PROLOGO

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Bulgaria, 27 maggio 1346

-Cosa dovevi farmi vedere di così urgente.- disse Mattian sbattendo dietro di se la possente porta di faggio.
Elyjha sorrise indicando compiaciuto il tavolo rotondo situato al centro della stanza vuota. Mattian guardò incredulo l'amico e nel mentre si avvicinava per poter vedere meglio.
-Sette gemme- spiegò Elyjha -in ognuna di essa è racchiuso uno dei peccati di questo mondo. La gemma rosa rappresenta la lussuria, la voglia insaziabile di desiderio. Nella gemma azzurra è rinchiusa la gola, per coloro che si ingozzano di cibo senza averne mai abbastanza. La gemma gialla è l'accidia. Quella viola rappresenta l'invidia, il continuo volere tutto ciò che non hai. L'avarizia è la gemma verde, per coloro che bramano l'oro oltre ogni ambizione e desiderio. La gemma rossa, come l'ira, l'incapacità di controllare la propria rabbia trasformandola in un arma letale e usandola si perde ogni controllo su se stessi. E infine c'è la pietra nera, rappresenta tutti coloro che si credono al di sopra di tutto e tutti paragonandosi agli dei, credono di essere i migliori, anche quando perdono, ogni principio al di fuori della ragione. La superbia.-
Ed ecco che anche sul viso di Mattian si abbozzò un mezzo sorriso.
-Grandissimo figlio di

Gli zoccoli del cavallo di Mattian battevano sul terreno morbido bagnato dalla pioggia che si abbatteva a dirotto sulla foresta. Raggiunse una piccola capanna e balzò giù dal suo destriero. Si precipitò sulla porta che si aprì mostrando un uomo grande e vigoroso, spalle larghe e il volto barbuto. Mattian non disse niente, si limitò a consegnare una lettera ormai infradiciata per la pioggia e se ne andò.
L'uomo si sedette su di una sedia e iniziò a ridere, rise così forte che persino i villaggi oltre la collina lo sentirono.
Non c'era che una frase su quel pezzo di carta.

Ho vinto la scommessa

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