Capitolo 6.

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Pow Ginevra

Dopo aver ballato, asfissiata, sono seduta su uno sgabello del bar per bere qualcosa di dissetante.
Mi rivolgo al barista chiedendo un mojito che mi viene subito dato.
«Offro io» una voce sconosciuta pronuncia alla mia sinistra, un ragazzo mai visto, alto e scolpito ma non riesco a decifrare bene il suo volto date le luci accecanti.
Lui fa per porgere i soldi.
«Ehm, non..no grazie!» ribatto, ma non faccio in tempo che ha già pagato il conto.
Si siede sullo sgabello accanto al mio fissandomi sorridente.
«Nessun problema, non dovrebbe una ragazza carina come te starsene qui da sola, fuori è pieno di bellimbusti» ammicca un'occhiolino, continuando a sorridermi.
«Beh, chi mi dice che non lo sia anche tu, magari provi a fare il cascamorto dato il gesto appena fatto» mi imposto poggiando i gomiti sul bancone e reggendo il viso con le mani.
«Sei sempre così "cortese" con chi prova a fare un gesto gentile nei tuoi confronti? In ogni caso non hai tutti i torti..volevo solo offrirti da bere vedendoti tutta sola» Con un broncio sul viso pare sia offeso ma credo stia prendendo solo le difensive facendosi vittima, è stato gentile ma questo tipo non mi piace, a pelle.
Non ribatto, accenno solo una debole risata schizzofrenica per non sembrare troppo scontrosa e mi volto dall'altro lato, poi mi ricordo.
«Comunque grazie per il gesto e..non sono da sola, dunque non rischio i bellimbusti come dici tu» confesso, poi faccio per voltarmi e scorgo da lontano un Damon indemoniato che si avventra con passo animato verso di me..noi.
Cazzo.
«Non so chi merda sei, ma faresi meglio a stare lontano dalla mia ragazza o ti faccio ritrovare col culo per terra» ringhia Damon nei confronti dello sconosciuto prendendolo per il colletto della camicia.
C'era da aspettarselo ma non può reagire così! E non sono la sua ragazza!
Quello le toglie la mano altrettanto infastidito, poi si alza rabbioso e gli si avvicina con il viso scontroso.
«Non osare mettermi le mani addosso pezzo di merda» ribatte come se volesse sferrargli un destro sul mento.
Ecco, come immaginavo.
Mi inserisco tra i due alzando le braccia in difensiva per evitare la rissa che so già come potrebbe finire.
«Che cosa hai detto coglione!?» Damon gli sferra un pugno sul naso e mi sposta con forza alla sua sinistra per togliermi di mezzo.
Non ho forza necessaria per resistere.
Il tizio portandosi le mani al naso, scorge del sangue tra le dita e poi con rabbia ricambia con un destro, tutto ciò in una breve frazione di tempo.
Questione di pochi secondi e tra i due avviene una lotta che attira l'attenzione di mezza sala, che si accerchia intorno a guardare entusiasti la scena.
Non capisco cosa ci sia di così strabiliante in due tipi che si pestano a sangue!
Il panico mi pervade poiché non posso fare nulla se non cercare di ritrarre Damon tirandolo dalle braccia.
Ma è come se fosse un macigno.
Inizio ad urlare e piangere sconvolta dalla scena, causata per colpa mia, chiedo soccorso ma nessuno osa avvicinarsi per separare i due.
Dopo una serie di pugni, testate e quant'altro, finalmente arriva in soccorso Manuel, che sposta con forza l'amico per poi spingere il tipo.
Hanno entrambi il viso macchiato di sangue e la scena è del tutto ripugnante.
Voglio andarmene da qui, sto morendo dalla vergogna.
Sapevo che Damon avrebbe solo portato guai.

Esco in fretta dalla sala dirigendomi verso l'enorme terrazza posteriore, ho bisogno di respirare aria fresca e liberare la mente dalle urla e tutto il frastuono micidiale che mi spappola il cervello.
Giunta all'esterno, riempio i polmoni del fresco venticello di Amsterdam, respirando rumorosamente.
Dovrei chiamare Alice e dirle che ho intenzione di tornare a casa, con Damon non ci si può divertire e stasera ne è stata l'esatto dimostrazione.
Accendo una sigaretta e portandola alle labbra digito il numero di Alice, non faccio in tempo che il cellulare inizia a squillare: Damon
Riattacco subito la telefonata non appena noto il nome, non voglio assolutamente sentirlo, lui non è nessuno in tutti i sensi non può pensare di avere del potere su di me, ma a quanto pare non vuole farsene una ragione poichè il cellulare continua a squillare tartassato dalle sue telefonate.
Alla fine decido di rispondere.
«Damon, che vuoi?!» rispondo infuriata.
«Dove cazzo sei!? Sei scomparsa nel nulla senza nemmeno avvertire» strilla dall'altro lato del telefono, addirittura pretende delle spiegazioni di dove io sia o vada?
«Senti, l'hai combinata davvero grossa, hai picchiato un ragazzo senza nemmeno conoscerlo, solo perché hai notato un dialogo tra noi! Tu non sei il mio ragazzo, io non ti appartengo Damon e dunque non hai il diritto di intervenire nella mia vita, anche perché non te l'ho mai chiesto e perché non voglio che tu lo faccia, non voglio avere nulla a che fare con te, mi dispiace solo che abitiamo sotto lo stesso tetto momentaneamente, adesso me ne torno a casa anche a piedi se è nece..» non riesco a completare che riattacca la telefonata.
Bene, meglio così, si sarà offeso nel profondo e data l'umiliazione non mi scoccerà più.
Un punto a mio favore, penso, poi mi volto e noto Damon venirmi incontro, nuovamente infuriato che avvicinandosi totalmente mi afferra per un braccio stringendo la presa.
«Cos'è che hai detto? Non mi appartieni?!» domanda retorico con un sorriso nervoso continuando a tenermi il braccio.
«È la verità Damon!» mi dimeno cercando di slacciare la presa che inizia a far male.
«La verità?» ride malizioso «Adesso vedremo qual'è la verità bambina» a quelle parole sbarro gli occhi e mantenendo ferrea la presa mi trascina verso una direzione sconosciuta con forza.
«Dove cazzo mi stai portando Damon? Lasciami o mi metto ad urlare» strillo continuando a tirare il braccio per farlo mollare, ma mi riesce impossibile.
Lui non mi risponde e continua verso la sua direzione, compiaciuto del fatto che la musica copra totalmente lo strillo della mia voce.

Qualche minuto dopo, ci ritroviamo in quello che debba essere il bagno data l'insegna, Damon mi trascina dentro con forza per poi chiudersi la porta alle spalle, bloccando la serratura a chiave.
Una volta dentro lascia la presa guardandomi malizioso.
A quel movimento mi sento in trappola, qui dentro non mi sentirebbe nessuno e Damon può dare libero sfogo alla sua sporca fantasia.
Il panico mi pervade.
«Damon, fammi uscire subito..» mi allontano da lui indietreggiando, fino a toccare con la schiena il lavandino alle mie spalle.
«Eh no, voglio dimostrarti il contrario di ciò che pensi Ginevra e questa volta non avrai scampo, credimi» sogghigna avvicinandosi con passo felpato, mentre mi osserva malizioso.
So già cosa vuole fare e questa volta ho paura che non ci sia nessuno ad intervenire.
«Damon ti prego..» lo guardo spaventata «ti pre..» con un passo deciso cancella la distanza che ci separava per poi tapparmi la bocca con la sua ampia mano, che riesce a coprirmi mezza faccia.
A quel movimento inarco la schiena premendomi sul lavandino, ma nessuno spazio può separarmi da lui.
«Piccola, sentirai quanto mi appartieni, è una promessa» mi sussurra all'orecchio, poi fa per premere completamente il suo corpo al mio bloccandomi il bacino e posso già sentire la sua eccitazione.
Ho paura, la sua sola vicinanza mi terrorizza e quel contatto mi riporta alle sensazioni di 6 anni fa.
Cerco di dimenarmi ma la sua presa me lo impedisce.
Non posso urlare, né muovermi e Damon con foga mi bacia il collo, centrimetro per centimetro, assoporandolo volgarmente, mordendolo facendomi sussultare ogni tanto, ogni tocco è un brivido di dolore e non posso fare altro che tremare mentre lui ghigna soddisfatto, ad un tratto fa per succhiare con forza un lembo di pelle leggermente sotto lo zigomo che mi provoca un forte bruciore.
Dio, sa benissimo quello che sta facendo ma a lui non importa, non gli importa del dolore che mi sta causando.
A quel menefreghismo, a quella crudeltà, avverto un pizzicore agli occhi.
Non smette di succhiare quel punto oramai indolenzito, continuando a tapparmi la bocca mentre con l'altra mano mi regge la testa all'indietro tirandomi per i capelli.
Mi sento terribilmente debole, incapace, indifesa e tutto ciò è orribile.
Non riesco a muovermi, tremo soltanto, la mia mente è offuscata ed ho il terribile bisogno che qualcuno venga a portarmi via da quest'orrore, ho bisogno di Alice, ho bisogno di Nicola.. e se solo fosse qui..
A quel pensiero gli occhi iniziano a pizzicare maggiormente, ma giuro non voglio piangere, non voglio compiacerlo ulteriormente ma il movimento della sua mano che passa dai capelli al bottone dei miei jeans mi sbarra gli occhi e con lo sguardo noto la rabbia, la crudeltà e la fierezza in quello che mi sta facendo.
Con un movimento deciso sbottona i jeans e con foga e violenza infila due dita nella mia nudità facendomi sussultare e offuscare completamente la vista.
Quella violazione mi fa scoppiare in lacrime.
Ma a lui non pesa ciò, anzi, sta completando ciò che non è riuscito a fare tempo fa, questa volta con più voglia e più rabbia che mai.
Lo percepisco ad ogni movimento, ad ogni pressione che mi fa singhiozzare, ma lui continua ed io sussulto ad occhi tocco, sempre più in fondo e sempre con più rabbia, con velocità.
Mi sta lacerando l'anima, mentre mi sento spoglia della mia dignità.
Dio, è un'incubo.

Pow Manuel

Dopo esser intervenuto all'ennesima rissa di quel coglione di Damon, Ginevra scompare tra la folla e sono sicuro fosse in lacrime.
Damon non notando più la sua presenza, lo vedo telefonare a qualcuno, probabilmente lei, poi lo vedo allontanarsi.
Mi soffermo su questi movimenti, per poi tornare ai fatti miei.
Ho scopato con quella troia e adesso mi sento rigenerato ma non soddisfatto.
Mi ha stancato.
Alice(se non mi sbaglio) si avvicina a me preoccupata e ancora allarmata, chiedendomi se ho visto Ginevra da qualche parte, le spiego la situazione e si avventra tra la folla, probabilmente per cercarla.
Questa situazione è insostenibile e inizio anch'io a chiedermi dove siano finiti quei due.
Decido di recarmi fuori sulla terrazza ma noto solo gente totalmente sbronza per terra, quindi rientro dentro e continuo a cercare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 29, 2016 ⏰

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