28. Screamin'

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«Non mi toccare. Sei un fottuto psicopatico.», urlò il ragazzo dai capelli chiari nel momento in cui, la mano dell'altro, raggiunge la sua.

«Siamo in un luogo pubblico, smettila di strillare come una ragazzina!», rispose l'altro di tutto punto, facendo la presa sul polso del ragazzo più stretta. La stringeva come se volesse far smettere alle vene di lavorare, il sangue a malapena passava, il dolore era maggiore di quello che pensava.

«Non ci torno a casa con te, sia chiaro.», lo disse come una mezza sfida, per fargli vedere che sarebbe fuggito, che non lo avrebbe mai potuto avere. «Riportami a Los Angeles.», aggiunse.

«Non iniziare a rompere, ti riporterò a casa, tranquillo.», nel sentire quelle parole Bill ebbe quasi uno scoppio al petto. Casa, casa, casa; l'unica cosa che voleva.  «Forse tra due o tre giorni ti ci riporto, ora non posso. Ria mia ammazza se lo faccio.»

Ria? Ancora quel nome lo stava distruggendo e lo allontanava da qualcosa di caro. Perché Ria? Era sicuro di aver sentito bene. Era forse la dea della discordia, sempre occupata a seminare sfortune e zizzania tra le genti? Perché lei?

«Ria? Hai detto Ria?», questa volta era la mano di Bill a stringere quella di Stefan, quasi fosse una minaccia a parlare, come se volesse la verità sputata in faccia. «Cosa cazzo c'entra quella troietta?»

Si sentì un colpo sul viso, sul lato destro. Se due secondi prima il caldo gli inebriava le guance, arrossandogliele leggermente; ora il freddo del dolore le riempiva fino in fondo. Gli aveva tirato uno schiaffo, senza pietà, senza ritegno, uno schiaffo e basta.

«Non parlare di mia sorella in quel modo, stronzo!», così aveva detto. Ma era troppo confuso, tutti quei puntini non si connettevano. Ria era la sorella di Stefan? In quale strano universo? Okay, non l'aveva mai vista, ma era sicuro di non averlo mai sentito parlare di una sorella in tutti quei mesi, o di averli sentiti parlare al telefono. Ne era sicuro, tanto da bruciare una mano sul fuoco.

«Oh, non fare quella faccia. Ti spiegherò tutto.», il sorrisetto malizioso e allo stesso tempo crudele che si era formato sulle labbra del trentenne avrebbe messo paura a chiunque fosse stato nel raggio di due metri; ora tutti i dubbi erano le leciti, le domande ancora di più.

Eppure, l'idea di quel treno partire non se ne andava dalla sua mente. Perché lo aveva lasciato andare? Da quando quella scena, come in replay, ritornò nella sua mente, non emise più parole o frase che fosse anche solo sconnessa. Era rientrato in macchina non curante dell'informazione appena appresa, perché la sua unica informazione era Tom, e non aveva mai avuto paura per lui come in quel momento.

Si addormentò quindi, convinto di poter mettere a tacere i mostri nella sua testa e i mostri della vita reale che aveva a fianco. Sognò, ma fu più una memoria della sua mente che una fantasia.

Fu come ritornare indietro nel tempo, una notte d'inverno, a rivivere ciò che era stato come se stesse accadendo in quello stesso momento. Fu breve, fugace. Tante sensazioni lo travolsero tutte insieme, ancora e ancora, rendendo il delicato tocco delle carezze del fratello ancora vivo sulla sua pelle e provocandogli un brivido che lento ma intenso che gli percorse la schiena fino a sfiorare lui il cuore. Tom, quel nome risuonava nella sua mente con instancabile eco. Non solo il nome, ogni suo gesto, persino il più insignificante dei dettagli. Erano passati anni ormai da quel giorno, eppure adesso tutto pareva affiorargli nuovamente alla memoria, senza che potesse reggerne il controllo o semplicemente chiedersi il perché. Solo, dal buio della sera d'estate che stava vivendo esternamente, improvvisamente si ritrovò catapultato in tutti quei luoghi che avevano fatto da sfondo ai loro giorni insieme. Era questione di attimi; apriva gli occhi e la realtà ritornava a irrompere tra le trame della sua fantasia, che in realtà era terrore; li richiudeva e subito i ricordi non erano più tali, divenivano palpabili e tangibili come se tra quelle sedie del cinema, in quel bar e sul bagnasciuga della spiaggia notturna ci fosse seduta davvero.

I'll take care of you || Twincest.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora