalla muffa che di notte, bagnata dall'umidità, diffonde nell'aria quel profumo di terra bagnata mista a quello della ruggine che intacca i vistosi cancelli delle rispettive case; chi è stato fortunato si è accaparrato i terreni più addentrati e più tranquilli o quelli sulla costa, dai quali si può guardare l'oceano. 

La mia famiglia invece,  per esempio, ha affondato le sue radici in un terreno che non è esposto ma neanche nascosto. 

Le case sono tutte enormi, veri e propri poderi, con i muri dei colori neutri della natura e i giardini in mostra, ricchi di aiuole fiorite e sempreverdi dove non mancano alberi secolari, i quali sono anche segno distintivo del nostro piccolo villaggio. 

Percorrere Hill road  è rilassante: le luci fioche degli elaborati lampioni riscaldano la notte buia e piena di umidità, nessun rumore urbano interferisce con quello dei tuoi passi e con il bubulare dei gufi; fa freddo, sì, ma questo è prassi.

Sono quasi le due, la campana della chiesa infondo alla strada sta per rintoccare l'ora quando arrivo all'incrocio con Killiney Ave dove una figura slanciata e col capo chino si muove sul posto per scaldarsi. Mentre mi avvicino posso distinguerne i particolari: le guance sono rosse, la pella è diafana e macchiata da qualche piccola e leggera lentiggine, la barba corta ma incolta è nascosta nella sciarpa di lana nera e i boccoli biondi fuoriescono da un cappellino abbinato a quest'ultima. Fischio per chiamarlo e attirare la sua attenzione e lui come un dolce cane, alza la testa richiamato da quel sonno. «Nastya, muoviti!» Aiden cerca di sussurrare ma la sua voce profonda lo fa risultare tutto meno che delicato. Accellero il passo e «Ciao Den» lo saluto lasciandogli un bacio sulla guancia fredda, «Liam non viene?» mi vien da chiedere siccome da accordo dovevamo incontrarci tutti e tre qua ma lui scrolla le spalle e si incammina per la Ave; un comportamento alquanto strano per Den che ha sempre il sorriso sulle sue labbra sottili e la risposta pronta a tutto. Forse avranno litigato? Lascio stare questi pensieri e faccio una piccola corsetta per raggiungerlo. Insieme imbocchiamo un vialetto dopo circa 200 metri, la strada è sterrata e la terra è sempre abbondante, scivolare è quasi d'obbligo ma durante gli anni abbiamo imparato a riconoscere i sassi ben saldi nel terreno e a camminare su quelli per non rischiare la vita inoltre, con l'aiuto delle torce sul telefono il tutto è estremamente più facile. «ei Dee» richiamo la sua attenzione «ma per quella festa di sabato? Avete organizzato qualcosa?» chiedo con curiosità dato che si era parlato di andarci. «Mhhh» interviene «ma sabato non c'è il matrimonio della figlia del Signor Dupreme?» ed io mi aggrottisco sconsolata e anche arrabbiata dalla notizia. «Non mi vorrai dire che siamo invitati?!» chiedo irriverente. «beh Nastya, i nostri genitori sono soci del golf club, sarebbe stato strano se fosse stato il contrario o no?» ride amaramente perché anche lui non vuole andarci ma è obbligato dalla sua famiglia. Sto zitta e non rispondo perché nella mia mente sto già immaginando l'angusta sala da ricevimento del club, tutta adornata fino a farla diventare come una di quelle sale della Reggia di Versailles: asfissiante e strasbordante e allora sono obbligata ad abbassare la zip del giubbino perché sento il respiro mancare. Nel farlo, però, mi sbilancio troppo e poggio male il piede, scivolando quasi a terra se non per l'appiglio offerto da un albero abbattuto e posato sul ciglio del vialetto. «Dannazione!» esclamò mentre sbatto e strofino le mani che si sono arrossate all'impatto. Dee si è voltato col telefono in mano e mi illumina come un faro. «tutto bene?» chiede preoccupato ed io annuisco «tranquillo, sono solo scivolata» rispondo cercando di riacquistare la calma seppure nel petto il mio cuore stia martellando la gabbia toracica. Mi faccio forza e tirando sulle maniche del giubbotto sorpasso il mio amico e lo incito a seguirmi. Ormai manca poco alla nostra destinazione. Noi e gli altri abbiamo trovato questo posto l'estate scorsa: è un piccolo boschetto, il municipio aveva iniziato a trasformarlo in un parchetto ma dato l'impossibilità di costruire una strada, i lavori sono rimasti allo stato primordiale e allora perché non sfruttarlo? Non ha nulla se non tanti alberi, una panchina in legno che sta marcendo lentamente e un mezzo muro in mattoni circondato da una sessantina di mattonelle. È comodo per sedersi e niente più... Ma a noi va bene. Per quello che dobbiamo fare, non abbiamo bisogno di pub e posto caldi. Ci pensa la birra a scaldarci e le sigarette ad occupare il nostro tempo.

Io e Aiden siamo ormai arrivati al cancello usurato che ci separa dalla nostra meta, lascio a lui il compito di tirarlo perché col tempo le rotelline hanno smesso di scivolare nelle guide ed è diventata un'impresa troppo ardua per i miei piccoli bicipiti! Una lanterna a pile illumina la nostra destinazione e il fumo delle sigarette di Damian e Fionn si mescola con la sottile salsedine sospesa nell'aria. «Ragazzi» saluta rigidamente Dee.
Questa sera ha proprio qualcosa che non va.
Io sorrido e li saluto entrambi con un bacio «Liam e Nave?» chiedo curiosa ma Fionn si alza improvvisamente e si mette le mani nei capelli «Nastya ma cosa hai fatto?» urlacchia mordendosi le dita «ma stai bene? Non vedi che stai sanguinando?» aggiunge quasi stupito indicando la chiazza rossa che si è allargata sul polpaccio, macchiando il jeans. Damian dal canto suo è così rilassato che «fa così freddo che neanche la morte si sente» drammatico come il suo solito e Dee ride. Risata che sento a malapena perché se c'è una cosa che non ho mai sopportato, quella è il sangue. Non sento dolore, sarà sicuramente un taglio superficiale ma sul mio jeans c'è comunque una chiazza scura molto larga che mi fa tremare le gambe e vacillare. Mi appoggio sul muretto sentendomi stranamente leggera in corpo ma orribilmente pensante nella testa. Alzo una mano per far zittire gli altri che continuano a fare battutine e poi sento i crampi torturarmi lo stomaco.

Sembra un film comico quando all'improvviso sbarro gli occhi e «tenetemi le gambe alte!» ordino mentre sento il vomito farsi strada nell'esofago. Per fortuna, appena qualcuno mi alza le caviglie, sento la pressione risalire e le guance scaldarsi. Tiro un sospiro e dopo esser stata altri due minuti con gli occhi chiusi, mi libero dalla presa e mi alzo stiracchiandomi. Come se nulla fosse, guardo i miei amici che hanno smesso di parlare da anche troppo tempo. Alzo un sopracciglio, «devo fare la pipì» ammetto mentre mi allontano verso gli alberi non illuminati. Loro scoppiano a ridere mentre stappano l'ennesima birra e qualcuno urla "questa è sempre la prima!" un po' troppo felicemente. È sempre la prima, no? Rido tra me me. Mi allontano quanto basta per avere un po' di privacy. I jeggins neri di spandex si rivelano sempre comodi in queste situazioni, grazie al cielo, i fazzoletti li ho nella tasca: perfetto. Sto per sbottonare il bottone che sta là tanto per bellezza quando vedo una luce fioca poco più avanti da dove sto io. Che faccio, urlo? Sarà qualche altro ragazzo che ha scoperto questo luogo? Sono le due passate, che diamine! Chiamo gli altri o scappo? Scrollo le spalle e reprimo l'insistente bisogno di andare al bagno decidendo di andare a vedere. I fantasmi non esistono. E sono troppo curiosa anche se spaventata. Sento ancora l'adrenalina di prima in corpo, procedo lentamente, avvicinandomi poco alla volta perché non voglio farmi sentire ma è quello il mio più grosso errore perché sono le due passate,  che diamine e nel bel mezzo del nostro rifugio, trovo Liam che stringe intorno al braccio di Naveen un laccio emostatico.

Mi cade il mondo addosso.









Ciao a tutti, è tarda notte lo so... Ma volevo troppo aggiornare. Grazie mille per le visite, le stelline e i commenti. Spero di riceverne di più ma questo è un grande inizio per me!
Sto scrivendo questa storia per migliorare il mio stile, spero non vi stia annoiando. Ho grandi idee e spero di riuscirle a portarle a termine.

Se c'è qualcosa che vi turba fatemelo sapere, per favore.
Buonanotte e grazie ancora ❤

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